Autore: Redazione
23/02/2023

La musica e le sue traiettorie digitali: il presente e il futuro fotografati da Pirames International

L’aggregatore digitale di contenuti musicali audio e video che dal 2005 offre servizi avanzati e performanti, chiude l’ultimo biennio con una crescita del 45% e accoglie in squadra, a supporto del business Development, Guido Dall’Oglio; il mercato attuale, le prospettive e i focus del gruppo direttamente dalle sue parole

La musica e le sue traiettorie digitali: il presente e il futuro fotografati da Pirames International

Guido Dall'Oglio

Il più delle volte diamo per scontate molte dinamiche che caratterizzano la nostra giornata tipo, come se fossero sempre esistite, come se facessero da sempre parte della nostra quotidianità. Il mondo digitale, per fare l’esempio più lampante di una delle leve fondamentali della nostra vita, ha cominciato ad agire sulle nostre consuetudini poco meno di 30 anni fa, cambiandole progressivamente e radicalmente; da mondo alternativo si è trasformato in mondo reale senza per questo causare generali ribellioni, attacchi di isteria collettiva e dietrologie di stampo fantascientifico (qualche bocca storta non fa statistica). L’industria musicale è stata investita, affossata dal digitale, ha dovuto cambiare velocemente rotta ma, alla fine, ha dovuto soccombere e si è in qualche modo reinventata. E così oggi, tra le pagine dei rotocalchi, spuntano fenomeni che, come prima, forse più di prima, rischiano di passare dalle stelle alle stalle; è sempre accaduto, direbbe qualcuno ed è vero. La questione più pressante è: come ci si guadagna la classica pagnotta sulle piattaforme di video e quelle di streaming? Una risposta esaustiva ce la potrebbe dare Pirames International (www.piramesinternational.com), aggregatore digitale di contenuti musicali audio e video che, dal 2005, offre servizi avanzati e performanti e che, nell’ultimo biennio, ha prodotto risultati in totale controtendenza rispetto alle complessità causate dalla pandemia, registrando un incremento medio del 45% sul totale del fatturato movimentato. La sua offerta comprende: distribuzione digitale audio e video in tutto il mondo su oltre 200 negozi digitali, piattaforme streaming e new media, monetizzazione YouTube, fingerprinting & music libraries, diritti connessi e copia privata, copyright protection; insomma, una suite completa che consente di presidiare al meglio tutte le aree di possibile sviluppo commerciale per i contenuti digitali. YouTube network, digital marketing, all media promotion, web graphic & design, content positioning optimization, formazione personalizzata “best practices” & “audience growth”, certificazione di profili social media, sono alcuni dei servizi di sviluppo e supporto personalizzati che completano e caratterizzano l’offerta del gruppo che muove ora un ulteriore passo verso una prospettiva internazionale ancor più solida, ponendosi un obiettivo di crescita a doppia cifra. Il primo passo lo fa accogliendo tra le sue fila Guido Dall’Oglio a supporto del business development. Ex dirigente, fino al 2014, della Divisione Musica di Mediaset, poi fondatore di AMUSE Advanced Musical Services, società specializzata in servizi per la gestione della musica negli audiovisivi, creatore di Protones, piattaforma professionale per streaming, database e rendicontazione e primo servizio di delivery di musica rivolto al mondo dell'audiovisivo e del pubblico esercizio sviluppato insieme a LaCosa, in Pirames si occuperà non solo della ricerca di nuovi repertori, ma anche delle attività di sviluppo della redditività degli stessi in ambito digitale, sia attraverso i Digital Service Providers sia tramite la ricerca di nuove forme di ricavo e gestione dei diritti, grazie all’ampliamento e all’ottimizzazione della rete di rapporti con le organizzazioni di gestione collettiva e gli enti di gestione indipendente nel mondo. Ci affidiamo a lui (protagonista anche della puntata di DailyOnAir - The Sound Of Adv) per sbrogliare la matassa e la domanda di cui sopra.

Cosa fa Pirames?

«Pirames è un aggregatore digitale italiano, un servizio messo a disposizione dei creators, di chiunque abbia un file audio, un video, materiale di origine fonografica e videografica e che con questo voglia raggiungere il massimo sul web, utilizzando tutte le possibilità offerte dalla rete per catturare l’attenzione degli user. Si tratta di un mestiere importante se è vero, come è vero, che su YouTube vengono caricate 550 ore al minuto di contenuti; un numero che ci fa capire come occorra conoscere a fondo le dinamiche digitali per ottenere le giuste esposizioni. Arrivati a questo punto, bisogna fare delle precisazioni: i supporti fonografici o videografici rappresentano il luogo dove viene registrata l’opera, ma non è l’opera stessa; si tratta di una distinzione fondamentale che porta con sé tutta una serie di attività, ossia i diritti, che riguardano gli autori e gli esecutori. Il supporto può essere una piattaforma come Spotify, oppure YouTube, insomma tutte le piattaforme che possono ospitare fonogrammi o videogrammi su cui sono fissate le opere. Da qui subentra Pirames: l’aggregatore digitale deve darti il miglior posizionamento digitale, ossia fare in modo che un dato nome appaia prima di un altro. Quando il video o l’audio hanno raggiunto sufficienti visualizzazioni, Google comincia a raccogliere pubblicità; una parte di questa va all’aggregatore che ne trattiene una percentuale per poi dare il resto all’autore».

Cosa porterà alla causa Guido Dall’Oglio?

«Da anni mi batto per la semplificazione e la corretta ripartizione analitica verso i creators. Su 5 miliardi di persone connesse nel mondo, se ipotizziamo un “play” al giorno per una catena di diritti di almeno cinque possibili creators, otteniamo 25 miliardi di transazioni quotidiane, ed è una stima al ribasso. Il sistema ha sottovalutato questa crescita esponenziale del data flow, in particolare le collecting che faticano a tracciare e monetizzare volumi simili. Gli aggregatori digitali sono molto più avanti: nascono analitici per DNA e affrontano le ripartizioni verso i creators scalando correttamente questo universo di utilizzazioni. Ecco perché sono particolarmente felice di mettere a disposizione di Pirames l’esperienza e le relazioni acquisite in alcuni decenni di lavoro nel music business, contribuendo a una crescita di qualità e varietà dei servizi offerti agli aventi diritto. Affinché ciò accada, occorre applicare la capacità di trattare grandi volumi e la semplicità dei principi; “dare a Cesare quel che è di Cesare” è la filosofia di Pirames che condivido appieno».

A leggerla così, il mondo digitale ha veramente scombussolato l’ambito discografico…

«La rete salta completamente il giogo delle case discografiche di cui, se abbiamo fortuna, possiamo pure fare a meno. Non per altro è in atto una grossa compravendita dei diritti musicali, che si pensa godranno di una grande espansione nei prossimi dieci anni. Ci sono molti fondi che si stanno muovendo in questo senso. La musica, al contrario di quello che si sente spesso, è un affare in crescita costante. Poi, certo, bisogna tener conto del rovescio della medaglia: di fronte a un’offerta sempre più ampia le possibilità di guadagno calano».

In pratica, siete l’equivalente delle Collecting come SIAE?

«Possiamo identificare tre tipi di diritti: in ambito privato, il diritto di sfruttamento del fonogramma raccolto dagli aggregatori, e il diritto d’autore o di riproduzione meccanica raccolto dalle collecting; in ambito pubblico, il diritto di comunicazione al pubblico raccolto solo dalle collecting. Gli aggregatori digitali sono in realtà al fianco delle collecting e raccolgono il diritto dello sfruttamento dei fonogrammi in ambito privato. Nell’ascolto privato i soldi li raccolgono sia l’aggregatore digitale che le collecting, ma in proporzione 5 a 1; nella fruizione pubblica il compito spetta solo alle collecting».

Un cambio di paradigma che va di pari passo con la diffusione della rete

«Ancora di più nell’ultimo triennio: nel 2020-2022 siamo cresciuti del 45%, nonostante la frenata pubblicitaria. Il nostro compito è caricare nel miglior modo possibile le opere, utilizzando molti campi, invece dei consueti 40 ne mettiamo 2000, il che rende più tracciabile il prodotto. Tutto viene gestito da algoritmi automatizzati che però bisogna conoscere bene».

Cosa si prospetta per il 2023?

«Prima di tutto vorremmo ampliare la quantità e la qualità dei cataloghi che rappresentiamo, e ce ne sono diversi che hanno raddoppiato e triplicato la loro portata. Il nostro è un gruppo indipendente e vuole rimanere tale; anche per questo raccogliamo molto più favorevolmente per gli indipendenti. E poi ci piacerebbe estendere la nostra presenza a livello internazionale, magari nel mercato latino-americano è molto promettente, ma anche in Spagna, mentre siamo già presenti in Nord America, con una sede a Boston».

Perché questa voglia di rimanere “indipendenti”?

«Perché crediamo che il futuro non sarà appannaggio delle multinazionali, bensì degli indipendenti».

Facciamo un po’ di chiarezza su streaming e vendite reali? Ormai, o almeno così capita da qualche stagione su Billboard, ossia la classifica americana, per arrivare nelle posizioni di vertice sembrano contare di più gli ascolti sulle piattaforme rispetto alle vendite reali; allora perché stampare e provare a vendere?

«A livello di fatturati valgono le copie vendute, il rapporto dei guadagni per il produttore fonografico fra lo streaming di un album e la vendita di un supporto fisico è di 1 a 70, anche se le graduatorie e le classifiche oggi mescolano tutto. Lo streaming è solo, o quasi, una forma di promozione e se credi che qualunque fenomeno artistico di media caratura possa essere remunerativo solo grazie agli utenti digitali, commetti un grosso errore; c’è infatti qualche nicchia che si è ribellata allo streaming, leggi alla voce musica classica. La vendita dei cataloghi è invece particolarmente remunerativa, registrando una crescita del 18% in virtù delle prospettive a cui abbiamo accennato parlando delle aspettative per questo anno di attività».