Filmedia Digital: dopo un 2023 a oltre 6,5 milioni di fatturato, si propone sempre più come media company per la gestione dei talent
Rigore, competenza e creatività sono i motori di sviluppo della società di Filippo Mori Ubaldini, che consolida un ecosistema sempre più aerticolato per connettere influencer e brand
Filippo Mori Ubaldini
Fondata nel 2010 da Filippo Mori Ubaldini come società di produzione di contenuti dopo le varie, precedenti, esperienze presso Gruppi quali Discovery Networks Europe, Cairo Communication, Telemontecarlo e Mediaset, e collaborazioni con broadcaster del Nord Europa come ORF Enterprise, Austrian Broadcasting Corporation e Deutsche Welle, Filmedia ha aggiunto da 6 anni ai propri servizi l’offerta di Filmedia Digital, che si è subito imposta nel campo dell’influencer marketing con una stima per il 2023 – in attesa del bilancio consolidato – di un’ulteriore crescita del 10% del fatturato rispetto a quello di 6 milioni di euro del 2022, ai quali, a livello di Gruppo, si devono aggiungere gli oltre 2 della capo-gruppo. «Possiamo dire di essere stati dei precursori di un mercato che l’anno scorso ha raggiunto quasi i 31 miliardi di euro di valore a livello globale, con una crescita del 15% e con l’Italia, secondo i dati forniti da UPA, a quota 323 milioni, pari al +10%. La ricerca dice anche che il 56% delle aziende dichiara di inserire l’IM nel proprio budget media e che cresce la percentuale delle aziende che ha fatto ricorso a questa leva di comunicazione almeno una volta nel 2023 (90% vs 81%del 2022). 350.000 sono gli influencers attivi in Italia, con 28 milioni di italiani che ne seguono almeno uno. Il 57% di loro prende in considerazione un prodotto consigliato da un Influencer, il 47% si fida di ciò che viene detto da loro e il 33% considera gli Influencer dei veri e proprio amici. Il difficile è arrivare a individuare per ogni singolo brand il volto giusto, sia esso un creator, un talent o una celebrity; per questo abbiamo costruito e continuiamo a implementare una banca dati con un nostro CRM in costante aggiornamento per ogni Influencer in modo da bilanciare l’approccio data driven con un orientamento human driven che ci differenzia dagli OTT e che considera le variabili di professionalità, genuinità, credibilità, autenticità ed eticità di ognuno di loro».
Ora comunque sul tema sta intervenendo anche l’AgCom..
«Con la pubblicazione delle linee guida in materia a gennaio, l’Autorità ha di fatto equiparato l’influencer marketing ai media audiovisivi, stabilendo maggior trasparenza, obbligo di tutela dei minori e una responsabilità editoriale; tutti principi cui noi da sempre ci atteniamo e che personalmente ho condiviso partecipando al tavolo tecnico istruito dall’AgCom. Non solo quindi condivido l’approccio dell’Autorità ma auspico anche che UPA, molto impegnata su questo fronte, spinga perché si crei un unico referente per normarlo».
Necessità che è diventata ancora più impellente dopo il caso Ferragni..
«Sul caso scatenato dal pandoro-gate, ho già avuto occasione di dire che penso sia utile e doveroso fare un po’ di chiarezza. Lasciamo che la magistratura faccia il suo corso, ma non condividiamo quella che sembra essere diventata una caccia alle streghe verso una categoria che anche in Italia genera migliaia di posti di lavoro. L’influencer marketing rappresenta uno straordinario strumento per i brand interessati a raggiungere le nuove generazioni, ossia quei target che si informano e si ispirano esclusivamente attraverso i social. Come è stato per la televisione, anche questo nuovo media necessita di tempo per consolidarsi e per raggiungere un adeguato livello di regolamentazione. Noi operatori del settore siamo impegnati costantemente in tale direzione, analizziamo il mercato per garantire etica e trasparenza al pubblico, studiamo i vuoti legislativi per dare un contributo concreto al futuro della professione, cooperiamo come detto con le autority mettendo disposizione le nostre competenze ed esperienze. Condivido ciò che ha dichiarato Lorenzo Sassoli de Bianchi, presidente di UPA, riguardo alla necessità di una normativa più strutturata che tratti gli influencer come vere emittenti di informazione, sottoponendo il loro operato a regole di verifica come accade per gli editori, ma voglio aggiungere che, precorrendo i tempi, in Filmedia Digital abbiamo costituito un reparto legale attivo nel controllo dei contratti e nella verifica dei contenuti realizzati dai talent per validarli dal punto di vista legislativo e farli approvare dai brand. Abbiamo scelto di investire in maniera consistente in questa direzione per garantire correttezza e sicurezza ai brand, per difendere l’operato degli influencer e proteggere i consumatori».
Come vi muovete sul piano strategico?
«Il nostro obiettivo è di facilitare la relazione tra brand, influencer e consumatore finale. Ci proponiamo quindi come partner ideale sia per progetti tattici sia per accompagnare le aziende in percorsi di comunicazione più strategici, costruendo con esse collaborazioni di lungo periodo e confrontandoci con centri media e agenzie di RP. Di fatto, siamo sempre più una media company, anche grazie alla gestione diretta di una trentina di influencer attraverso FTalent, costituita l’anno scorso; ideiamo e produciamo format oltre a realizzarli con partner esterni; gestiamo la pianificazione delle campagne e realizziamo anche eventi fisici e digitali; il nostro ecosistema comprende anche digital e social adv, web design, e-commerce e app; e infine, oltre alla gestione contrattuale, forniamo anche analisi e reportistica finale. Nel 2023 abbiamo gestito oltre 800 talent e realizzato oltre 400 campagne, con una ratio di repeat del 78%».