Veni, Video, Vici: YouTube festeggia i primi 20 anni nel segno dei contenuti di alta qualità
Nascita, evoluzione, punti di svolta, creatività, format, tematiche e misurazioni raccontate da Francesca Mortari, director, YouTube Southern Europe at Google

Francesca Mortari
La primavera all’improvviso: era il 23 aprile 2005 e la prima versione di YouTube andava online; una piattaforma che in venti anni ha cambiato la fruizione dei video ed è diventata la ‘nuova’ tv. Ne parliamo con Francesca Mortari, director, YouTube Southern Europe at Google (ospite di DailyOnAir - The Sound Of Adv)
Come è cambiata la fruizione della piattaforma e quali sono stati i principali turning point?
«YouTube nasce con una mission molto chiara: dare alle persone la possibilità di raccontare il mondo; da un simile presupposto prende il via la storia dei creator e della creator economy. Due momenti, tra i tanti, sono stati fondamentali: il 2008, con il lancio del nostro partner program, che sanciva la condivisione dei ricavi con i creator e quindi il loro primo riconoscimento professionale, e il 2020, in piena emergenza pandemica, quando fu inaugurato un nuovo format, quello degli Shorts, molto breve, un arricchimento delle possibilità di raccontare la propria storia».
Qualche dubbio si è fatto largo, soprattutto nelle prime stagioni?
«Il successo di alcuni fenomeni arriva sempre in un dato momento che coincide con le esigenze concrete: YouTube era la prima piattaforma che dava la possibilità di condividere un video e addirittura di farlo in forma estremamente qualitativa, una vera e propria rivoluzione che ha continuato a progredire grazie a investimenti costanti. Nessun dubbio quindi, bensì una continua progettualità che metta i creator e gli investitori pubblicitari sempre nella migliore posizione. Continueremo a investire per far sì che l’esperienza offerta all’ecosistema sia in linea con aspettative e alta qualità. Quindi non dubbi ma costanti investimenti».
Quali sono oggi i temi più graditi, i generi maggiormente frequentati?
«Se parliamo di contenuti dipende da quello che le persone cercano: può essere qualcosa di storico oppure legato all’attualità, dipende sempre dalle passioni, dalle esigenze. Piuttosto, all’interno della piattaforma notiamo fenomeni interessanti: oggi il consumo dei contenuti avviene sempre più frequentemente sul grande schermo. Siamo partiti dal computer, siamo passati allo smartphone, e oggi abbiamo la tv che ha fatto registrare una crescita del 130% negli ultimi tre anni. Si tratta di una tendenza che prolifera anche in Italia: YouTube sulla CTV è vista da oltre 22 milioni di utenti ed è una fruizione che cresce più degli altri device. Ma c’è di più: siamo diventati la destinazione privilegiata per i podcast, come testimoniano le ricerche in tal senso cresciute del 37%, mentre l’avanzata del video podcast si attesta su un +75%. Il recente rapporto Edison, ci racconta che in America, YouTube e YouTube Music rappresentano i veicoli preferiti per ascoltare podcast. Infine, non dimentichiamo i citati Shorts che possono vantare 70 miliardi di visioni giornaliere e due miliardi di utenti al mese».
Riguardo i formati preferiti: che previsioni avete per il prossimo futuro?
«È difficile fare previsioni in un mondo che va così veloce come quello odierno. Stare al passo per creare un’esperienza di qualità rappresenta un tema importante, e diventa sempre più cruciale il ruolo dell’AI nel potenziare la creatività, per aiutare i creator, per renderli più veloci; pensiamo, in tal senso, giusto per fare un esempio, al Dream Screen creato dall’AI a sostegno delle idee, Insomma, l’AI come potenziamento creativo è e sarà il trend che ci accompagnerà nel futuro, estremamente utile per andare oltre i confini italiani, per tradurre i nostri contenuti in tutte le lingue e spingere, di conseguenza, il made in Italy. Non dimentichiamo che YouTube è disponibile in 30 Paesi».
Quali sono le regole e le opportunità per monetizzare?
«Abbiamo distribuito negli ultimi anni circa 70 miliardi di dollari, sono numeri reali. Se produci un contenuto hai possibilità di guadagnare, sempre seguendo le nostre regole. Che si tratti di formati long o short per noi non fa alcuna differenza, si tratta sempre di formati creativi che pssono essere monetizzati. Poi ci sono anche le revenue legate all’interazione tra pubblico e il creator, come gli abbonamenti; si tratta di monetizzazioni differenti, che dipendono dall’engagement. Tra il 2000 e il 2023, il numero degli abbonamenti è cresciuto di oltre il 50%».
A che punto sono i dialoghi con le JIC?
«Puntiamo a una misurazione accurata e trasparente, un riflesso di quello che accade nel mondo pubblicitario. Siamo pronti, vogliamo farci rilevare da un JIC, con il consumer sempre al centro di tutto, nel rispetto della privacy. Il dialogo è molto costruttivo e siamo ottimisti. Nessuna certezza sui tempi, ma le sorprese potrebbero non tardare».
Si può dire che YouTube, nata in un’epoca pre-social, di fatto sia stata la prima piattaforma in tal senso?
«Non sono così d’accordo, non siamo un social, siamo oggettivamente una realtà unica, che permette la condivisione di un contenuto, non una piattaforma streaming; abbiamo dato l’origine alla figura del creator che da quel momento è diventata una figura professionale».