Perché si installano gli ad blocker? Ecco la risposta di Teads
Un’indagine realizzata in collaborazione con Research Now, si propone di aiutare il mercato a capire cosa sviluppare a livello tecnologico per continuare a supportare l’editoria online e allo stesso tempo per creare un dialogo lineare tra inserzionisti e utenti. Anche perché 3 user su 4 bloccano l’advertising a causa di formati invasivi

Quando si parla di ad blocking, tema caldo che negli ultimi mesi ha visto coinvolto l’intero mondo dell’advertising, non si può certo nascondere il fatto che il fenomeno stia vivendo una crescita esponenziale, anche nel nostro Paese dove circa 3 milioni di italiani usano già questi sistemi, dato destinato a raddoppiare durante quest’anno. Il confronto tra sostenitori e detrattori dell’ad blocking, sviluppatosi all’interno dell’industry della comunicazione e dell’advertising, ha già portato alla nascita di una bibliografia abbastanza ampia da poterci scrivere un libro: da un lato c’è chi pensa possa mettere in seria difficoltà un intero settore, dall’altro c’è chi invece lo vede come un’occasione per sviluppare nuovi meccanismi più aderenti ai bisogni di un’audience sempre più attenta ed esigente. Ciò che finora sono mancati sono dei dati che possano aiutare il mercato a dare finalmente una risposta a questa domanda: perché gli utenti decidono di installare gli ad blocker? La ricerca di Teads Teads, in collaborazione con Research Now, ieri ha pubblicato i risultati di una ricerca per tentare di risolvere questo interrogativo, aiutando così il mercato a capire cosa sviluppare a livello tecnologico per continuare a supportare l’editoria online e, allo stesso tempo, creando un dialogo lineare tra inserzionisti e utenti, senza che i primi siano un elemento di disturbo nell’esperienza di navigazione di questi ultimi. Dalla ricerca sono emersi due dati molto rilevanti: tre utenti su quattro hanno dichiarato che i formati forzati e intrusivi sono tra le principali ragioni che motivano l’installazione di sistemi che bloccano l’erogazione dell’annuncio pubblicitario. Inoltre, per l’80% degli italiani il formato pop-up è il più fastidioso e penalizzante durante la navigazione online. I risultati in Italia… Secondo quanto emerso dall’analisi di Teads, l’85% degli utenti non installerebbe gli ad blocker se il formato di advertising desse loro la possibilità di skippare o chiudere l’annuncio e per il 67% degli utenti la pubblicità, soprattutto non skippabile, viene bloccata anche perché rallenta l’esperienza di navigazione. Il 57% degli intervistati ritiene che al momento ci siano troppi formati invasivi, classificabili col termine “fastidiosi”. È stato inoltre tracciato un profilo di un ad blocker tipico: uomini compresi tra i 18 e i 34 anni che tendono maggiormente ad installare sistemi ad blocker sui propri device anche mobile. Inoltre, su desktop, il 39% in più degli utenti rispetto al mobile, è maggiormente predisposto a guardare un annuncio non intrusivo. Un’influenza determinante nell’installazione dell’ad blocking ce l’ha il passaparola, tanto che il 38% ne ha installato uno, su desktop o laptop, dopo averne scoperto l’esistenza tramite altri utenti. …e nel mondo Gli intervistati negli Stati Uniti hanno dichiarato di essere più avversi agli annunci forzati e il 74% ha inoltre, risposto che essi sono il principale motivo che porta all’installazione degli ad blocker contro il 60% degli italiani che per la stessa ragione non esiterebbe a bloccare gli annunci considerati invasivi. La maggior parte degli utenti che riconsidererebbe l’installazione di un ad blocker, se i formati dessero la possibilità di scelta, si trova in Messico e Spagna. Essi rappresentano il l’89% degli intervistati. Gli argentini sono i più infastiditi dal formato pre-roll (formato pubblicitario erogato su un altro contenuto video), il 57% preferisce il formato nativo in-article e solo il 13% di queste unità viene considerate altamente intrusive. In Germania, città natale di Adblock Plus, il 72% degli utenti intervistati ha installato un ad blocker perché motivati dall’intrusività degli annunci, ma l’83% potrebbe non usarli se si desse loro la possibilità di scelta. L’analisi di Marzan “Gli utenti di tutto il mondo hanno espresso un’avversione nei confronti dei formati intrusivi, ma fornirgli la possibilità di scelta è la chiave per aprire un dialogo migliore con essi. La rapida crescita della diffusione di sistemi in grado di bloccare l’erogazione di un contenuto pubblicitario è già un campanello d’allarme per tutti gli attori del panorama della pubblicità video online e dobbiamo prestare attenzione alle domande dei consumatori che oggi richiedono più rispetto per la loro esperienza di navigazione online. Noi di Teads in tal senso, siamo in prima linea nel sostenere che sono sempre gli utenti a decidere se fruire un annuncio oppure no. Ecco perché stiamo concentrando le energie del nostro dipartimento ricerca e sviluppo in questa direzione”.