Publicis, dopo la riorganizzazione torna a crescere
La nuova struttura prevede quattro global brand che comunicano in modo fluido per produrre campagne dinamiche, adatte a più canali. Semplificare i processi e integrarsi al meglio con i clienti sono i fattori chiave da cui riparte il network, che raccoglie la soddisfazione del 94% dei suoi clienti

Publicis sta vivendo un periodo di rivoluzioni, interne ed esterne. Saluti e benvenuti ai clienti e ristrutturazioni stanno avvenendo in un anno particolarmente attivo sul fronte advertising. In prossimità di Europei, Coppa America, Olimpiadi ed Elezioni americane, il giro pubblicitario vale diversi miliardi di dollari, e il centro media sta cercando di capire come rispondere a questi flussi di denaro. Sul palco del Festival of Media Steve King, Global ceo di Publicis Media ha spiegato, in compagnia di Charlie Crowe, Founder & Chairman dello stesso Festival of Media, la situazione della sua società. “Penso che dopo un periodo di grande declino sia naturale un periodo di lenta crescita, ed è questo che stiamo vivendo. I centri media hanno conosciuto una situazione stagnante, ma quest’anno ci sono tanti eventi che porteranno investimenti di grande spessore. Europei e Coppa America stanno generando una spesa che si aggira attorno ai 4 miliardi di dollari. Le elezioni americane sono state protagoniste in tutti i media, raggiungendo un valore di circa 2,5 miliardi”, spiega King. Come fa notare Crowe, serve fare un po’ di storia prima di parlare del presente della società: “Siamo partiti come un puro executional business, poi abbiamo ristrutturato il nostro modello. Il sopravvento di internet ci ha spinto ad evolverci verso la direzione digitale, e la stampa, che vale un terzo rispetto a tre anni fa, non ha più lo stesso appeal del passato. Publicis esiste da 19 anni, rispetto a quando abbiamo iniziato i cambiamenti sono stati molti. E ognuno di essi ha influenzato il modello dei centri media. Ora ci sediamo con i clienti e consigliamo in modo neutrale quali partner siano in grado di dare veramente valore al loro business. La industry è in continuo fermento ma sono ottimista su come affronteremo la transformation”, dice King. Una trasformazione, invece, l’hanno messa in atto pochi mesi fa: “Abbiamo riorganizzato tutte le nostre strutture in 4 global brand, ognuno con la sua specificità. Ma queste devono essere fluide, comunicare tra loro per semplificare i processi e integrarsi meglio con i clienti. Questi richiedono sempre più contenuti dinamici, declinabili si più canali. Per proporglieli è necessaria una stretta interazione tra creativi e reparto media, ed è proprio su questo che stiamo lavorando” continua il global ceo. “Avete perso CocaCola e P&G quest’anno”, ricorda Crowe. “Ma il 94% dei nostri clienti ha scelto di rimanere con noi. Le nostre capacità e la neutralità con cui ci approcciamo a loro è garantita anche dalla loro stessa soddisfazione”, conclude King.