Autore: Redazione
12/12/2016

Rocket Fuel si trasforma in una saas company e si sviluppa in MENA Region

La società di origine americana ha deciso di sfruttare la supremazia tecnologica per confermarsi uno tra i maggiori player che affollano il segmento del programmatic, e propone un approccio di tipo cross-mediale probabilistico accurato al 97,4%, come viene certificato da Nielsen

Rocket Fuel si trasforma in una saas company e si sviluppa in MENA Region

Il programmatic continua la sua espansione, in relazione agli investimenti raccolti ma anche al numero di player che popolano il mercato. Per farsi spazio nella folla è necessario avere spalle larghe, che in questo settore si traduce in asset efficaci e tecnologie potenti. Rocket Fuel ha trascorso il 2016 rimboccandosi le maniche per riposizionarsi come software-as-a-service, seguendo una strategia che ha portato la filiale italiana a diventare la branch di riferimento a cui Spagna e Middle East, adesso, rispondono. DailyNet ha incontrato Enrico Quaroni, regional director Southern Europe and MENA Region della società, per fare il punto della situazione.

Che obiettivo vi siete posti per il 2016?

Abbiamo trasformato la nostra azienda in una software company, ora ci proponiamo come software-as-a-service. Un riposizionamento che ci ha permesso di prendere una direzione più agnostica e diventare partner tecnologici. Così possiamo mostrare quello che si vede meno e ottenere visibilità e controllo superiore sull’operato, in modo univoco nel mercato. Sfruttando a pieno la nostra supremazia tecnologica, che è il maggiore punto di forza di Rocket Fuel.

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Il mercato programmatico continua il suo boom, ma intanto cresce il numero di player. Il segmento si sta congestionando?

Nel momento in cui ci sarà l’ulteriore presa di consapevolezza degli attori del settore aumenterà la selezione naturale. Ci sarà dunque una scrematura, a cui sopravviveranno solamente le aziende che avranno saputo differenziarsi e proporre degli asset forti. Un percorso che porterà all’equilibrio.

Le campagne cross-device sono sempre più richieste. Come operate su mobile? E come riconoscete gli utenti sui diversi dispositivi?

Abbiamo sviluppato la soluzione “Cross-device Optimization”, che utilizza un approccio probabilistico per identificare lo stesso utente su dispositivi diversi. La nostra tecnologia ci permette di arrivare a un’accuratezza del 97,4%, come certificato da Nielsen. Riusciamo quindi a proporre delle identificazioni molto precise, che permettono una visione chiara e facilitano la scelta del media su cui consegnare le ads.

Com’è andato il 2016?

Abbiamo raggiunto risultati eccezionali. Siamo cresciuti in doppia cifra e abbiamo accolto 5 nuove risorse. L’Italia è diventata un mercato di riferimento e rappresenta adesso l’head quarter di mercati come Spagna e Middle East.

Cosa vi aspettate dall’anno prossimo?

È prevista un’ulteriore crescita per quanto riguarda lo staff e le quote di mercato. Ci aspettiamo che il mercato ci segua.