PHD Media presenta i sei macro-trend destinati a cambiare il mondo del marketing
L’agenzia, figlia di Omnicom Media Group, protagonista allo IAB Forum con un volume, firmato dal suo Chief Strategy Officer Mark Holden, in cui sono riassunte esperienze professionali e strategie per realizzare uno shift sempre più necessario

Come cambia il mondo del marketing? Quali saranno i prossimi trend? Se ne è discusso allo IAB Forum grazie a PHD Media. Nel corso di un workshop dal titolo “Time to Shift” si sono analizzati gli scenari futuri e le tendenze più interessanti, sulla base proprio di uno studio di PHD Media, realizzato in collaborazione con la Singularity University. “Qualsiasi agenzia che sia in grado di prevedere le competenze indispensabili nel futuro, e che inizi a coltivarle già da oggi, finirà per guidare il cambiamento”: l’ultimo capitolo si apre con una panoramica sugli orizzonti del marketing. In queste pagine, PHD Media raccoglie tutte le sue riflessioni sulle professioni che ridisegneranno il settore nei prossimi dieci anni, basandosi sui dati di un’analisi approfondita di WARC, l’istituto di ricerca che studia l’evoluzione del mondo pubblicitario. Trentacinque i ruoli raccolti, divisi per sei campi diversi: creazione di report e analisi dei dati, pianificazione delle attività e definizione delle campagne, produzione ed esecuzione.
C’è bisogno di più creatività
“In questo scenario nuovo e complesso, - ha commentato Daniela Della Riva, Chief Strategy Officer di PHD Media Italia - la relazione e il modo di lavorare tra agenzia e clienti evolverà di fronte all’urgenza di fondere competenze, anche molto verticali e performanti, per crearne insieme di nuove, sviluppando così nuovi punti di vista, sperimentando nuovi territori e modalità valoriali, facendo dunque della complessità una grande opportunità, insieme. Senza ricadere in logiche nostalgiche di breve periodo ma prendendo ispirazione dal consumatore che è in ognuno di noi e non teme il cambiamento”. Dalla ricerca emerge che negli ultimi dieci anni c’è stato un aumento generale delle attività di marketing di circa il 50%, dovuto soprattutto alla parte di analisi dei dati. Si pianifica di più, ma si crea un po’ meno: ed è questo il passaggio che non è più sostenibile. WARC ha intervistato poco meno di duemila esperti di marketing e leader nel settore e la previsione è chiara: si tornerà alla centralità dei ruoli creativi, perché sono “l’unica strada che porti davvero alla crescita di un brand”, scrive PHD Media. Ma cresceranno anche le attività legate ai dati, alla collaborazione tra gli esseri umani e le intelligenze artificiali, alla progettazione delle strategie digitali.
Sei fattori
Sono sei i macro-trend che cambieranno radicalmente il mondo del marketing. Le agenzie dovranno fare i conti con nuove dinamiche di lavoro: per esempio, quello da remoto sarà sempre più diffuso anche grazie alle nuove prospettive messe in campo dalla pandemia. Il multitasking porterà a livelli di attenzione sempre più bassi e quindi anche a una comprensione del mondo approssimativa e superficiale: l’empatia sarà messa a dura prova e attirare l’attenzione di un utente online potrà diventare piuttosto complicato. La credibilità delle marche avrà un peso sempre più importante: già oggi l’88% dei consumatori britannici dichiara di comprare prodotti soltanto da brand di cui si fida. La raccolta e l’analisi dei dati sarà uno strumento fondamentale per la costruzione di campagne pubblicitarie sempre più mirate e rilevanti, così come la collaborazione con influencer e addirittura nano-influencer. Il purpose sarà il motore di tutto, ma diventerà sempre più difficile farsi ascoltare in un mondo di pubblicità che vogliono “salvare il mondo”.
Nuove professioni
Da questi sei fattori, PHD Media prevede la nascita di quindici professioni che oggi ancora non esistono nel marketing: dal produttore creativo che lavora con intelligenze artificiali allo sviluppatore di algoritmi per la creazione di pubblicità, dall’esperto di gaming allo specialista di piattaforme video, e poi ancora data scientist ed esperti delle tecnologie cloud, ma anche agenzie di talenti che siano in grado di portare competenze all’interno di progetti specifici. Oltre i dieci anni, difficile dire cosa accadrà: molto dipenderà dallo sviluppo di un certo tipo di tecnologie che oggi stanno ancora muovendo i loro primi passi: layer design, realtà virtuale e tecnologie BCI (Brain Computer Interface) in testa. Poco importa per il momento. Secondo PHD Media sarà fondamentale soprattutto organizzare le proprie realtà in modo da diventare agili e flessibili al cambiamento, l’unico fattor comune di una società post-rivoluzione digitale. Nei prossimi anni sarà necessario ripensare alla relazione tra i brand e le proprie agenzie, magari definendo nuovi indicatori che tengano conto di più fattori, oltre a quello economico. Investire sulle persone magari non ripagherà oggi, ma è fondamentale per capire come cambierà la società, e quindi anche il mercato.