Private label, vantaggi equamente distribuiti
Le vendite dei beni con marchio del produttore in Italia nel 2016 sono cresciute dell’1,8%, raggiungendo una quota di mercato del 18,6%

Andando al supermercato si è sommersi da ogni varietà e tipo di cibo di moltissime marche che sono bio, non bio, senza glutine, adatte per bambini e molto altro. Con la grande distribuzione che ormai fa da padrona a discapito del negozio di quartiere ci sono molti dettagli che ormai sfuggono all’occhio del meno esperto. Un fenomeno che non tutti conoscono, ma del quale usufruiscono, è quello delle private label.
Cosa sono le private label
Si tratta di prodotti che vengono commissionati dalle catene di distribuzione alle imprese manifatturiere, che spesso sono le stesse aziende che operano sul mercato con marchi conosciuti e che lo stesso supermercato mette in vendita. In molti quando vedono un prodotto con marchio Esselunga, Coop, Carrefour, ecc. non si fanno troppe domande, ma spesso lo stesso prodotto a marchio dell’azienda produttrice è esposto proprio di fianco. Questi prodotti hanno un prezzo minore e probabilmente per le persone scatta anche l’aspetto “fiducia”.
Differente ma non troppo
Ci sono però da fare diverse osservazioni: le differenze possono essere a livello di fornitore e non nei controlli, che avvengono seguendo le stesse norme riguardo la sicurezza. La differenza di prezzo quindi è dovuta al fatto che la grande distribuzione investe meno denaro in marketing o pubblicità, questa però può essere dovuta anche ad una scelta differente a livello di materie prime o nelle fasi del processo produttivo.
Dalla parte del distributore
Ma perché l’intermediario decide di mettere sul mercato dei beni con il proprio nome? Innanzitutto i costi più contenuti di tali prodotti permettono di conseguire un più elevato margine di profitto, ma questa non è l’unica ragione che spinge il distributore a scegliere di vendere prodotti con marchio proprio. La private label è una leva di marketing nella mani del distributore che consente di contrastare il potere del produttore e di rafforzare la propria immagine nei confronti dei clienti in modo da migliorare il rapporto di fedeltà con questi ultimi: essi, infatti, cercheranno di recarsi presso quei punti vendita che offrono la marca commerciale di proprio interesse.
Private label in numeri
Passiamo però ai numeri: le vendite dei prodotti private label in Italia nel 2016 sono cresciute dell’1,8% a valore e dello 0,9% a volume, facendo salire al 18,6% la loro quota nel mercato. Il volume d’affari del private label ha raggiunto i 9,5 miliardi in rapporto ai 52 miliardi circa del largo consumo confezionato (il totale, compreso il “fresco” raggiunge i 114,1 miliardi). Numeri che avvicinano sempre di più l’Italia al resto dell’Europa, dove la marca privata presidia in media quasi il 28% del mercato.
Vantaggi per tutti
Una considerazione viene spontanea: in un mercato che chiede la difficile sovrapposizione di economicità e qualità, forse le private label sono la risposta concreta, scaricando costi per il produttore, tanta visibilità per il distributore e mettendo sui tavoli degli italiani prodotti di qualità equivalente a quelli che vengono messi su giornali e cartelloni per la strada.