Autore: Redazione
11/04/2022

Il social talent ha bisogno di… Good Vibration

Dal 2015 l’agenzia rappresenta i principali talenti digitali italiani e ne gestisce i diritti di immagine in esclusiva mondiale. Quali sono i canoni di scelta? E quali i settori più performanti? Come si sta evolvendo il settore? A queste e ad altre domande risponde il Chief Executive Officer Leonardo Donadel

Il social talent ha bisogno di… Good Vibration

Leonardo Donadei, CEO

Una filosofia, una strategia, un equivoco, una sottile linea facilmente spezzabile e quindi controllabile solo grazie a determinanti capacità professionali. Il presupposto: tutto può essere social e, in quanto tale, deve intrattenere. Ma… attenzione ai pregiudizi: non deve per forza di cose divertire o, peggio, essere superficiale. È indubbio che la fruizione delle informazioni si sia spostata dai media classici (qualcuno dice obsoleti) come televisione e radio ai social media; e infatti, quando, ogni mattina, dopo la sveglia, ci addentriamo nei meandri della rete e clicchiamo il tasto social media ricerchiamo informazioni, approfondimenti, spettacoli, viaggi da sogno, ispirazioni. La parola d’ordine aggiuntiva diventa, quindi, “non annoiare”. Sotto sotto si cela un complesso ingranaggio di capacità professionali, ancora e spesso sottostimato. Si tratta, invece, di un ennesimo corridoio verso la comunicazione, in cui basta sbagliare una virgola per finire fuori strada. A quel punto servirà il numero giusto per il pronto intervento, disponibile anche prima di perdere il controllo: Good Vibration.

Sette anni dopo…

Good Vibration è una agenzia che rappresenta i principali talenti digitali italiani e ne gestisce i diritti di immagine in esclusiva mondiale. Nata nel 2015, la società è stata la prima talent agency italiana ad affermarsi in un mercato popolato da strutture di comunicazione digital focalizzate sui servizi ai brand e in un contesto in cui figure manageriali preesistenti (per esempio, manager musicali o procuratori sportivi) sentivano l’esigenza di farsi affiancare da professionisti che seguissero nello specifico le attività social e le collaborazioni con i brand. L’attività di Good Vibration consiste nella gestione a 360 gradi dei diritti di immagine dei talent che appartengono al proprio roster, mirata alla costruzione di un percorso di crescita e posizionamento duraturo degli stessi. A sette anni dalla fondazione, rimane una società dall’assetto organizzativo snello, composta da account giovani e molto professionali che sanno instaurare un rapporto di assoluta fiducia con i talent che seguono, per individuare insieme obiettivi e strade ben precise da percorrere per raggiungerli. Good Vibration riceve continuamente richieste di talent interessati a entrare a far parte del roster dell’agenzia, nei confronti dei quali opera un’attenta selezione in base alla qualità dei contenuti che sono in grado di produrre. Un esempio significativo è Valeria Angione, content creator dalla personalità molto spiccata ingaggiata nel 2020 per la sua capacità di comunicare attraverso contenuti rilevanti, destando interesse in una follower base molto ampia e variegata. Dopo il suo ingresso nel roster dell’agenzia è stata registrata una forte e significativa crescita del fatturato in un anno. Un altro esempio è rappresentato da Paola Turani che, dopo essere stata ingaggiata da Good Vibration, ha abbandonato la carriera da modella e intrapreso con l’agenzia un percorso di posizionamento per diventare a tutti gli effetti un influencer, arrivando, così, a rappresentare il volto di campagne di alto livello, per esempio come testimonial di Adidas, L’Orèal e tanti altri brand. Un discorso analogo vale per Alice Campello, che ha visto crescere esponenzialmente i propri numeri social e la propria caratura, fino ad arrivare ad essere scelta come testimonial di Bulgari e molti altri brand (tra cui, prossimamente, anche Armani). Un ultimo importante esempio è quello di Elodie, una delle artiste musicali con seguito social tra i più rilevanti d’Italia su cui, negli ultimi anni, è stato svolto un gran lavoro di posizionamento culminato in collaborazioni di spicco tra cui, per fare un esempio, emergono quelle con Puma e Versace in qualità di testimonial. Attualmente, Elodie è una delle influencer più importanti d’Italia. Siete ancora curiosi? Volete addentrarvi nel mondo dei social talent e capire meglio come si strutturi una strategia di comunicazione? Leonardo Donadel, Chief Executive Officer di Good Vibration, traccia per DailyMagazine un esaustivo quadro di insieme.

Quali sono i canoni di scelta dell’agenzia? In sintesi: quali sono gli elementi che rendono un talent attraente?

«Fin dall’inizio la linea principale su cui si è basata la nostra scelta dei profili da rappresentare è stato l’engagement. Non siamo mai stati attratti dalle semplici numeriche, perché, per noi, l’engagement è un mix di “media rate” e sostanza di contenuto. E non è il contenuto “patinato” che vince, ma è la capacità di raccontare, di esprimere un concetto, di creare empatia con il pubblico attraverso la propria spontaneità, elemento che fa la differenza. Per questo motivo rappresentiamo talent diversi tra loro, ma che spiccano nel mercato per carattere, ironia, skill diverse e, soprattutto, per la capacità di suscitare fiducia e di risultare credibili dimostrata nel tempo».

Quali sono i settori di mercato sui quali è utile impostare una migliore strategia?

«Al netto della non preclusione “ideologica” da parte di Good Vibration, e non solo per Good Vibration ma considerando il mercato della comunicazione talent in generale, siamo convinti che tutti i settori abbiano bisogno di essere raccontati e il ruolo del talent è proprio quello di avvicinare il pubblico, di trasmettere e fornire interpretazioni per creare legami forti tra la community e un settore. Certamente, non tutti possono o sanno raccontare tutto risultando ugualmente credibili. Quindi, anno dopo anno, seguiamo il percorso dei vari talent che gestiamo, accompagnandoli a esplorare nuovi terreni, ad acquisire notorietà e credibilità attraverso sinergie diverse. Sicuramente, un settore che vorremmo espandere nel prossimo futuro è quello dell’arte e del design. Un settore di cui ancora si parla poco e si sta muovendo lentamente, ma che potrebbe avere un grosso potenziale di espansione sui social media attraverso una migliore strutturazione».

Quali sono i campi non ancora coperti che l’agenzia vorrebbe fare propri? C’è, insomma, un segmento che promette più di altri?

«Dopo i settori fashion, beauty, sport e music, come abbiamo osservato in precedenza,, design e arte rappresentano un grandissimo potenziale inesplorato. C’è un forte bisogno di cambiare il modo di comunicare i brand, rendendoli più vicini al consumatore finale, e qui dovrebbero subentrare i talent».

Che differenza intercorre tra l’attività sviluppata con un big spender e quella realizzata con un soggetto, invece, più di nicchia? Come cambiano le strategie?

«Per il big spender è più facile associarsi a diversi brand e cambiare settore, ma al contempo è necessario selezionare un numero esiguo di collaborazioni che possano ampliare sempre di più la credibilità con azioni di lungo periodo. Per quanto riguarda un talent di nicchia, invece, è fondamentale sviluppare attività verticali, che possano, quindi, assecondare quanto viene richiesto dalla community; bisogna andare in profondità e consentire sempre un twist personale e da esperto, senza rimanere in superficie. Ma la cosa più importante, in questo caso, è non chiudersi soltanto in una nicchia, ma cercare di proporre delle prospettive e creare collegamenti trasversali».

Scouting: c’è qualche nuovo ingresso?

«Abbiamo da poco intrapreso un nuovo progetto musicale con l’obiettivo di riposizionare un’artista uscita da un talent show verso un’audience più internazionale. Abbiamo, inoltre, già sott’occhio qualche profilo interessante che strizza l’occhio al settore dell’arredo e a quello della creatività».

Il target di riferimento dovrebbe essere giovane: cosa vogliono vedere gli utenti? E cosa dovete mettere in evidenza all’interno di un piano dedicato alla comunicazione?

«Il target è giovane, ma dipende molto dalla piattaforma. Tutto ciò che emerge all’interno dei social network deve intrattenere. Ma questo non significa che debba essere per forza divertente o superficiale. Anzi. La fruizione delle informazioni si è spostata dalla tv e dalla radio ai social media. Quando apriamo i social network ricerchiamo informazioni, approfondimenti, balletti, sogni di viaggio, ispirazioni. L’importante, quindi, è non annoiare e su questo creator e piattaforma sono del tutto concordi».

In che modo si sta evolvendo il fenomeno sempre più rilevante rappresentato dai talent?

«Nella prima fase di vita dei social media hanno vinto coloro che hanno investito fin da subito del tempo nel popolare il proprio profilo. Quindi non era necessario spiccassero per carattere, ma per possibilità. Ora invece, dato c’è grande affollamento, spiccano solo coloro che fanno la differenza, chi prende posizione, chi può dare qualcosa in più del semplice contenuto patinato. Chi può offrire creatività ai brand, chi può reinterpretare la quotidianità, chi sa dare un twist non ancora scoperto. Sicuramente siamo in una fase molto più democratica».

Come sono cambiati i piani e come si stanno evolvendo all’interno di un’attualità che nell’ultimo biennio ha conosciuto non poche pause di arresto? Come fare per contrastare le spinte della crisi?

«Per fortuna il nostro settore è stato meno colpito dalle recenti crisi. Certamente alcuni accordi sono stati rivisti, modificati e modulati proprio perché le aziende hanno dovuto effettuare dei cambiamenti di rotta e spostamenti di budget. Ma i social media si sono rivelati grandissimi alleati per seguire i cambiamenti repentini. Per questo motivo è un settore diventato più sicuro e certo e le recenti previsioni prospettano una crescita esponenziale del settore».

Quanto conta, se conta, l’elemento stagionale?

«La stagionalità scandisce mode, obiettivi, focus. È importante assecondarla, ma allo stesso tempo serve prevederne i relativi cambiamenti per farsi trovare pronti e anticipare la domanda».

Quali sono gli obiettivi principali di Good Vibration per il 2022?

«Continuo scouting, non solo di talent, per allargare l’organico e l’offerta, ma soprattutto di nuovi spazi, piattaforme e nuove logiche di comunicazione».