Autore: Redazione
26/01/2017

Oracle fa pressioni all’Ue: le nuove regole sulla privacy di Google sono anti-competitive

Il recente aggiornamento di Big G darebbe al colosso di Mountain View dati unici in grado di mettere in pericolo la competizione creare super profili e minacciare la competizione. A rivelarlo è il Wall Street Journal

Oracle fa pressioni all’Ue: le nuove regole sulla privacy di Google sono anti-competitive

Dopo aver attirato l’attenzione di due associazioni di consumatori americane, il nuovo regolamento sulla privacy rilasciato lo scorso giugno da Google, attraverso il quale il gigante californiano è in grado di connettere i dati search con le attività di browsing degli utenti, potrebbe presto finire nel mirino dell’Unione europea, andando a fare compagnia a una serie di cause cui la società di Mountain View è impegnata. Secondo il Wall Street Journal, infatti, Oracle avrebbe fatto pressioni ai regolatori proprio sul tema del cambio della privacy effettuato poco meno di un anno fa. La tesi di Oracle è che per i rivali di Google è ora molto più complicato competere con Big G nel campo della raccolta dei dati e del targeting, perché il colosso possiede oggi veri e propri super-profili. Come per esempio l’ultima novità annunciata da Google settimana scorsa, in base alla quale gli advertiser potranno utilizzare le informazioni search, considerate tra le più preziose perché relative a degli effettivi bisogni dei consumatori, per la profilazione dell’audience su YouTube. Google, dati DoubleClick separati dagli altri Al centro della questione c’è l’introduzione di “My Activity” e “Ads Personalization”. Il primo fornisce agli utenti una visione olistica dello storico delle attività search e di browsing, mentre il secondo consente a Google di tracciare gli utenti in cambio di pubblicità rilevanti. Secondo l’articolo del WSJ il comportamento di Google non violerebbe la privacy ma sarebbe anti-competitivo. L’attuale modello di raccolta dati di Big G permette al colosso di Mountain View di mischiare i dati dei suoi servizi con quelli di DoubleClick, il network pubblicitario acquisito nel 2007. Proprio al momento dell’approvazione dell’operazione, l’antitrust aveva chiesto alla società di tenere separate le informazioni relative ai propri servizi con quelle di DoubleClick. Google ha risposto che i cambiamenti sono avvenuti per rispondere alla naturale evoluzione nel modo in cui gli utenti accedono ai servizi della compagnia. Per ora non c’è niente di concreto, ma è possibile che l’Ue possa interessarsi alla vicenda. Negli Stati Uniti Oracle e Google hanno un contenzioso aperto, riguardante un copyright sulle API utilizzate da parte di Android.