Autore: Redazione
08/05/2023

La qualità del dato è tutto: i servizi Fieldgood a supporto della ricerca di mercato

Un field di qualità ha come focus quello di supportare la ricerca nel comprendere le motivazioni sottese ad attitudini, comportamenti e atteggiamenti dell’utente. Dalla Sicilia a Milano al mondo, la storia dell’azienda raccontata dai suoi titolari, i fratelli Carmelo e Salvo Carbone

La qualità del dato è tutto: i servizi Fieldgood a supporto della ricerca di mercato

Carmelo e Salvo Carbone

Cosa si cela dietro le scelte di una persona? Cosa determina le sue decisioni di acquisto? Come capire i mutamenti del panorama, i trend attuali e le possibili tendenze future? Ci vuole naso, anche detto talento, direbbe il passante di turno. La realtà dei fatti invece ci racconta che è come viene “raccolto” il dato, che fa la differenza. E quindi, abbiamo società come Fieldgood che fanno della qualità nella raccolta di dati ed informazioni, e selezione degli intervistati una vera passione. Oltre trent’anni di esperienza maturata nel campo delle soluzioni di fieldwork per le ricerche di mercato, operativa al fianco di Istituti, professionisti e consulenti sia in Italia sia all’estero, specializzata in interviste, focus group, mystery, product test, product clinic, ascolto della rete, reclutamento e supervisione, raccolta e gestione di dati e informazioni. Fieldgood opera con le più affidabili e avanzate metodologie e piattaforme tecnologiche, puntando sul supporto di professionisti competenti e motivati. La società di origine siciliana può contare su una rete di oltre 500 intervistatori che copre l’intero territorio italiano e permette di rispondere a qualsiasi domanda, ovunque. Fieldgood controlla la qualità e il rispetto del timing, sempre con la più completa tutela dei dati sensibili, del codice deontologico e degli standard di qualità espressi da Assirm e dal Cerqua. L’obiettivo è affiancare gli Istituti di ricerca garantendo la migliore raccolta del dato e così permettere loro di capire le motivazioni, le tendenze, i pareri di consumatori o potenziali acquirenti; per far questo, le risorse dei diversi team non trascurano alcun dettaglio, pianificano con precisione, selezionano i campioni di respondent ed organizzano location per le diverse esigenze metodologiche che mettano tutti a proprio agio. Alla guida di Fieldgood ci sono i due fratelli Carmelo e Salvo Carbone, sono loro a raccontarci un’avventura iniziata tanto tempo fa.

Quando inizia l’avventura di Fieldgood?

«Il punto di partenza è datato 5 giugno del 2017. In realtà, la nostra storia ha basi molto più lontane nel tempo. Il tutto ebbe origine oltre 50 anni fa, quando nostro padre, all’epoca corrispondente del Giornale d’Italia e impiegato delle Poste, lesse un comunicato che recitava “cercasi intervistatore” e pensò a un’attività giornalistica. Gli arrivarono tre questionari, un amico gli sussurrò che quello sarebbe stato il lavoro del futuro. Da lì iniziò la sua nuova carriera; diventò il primo supervisor della Sicilia e della Calabria per uno storico Istituto di ricerca. Noi ereditammo quella che col tempo si era tramutata in una passione. Siamo letteralmente cresciuti in questo settore. Arriviamo ai giorni nostri: dopo aver aperto la prima sede a Catania, nel 2018 anche su invito di importanti Istituti clienti ci siamo “naturalmente” insediati a Milano, cuore pulsante di questa attività, che offre una visibilità differente».

Come opera la società?

«Il nostro compito principale è la raccolta del dato, che rappresenta la materia prima del nostro settore. Per far sì che performi occorre una buona raccolta, un’ottima organizzazione, con un management forte, con professionisti preparati e appassionati. Non si tratta di una materia totalmente nuova, sebbene il progresso tecnologico faccia apparire ai non addetti ai lavori molte cose come inedite. Prima si usava carta e penna, ora tutti gli acronimi vengono declinati in tecnologia, che rappresenta l’intermediario e che impatta tutto il lavoro. E poi, ovviamente, non possiamo dimenticare quello che è successo nell’ultimo triennio, le conseguenze causate dalla pandemia; di fatto, un tempo si andava in loco, ora invece tutto appare traslato. Assistiamo, giorno per giorno, a una costante accelerazione, abbiamo spostato buona parte delle attività su piattaforme online, quasi senza accorgercene. L’aspetto tecnologico è sempre più preponderante, lo implementeremo del 80-90% nel corso dell’anno. Forse domani assomiglieremo ad una “digital agency” ma sarà sempre il fattore umano a fare la differenza. Dal 2019 ci siamo progressivamente adeguati a degli standard organizzativi sempre più elevati e a breve conseguiremo anche la certificazione ISO 9001».

In cosa consiste la vostra offerta?

«Organizziamo la raccolta del dato, in termini qualitativi, quantitativi e in modalità mystery shopping (in cui i mystery shopper vengono addestrati per creare situazioni reali o simulate e hanno il compito di rilevare e monitorare i comportamenti del personale coinvolto nell’erogazione del servizio). Fieldgood collabora continuativamente con tanti Istituti e professionisti del mercato, ma è bene sottolineare un punto fondamentale: noi non facciamo Ricerca, offriamo loro servizi a supporto. Il nostro lavoro è organizzare e garantire la migliore raccolta del dato». 

Che risultati avete ottenuto?

«Nel corso del 2022 abbiamo incrementato il nostro fatturato totale del 45% e raddoppiato quello estero, gestendo 77 clienti, italiani e stranieri. La dimensione internazionale rappresenta una grande opportunità, con grossi margini di crescita, non solo in Europa che ci ha dato degli ottimi risultati; frutti interessanti arrivano anche dal Nord America e dai paesi Orientali».

Con quali settori lavorate maggiormente?

«Le nostre competenze metodologiche e merceologiche ci permettono di lavorare dall’Automotive al Tobacco, dal Food & Beverage alle Utilities, dal Pharma al Finance».

Come vedete il 2023, sia dal vostro punto di vista sia per quel che concerne il mercato in generale?

«Abbiamo percepito un momento di riflessione nei budget tra gennaio e febbraio. L’anno rappresenta una scommessa e per quanto ci riguarda stiamo lavorando allo sviluppo di nuovi servizi che possano supportare i nostri clienti, ci saranno interessanti novità nel project e nel data management, ma non solo.... Nel 2023 puntiamo ad una crescita del 20%».

Quali sono le qualità principali per operare in questo settore?

«Occorre conoscere il mercato, il territorio, i collaboratori esterni. Il nostro è un mondo fatto di risorse umane, e anche in futuro, con l’AI in forte espansione, ci sarà sempre il fattore umano a garantire la qualità, così come la passione e la trasparenza».

State pensando di approcciare settori nuovi? 

«Vogliamo garantire la massima qualità e per questo puntiamo a consolidare tutti i flussi e i processi degli attuali servizi, restando sempre fuori dalla ricerca, il che rappresenta il primo punto dei nostri dieci comandamenti. Vogliamo essere consulenti di field, lavorando solo con gli Istituti ed i professionisti e non con i Committenti, e rispettando le regole dettate da Assirm, Esomar e MSPA di cui facciamo parte. Ma siamo anche curiosi e pronti a valutare nuove opportunità, per noi e i nostri clienti, se sinergiche».