Autore: Redazione
19/10/2016

Spotify, è questa l’interpretazione 2.0 del concetto “Context is king”

«Spotify è il posto giusto per le aziende per creare engagement, perché si vanno a intercettare le persone in un contesto nel quale sono già predisposte positivamente alla comunicazione», ha affermato Luca Daher, sales director per l’Italia

Spotify, è questa l’interpretazione 2.0 del concetto “Context is king”

Subito dopo la pausa pranzo è stata la volta di Spotify, il servizio di musica in streaming on demand che consente agli utenti di accedere a oltre 30 milioni di canzoni da computer, tablet e smartphone. La mission dell’azienda è quella di rendere la musica disponibile a tutti, in qualsiasi luogo e nelle modalità di fruizione più comode e congeniali. Luca Daher, sales director di Spotify per l’Italia, ha perfettamente sintetizzato l’anima della società: «Spotify non solo è una colonna sonora della realtà, ma ne racconta le caratteristiche». L’azienda, infatti, è in grado di percepire e capire gli stati d’animo delle persone analizzando, in base ai numerosi dati che gli arrivano, il tipo di canzoni e di playlist che stanno ascoltando. «E questo si rivela un aspetto fondamentale anche e soprattutto quando si vuole veicolare pubblicità sulla nostra piattaforma». Come ha ricordato lo stesso Daher durante l’intervento, «Il nostro modello di business è freemium, in quanto viviamo da un lato grazie alle sottoscrizioni mensili, dall’altro grazie alla pubblicità». Esistono principalmente due servizi di video advertising: le Sponsored Session da mobile, con cui i brand offrono 30 minuti di ascolto ininterrotto agli utenti, e il formato Takeover, che sponsorizzano l’esperienza sul desktop coinvolgendo maggiormente l’audience con un companion banner cliccabile. Incalzato da Montmagno, il sales director ha inoltre specificato come non ci sia un trend deciso che spinga a pensare che gli user di Spotify se ne avvalgano principalmente in mobilità o alla scrivania. «Dipende dal singolo individuo: esistono utenti full mobile, così come utenti che li usino entrambi. L’importante è il tipo di contenuto che si veicola e la modalità con cui lo si fa». Cookies aren’t people, people are people «Spotify è il posto giusto per le aziende per creare engagement, perchè si vanno a intercettare le persone in un contesto nel quale sono già predisposte positivamente alla comunicazione». Daher ha quindi fatto leva sul concetto di contesto: «Non siamo di fronte a un elemento nuovo nel nostro panorama, ma è comunque importante saperlo sfruttare bene e al massimo delle sue potenzialità. Bisogna innanzitutto tenere in considerazione il fatto che oggi i contesti di fruizione devono fare i conti con una maggiore attività degli utenti, il quale dispone di una personalità unica, e per questo bisogna rivolgersi a lui con contenuti di qualità e ad hoc, sia testuali sia video». Questo vale non solo per Spotify, ma in generale per il tutto il network delle app. «Se ne usano sempre meno – analizza Luca Daher citando una recente ricerca pubblicata negli Stati Uniti – e perciò è ancora più urgente offrire qualcosa di utile, di qualità, e di valore. Queste affermazioni sono ancora più rilevanti se si vuole affrontare una questione spinosa come quella dell’Ad Blocking, che sta prendendo sempre più piede. Sulla nostra piattaforma non è possibile installarli perché essendo un servizio non usiamo cookies, ma è comunque un qualcosa che va risolto a livello di industry». Infine, in conclusione d’intervento Luca Daher ha spiegato quali saranno i prossimi step dell’azienda: «A livello di strategia globale, ci stiamo muovendo in direzione di una riscoperta dei video verticali: potrà sembrare una piccolezza, ma sono proprio i dettagli a fare la differenza in un contesto come quello in cui ci stiamo muovendo».