Autore: Davide Sechi
28/07/2025

SEO delle mie brame, chi è il miglior sito del reame? Le soluzioni di WhitePress che semplificano la vita in Rete

L’obiettivo non è solo vendere, ma costruire fiducia, reputazione e autorevolezza nel tempo. Ne parliamo con Nicola La Serra, international business development specialist del gruppo

SEO delle mie brame, chi è il miglior sito del reame? Le soluzioni di WhitePress che semplificano la vita in Rete

Nicola La Serra

Viviamo in un mondo sempre più digitale, e su questo non sussistono dubbi, ed essere presenti in Rete è essenziale, come testimoniano anche le ultime evidenze numeriche, che raccontano di circa 13,7 miliardi di ricerche solo su Google ogni giorno. Come ci si presenta all’appuntamento quotidiano del web? Che abito si può indossare e, soprattutto, quale sarto bisogna scegliere? Si sono diffuse nel tempo pratiche e strategie sempre più strutturate, pensate per aiutare chi propone un prodotto, un servizio o un contenuto a emergere nei risultati di ricerca e a raggiungere il proprio pubblico in modo mirato ed efficace. La SEO è l’insieme di tecniche che aiutano un sito web a migliorare la propria posizione sui motori di ricerca, per comparire tra i primi risultati quando qualcuno cerca un prodotto, un servizio o un’informazione. Un ruolo chiave lo gioca la link building, ossia l’attività di ottenere link da altri siti web autorevoli (più raccomandazioni riceve un sito, più viene considerato affidabile e rilevante dal motore di ricerca). E il content marketing? Consiste nella creazione e distribuzione di contenuti utili, interessanti o informativi, come articoli, video, guide e post, pensati per attrarre e coinvolgere il pubblico. L’obiettivo non è solo vendere, ma costruire fiducia, reputazione e autorevolezza nel tempo. Ne parliamo con Nicola La Serra, international business development specialist in WhitePress, la piattaforma completa per SEO off-site, content marketing e PR, che semplifica le attività di promozione online in oltre 40 Paesi, con migliaia di clienti tra brand, agenzie e professionisti del marketing.

Quali sono i punti fondamentali affinché un’attività SEO sia valutata appropriata ed efficace?

«Partirei col ribadire ciò che a molti parrà un’ovvietà: è necessario considerare la SEO in maniera olistica e, cioè con un approccio sia strategico che integrato. È impensabile, infatti, puntare tutto sul lato tecnico e tralasciare la cura dei contenuti o, viceversa, affidarsi solo alla semantica e alla cura stilistica, e ignorare elementi come user experience e core web vitals. Certo, sul versante tecnico, un sito deve essere correttamente indicizzato e facilmente scansionabile dai crawler dei motori di ricerca (software per analizzare e indicizzare i siti web). Quindi, è importante curarne la struttura, l’utilizzo di dati, la gestione dei fastidiosi errori 404, dei file robots.txt e sitemap.xml. Fatto ciò, si passa a curare la user experience: velocità e usabilità dei siti web sono diventati ufficialmente fattori importanti per il ranking e, quindi, fare in modo che il portale sia mobile-friendly, tenendo d’occhio le metriche di velocità di caricamento, interattività e stabilità visiva (i core web vitals) sono operazioni essenziali, anche per ridurre il bounce rate, ossia la percentuale di visitatori che abbandona un sito web senza neanche interagirvi. Poniamo di avere un sito tecnicamente ottimizzato, se non curiamo i contenuti in modo che riescano a intercettare i bisogni, e quindi gli intenti di ricerca degli utenti a cui puntiamo, avremo fatto solo metà del lavoro di ottimizzazione. Ecco, quindi, l’importanza di un’analisi sull’intento di ricerca, che individui anche i termini correlati e i sinonimi delle keywords che generano più traffico qualificato, che andranno a informare la creazione dei nostri contenuti. Contenuti che (lo si legge ovunque ma è bene ricordarlo) dovranno essere rilevanti, utili, autorevoli e ben strutturati, tanto per gli utenti quanto per il motore: e quindi ottimizzare titoli, meta descrizioni, URL, immagini, l’architettura dei link interni, e così via, in modo che rispondano a esigenze specifiche. Curata la parte on-page (o on-site), sarà la volta di “guardare all’esterno”, ossia di integrare le attività off-page (o off-site) che aiuterebbero a portare traffico al sito: content marketing, guest posting, link building, marketing sui social media, monitoraggio e gestione della reputazione online, recensioni e menzioni comprese e SEO locale. Infine, tutto ciò non può prescindere dalla misurazione e dall’analisi dei dati raccolti sulle performance dei nostri contenuti attraverso tool come Google Analytics e Google Search Control, ma anche servizi SaaS come Ahrefs, Semrush oppure ancora SEOZoom, per adattare la strategia in base ai risultati ottenuti».

Come si è evoluta, nell’ultimo lustro, la search engine optimization?

«Qualcuno direbbe, non senza ragione, che sia cambiato tutto! In effetti, facciamo un passo indietro, già a partire dall’introduzione di BERT (2019), l’algoritmo che semplifica la comprensione del linguaggio umano da parte dei motori di ricerca, c’era stato un primo punto di svolta, poiché Google era diventato più sofisticato nel comprendere il linguaggio naturale, e quindi il contesto delle parole. Di conseguenza, la SEO aveva già cominciato ad allontanarsi gradualmente da pratiche quali la “keyword stuffing”, l’uso ridondante e innaturale di parole chiave, per spostare l’enfasi sull’intenzione dell’utente e sulla sua esperienza, con l’offerta di risposte complete e soddisfacenti. Proprio parlando di esperienza utente, dal 2021, core web vitals e user experience, che menzionavo in precedenza, sono diventati fattori di ranking ufficiali e hanno influenzato peraltro il tasso di conversione. Altro concetto sempre più importante è quello espresso dall’acronimo EEAT (esperienza, competenza, autorevolezza e affidabilità), fondamentale soprattutto per i contenuti “your money your life”, cioè le pagine web che trattano argomenti che possono avere un impatto significativo sulla vita delle persone, quindi, settore investimenti, farmaceutica, ecc., che vengono premiati da Google proprio quando sono redatti e firmati da esperti del settore. Altro momento evolutivo fondamentale è stata l’indicizzazione mobile-first, ma penso anche all’ottimizzazione per voice e image search, senza contare come la search engine results page (SERP), ossia la pagina dei risultati che mostra un motore di ricerca, sia divenuta sempre più frammentata, complessa e dinamica, con feature snippet, knowledge panel, caroselli immagini e video, per cui l’obiettivo dell’ottimizzazione si è spostato dall’ottenere le prime posizioni organiche al massimizzare la propria visibilità apparendo almeno in uno di questi elementi. Infine, non posso non fare riferimento alle ultime, importantissime novità introdotte da Google, in risposta al lancio dei modelli proposti, principalmente ma non soltanto, da OpenAI: le AI overviews, funzionalità che usa l’intelligenza artificiale generativa per creare riassunti informativi direttamente nei risultati di ricerca. Senza dubbio una modifica estremamente significativa nella SERP attuale che rappresenta una grande sfida ma lascia anche spazio a nuove opportunità per gli addetti ai lavori».

In cosa consiste la tecnica della link building?

«La link building, per dirla in parole semplici, è l’insieme di tutte quelle attività finalizzate all’acquisizione di link da altri siti web (quindi link esterni, o “backlink”) che portano al proprio sito. L’obiettivo principale è duplice: da un lato, aumentare l’autorità del proprio dominio agli occhi dei motori di ricerca e, dall’altro, generare traffico qualificato. È da sempre una pratica fondamentale per la SEO perché i motori di ricerca, e Google in primis, interpretano questi link come una sorta di voto di fiducia, o di raccomandazione. Più un sito riceve link da domini autorevoli, pertinenti e di qualità, più Google lo considererà una fonte affidabile e rilevante per un determinato argomento, premiandolo con un miglior posizionamento nelle pagine di ricerca. È necessario però fare i dovuti distinguo: non si tratta di quantità, bensì di qualità. Anni fa si poteva puntare ad avere una marea di link, anche di bassa qualità, o addirittura ricorrere allo spam nei commenti su blog e forum, pratiche fortunatamente appartenenti al passato. Oggi, però, l’algoritmo di Google è molto più sofisticato e penalizza le pratiche ‘black hat’, tipo l’acquisto massivo di link scadenti o la partecipazione a “link farm” ossia, portali che accettano di linkare tutto, senza nessuna distinzione. La strategia ottimale, invece, è quella di ottenere link naturali ed editoriali, provenienti da siti pertinenti dal punto di vista tematico, e che abbiano a loro volta buona reputazione e autorità. In sintesi, le pratiche per la link building sono: la creazione di contenuti di altissima qualità, i cosiddetti ‘link magnet’, che le persone desiderano naturalmente linkare perché li trovano utili, informativi o, perché no, divertenti; oppure l’outreach, contattando blogger, giornalisti o influencer per proporre collaborazioni, guest post o per segnalare contenuti rilevanti sul nostro sito; un’altra pratica può essere la ricostruzione di link interrotti, la cosiddetta broken link building, o il recupero di menzioni del brand senza link; sono tutte strategie efficaci. E non dimentichiamo il ruolo delle digital PR e del social media marketing che, indirettamente, possono favorire l’acquisizione di link. Insomma, il link building è un processo continuo, che richiede strategia, pazienza e un’attenzione costante alla qualità e alla pertinenza».

Abbiamo parlato delle AI Overviews da parte di Google e del modo in cui simili funzionalità possano frenare il traffico organico verso i siti web…

«Si tratta di un tema caldissimo e uno dei maggiori cambiamenti che stiamo affrontando nel panorama SEO attuale. Le AI overviews, e in generale l’integrazione sempre più profonda dell’intelligenza artificiale nelle pagine di ricerca, rappresentano senza dubbio una sfida significativa, e la preoccupazione legata alla riduzione del traffico organico è più che giustificata da chiunque abbia fatto analisi in tal senso. Il punto è che se Google è in grado di fornire una risposta completa e concisa direttamente in cima alla pagina di ricerca, tramite una sintesi generata dall’IA che attinge a varie fonti, va da sé che una parte degli utenti potrebbe non sentire più l’esigenza di cliccare sul sito sorgente per approfondire, il che è particolarmente vero per le query informative o per le ricerche veloci in cui l’utente cerca una risposta immediata e puntuale; il percorso utente si ferma e bypassa completamente il click al nostro sito. Però, come dicevo, si prospettano anche delle opportunità. Innanzitutto, non tutte le query si prestano bene alle AI overviews: per le query transazionali, commerciali, o quelle che richiedono un’analisi più profonda, un confronto tra prodotti o servizi, o una lettura più estesa, l’utente avrà ancora bisogno di accedere ai siti web. Peraltro, essere citati all’interno di un’AI overview, anche senza un click diretto, aumenta la visibilità del brand e l’autorevolezza percepita: se il nostro contenuto viene selezionato dall’IA come fonte affidabile, è un segnale importante di qualità. La sfida per gli specialisti SEO sarà capire come ottimizzare i contenuti non solo per il click, ma soprattutto per essere riconosciuti come fonti primarie e autorevoli dalle IA, il che vorrà dire strutturare i contenuti in modo ancora più chiaro e conciso, con risposte dirette a domande specifiche, ma anche mantenere una profondità che invogli l’utente a cliccare per saperne di più quando l’AI overview non è sufficiente; ed è proprio qui che entra in gioco ancor di più la link building perché, se l’obiettivo dell’AI overview è fornire la migliore e più autorevole risposta possibile, è logico pensare che attingerà principalmente a fonti considerate altamente credibili e affidabili. E come fa Google, o qualsiasi algoritmo di intelligenza artificiale, a valutare la credibilità e l’affidabilità? In larga parte, attraverso i segnali di autorevolezza che un sito acquisisce nel tempo, e il più potente di questi segnali rimane proprio la qualità e la quantità dei backlink. Un sito con un profilo di backlink forte, proveniente da ‘luoghi’ pertinenti e autorevoli, sarà percepito come una fonte affidabile e competente, il che aumenta le probabilità che i nostri contenuti vengano scelti dall’IA come base per le sue risposte riassuntive, magari venendo citati esplicitamente come fonte o contribuendo a informare la risposta complessiva. Quindi, paradossalmente, la link building non perde importanza con l’avvento delle AI overviews; al contrario, diventa ancora più determinante. Non la vedo come la fine del traffico organico, quanto piuttosto come una sua ri-calibrazione».

In che modo sintetizza l’offerta di WhitePress e come vede il suo futuro sul mercato italiano?

«WhitePress si posiziona a livello globale come una piattaforma completa per semplificare e professionalizzare le attività di content marketing e link building. In pratica, funge da intermediario tra editori e inserzionisti, e consente ai brand e alle agenzie di trovare facilmente siti web e portali dove pubblicare articoli sponsorizzati, guest post o ottenere menzioni e link, mentre gli editori possono monetizzare i propri spazi editoriali. La nostra offerta si sintetizza nella capacità di automatizzare e scalare processi che, altrimenti, sarebbero estremamente dispendiosi in termini di tempo e risorse. Una sorta di catalizzatore di tutti i processi finora citati. WhitePress propone un marketplace dove selezionare siti in base a metriche SEO, settori merceologici, e tipologie di pubblicazione desiderata (articoli, recensioni, infografiche, ecc.), al quale integra servizi di produzione di contenuti: un grande plus per chi non ha risorse interne dedicate. In pratica, rendiamo accessibile a tutti, dalle piccole agenzie ai grandi brand, una strategia di acquisizione link e visibilità basata sul contenuto di qualità. Per quanto riguarda il futuro di WhitePress sul mercato italiano, lo vedo decisamente promettente: il mercato italiano della SEO e del content marketing è in continua crescita e maturazione, prova ne sono le tante agenzie con cui abbiamo la fortuna di collaborare che stanno ottenendo premi e riconoscimenti, sia in casa che all’estero, per i risultati portati ai loro clienti. C’è una domanda sempre più forte di soluzioni efficienti e trasparenti per la link building, soprattutto ora che l’attenzione alla qualità e alla naturalezza dei link è diventata determinante. WhitePress, con un catalogo di oltre 4.500 editori in Italia, su una base di oltre 122.000 siti a livello internazionale, la possibilità di gestire l’intero processo, dalla scelta del sito alla pubblicazione del contenuto, fino al monitoraggio di ciascun progetto, e il supporto di team locali per ciascun mercato di riferimento, risponde perfettamente a questa esigenza. Del resto, l’aumento di utenza media ci conferma che stiamo andando nella direzione giusta, per cui direi che il futuro promette più che bene!».