L'azienda si prepara a sbarcare in Borsa con diverse questioni in sospeso. Annunciato accordo con Rubicon per la vendita programmatic di spot audio
Secondo indiscrezioni riportate da Bloomberg, Spotify sarebbe pronto a quotarsi in questa seconda parte dell’anno. A marzo, la società ha sottoscritto 1 miliardo di dollari di debito convertibile, portando la propria valutazione a 8 miliardi. E, nonostante il founder Daniel Ek sia riuscito a raggiungere 30 milioni di abbonati, il servizio di streaming musicale ha accumulato grandi perdite negli ultimi anni. Anche nel 2015, dove però il rapporto con i ricavi è diventato più favorevole, placando almeno in parte le preoccupazioni del mercato.
Spotify spinge per royalties più basse
Questa situazione negativa è legata soprattutto alle royalties che Spotify paga alle etichette discografiche arrivate a 1,6 miliardi di dollari l’anno scorso. Il tema della divisione dei ricavi è salito alla ribalta negli scorsi giorni: Ek starebbe provando ad abbassare i compensi sotto la soglia del 50% quando per AppleMusic, Cupertino deve sborsare il 57,5% delle entrate.
Spotify e il rapporto con le etichette
In ogni caso, le etichette discografiche possono sfruttare una posizione di preminenza: da un lato, infatti, Spotify sente sempre più forte la pressione di concorrenti come Apple Music, Amazon Prime Music e YouTube; dall’altro, se dovesse veramente presentare la documentazione richiesta per l’IPO, gli investitori non accetterebbero una situazione incerta sul fronte degli accordi con i labels. A complicare la situazione c'è il fatto che in sede di IPO Spotify dovrebbe premiare gli investitori che hanno sottoscritto il debito convertibile con uno sconto del 20% sulle azioni. Quindi, anche se le etichette stringessero accordi con tassi inferiori, Wall Street rimarrebbe scettica.
Streaming, un settore in perdita
I servizi online di streaming musicale non brillano per essere società profittevoli. Nel 2015 Spotify ha registrato un rosso da 173,1 milioni, in incremento del 6,7% sul 2014, quando si era attestato a poco più di 162 milioni. Pandora, che si è quotato nel 2011, sta cercando di trovare la profittabilità attraverso molte strade, come la promozione dei concerti. Se si guarda al gross margin di Pandora, l’anno scorso è stato del 47%, 40% per Apple e 25% al massimo per Spotify. Inoltre, ci sono grandi movimenti tra la concorrenza: secondo indiscrezioni del Wall Street Journal Apple sarebbe pronta a rilevare Tidal. Secondo una recente ricerca, gli abbonati a servizi di streaming musicale sono arrivati a quota 68 milioni.
Spotify, accordo con Rubicon per l’inventory audio
Spotify ha un modello freemium: o si paga l’abbonamento mensile oppure bisogna convivere con la pubblicità. A proposito, nel 2015 l’advertising su Spotify è quasi raddoppiata passando da 98,8 a 195,8 milioni di dollari di raccolta e la società svedese sta affinando la proposta commerciale. In questo senso l’ultima novità è l’accordo siglato con Rubicon Project come partner per la vendita automatizzata dell’inventory audio. In base all’intesa brand e agenzie media potranno accedere al pubblico di Spotify con spot audio d 15 e 30 secondi basati su segmenti di targettizzazione come età, sesso, genere musicale e anche specifiche playlist. Il tutto in real time.
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