Autore: Redazione
13/03/2017

Un bug nelle Google AMP sta invalidando le metriche

Dopo i casi di Facebook e Twitter un altro gigante della rete vittima di errori nella misurazione del traffico. Lo ha rilevato il consulente SEO Christian Oliveira e un portavoce di Big G ha risposto che la “situazione non è semplice”

Un bug nelle Google AMP sta invalidando le metriche

Anche Google è caduto vittima degli errori nelle misurazioni. Il primo a rendersene conto è stato il consulente SEO Christian Oliveira. Nelle Google Accelerated Mobile Pages (AMP) un bug potrebbe essere la causa di numeri gonfiati nel traffico degli editori. Oliveira avrebbe scoperto che un singolo visitatore di un sito web, attivato tramite le AMP di Google viene riportato come quattro visitatori unici.

Inoltre, quando un visitatore naviga da una pagina AMP a un’altra pagina dello stesso sito web, ma non sul formato di pagina mobile di Google, il software di analisi registra come se la persona avesse lasciato il sito. Il problema si verifica perché è Google sta erogando i contenuti di un publisher sulle pagine AMP, piuttosto che l’editore stesso, e questo crea problemi con i servizi di analisi.

I cookie sulle pagine AMP e quelli delle pagine dei publisher non corrispondono, e creano utenti duplicati all’interno dei software di analisi, aumentando i bounce rate e il numero di visitatori unici. Oliveira ha condotto i suoi test con Google Analytics, ma ha detto che qualsiasi provider di analisi potrebbe essere influenzato dal bug. Un portavoce di Google ha detto che Malte Ubl, la società dietro la tecnologia del progetto AMP, è a conoscenza del problema, ma la “soluzione non è semplice”.

Facebook

Le AMP di Google non sono certo le sole ad avere problemi con le metriche. Lo scorso anno, dopo aver ammesso di aver sovrastimato i tempi di fruizione nell’ordine del 7-8%, Facebook ha detto di aver contato al ribasso il traffico di Instant Articles per alcuni editori che hanno utilizzato la soluzione. In particolare comScore, una delle sigle che si occupa della rilevazione del traffico, ha confermato l’errore, precisando come abbia riguardato solo gli iPhone per il periodo dal 20 settembre al 30 novembre mentre i dati relativi ai dispositivi iPad e Android erano immuni da errori. L’errore, ha spiegato Facebook, è avvenuto a seguito di un aggiornamento dei suoi software.

”Abbiamo risolto il problema”, ha poi scritto la società di Menlo Park in un blogpost, sottolineando come lo stesso abbia riguardato un ristretto numero di editori. Nonostante Facebook abbia sempre sostenuto che gli errori delle metriche non abbiano alcun impatto sulle fatturazioni, queste influenzano comunque il modo in cui gli inserzionisti allocano i propri budget. È vero, infatti, che la qualità del dato di profilazione rimane intatta, ma è anche vero che gli operatori della filiera si servono delle metriche per comprendere le azioni e il comportamento dell’audience sulla piattaforma. La contromossa del social è stata quella di promettere una apertura maggiore a enti di verifica terzi, assicurando il proprio impegno per una maggiore trasparenza.

Twitter

Dopo Facebook è stata la volta di Twitter a inciampare sulle metriche di visualizzazione dei filmati pubblicitari sull’app Android, inflazionandola di circa il 35% e gettando ulteriori ombre sulle modalità con cui questi giganti raccolgono e collezionano le informazioni per la reportistica dei propri clienti. La notizia è stata svelata prima di Natale e Twitter ha detto di aver risolto il problema, intercorso nel periodo tra il 7 novembre e il 12 dicembre. L’azienda di San Francisco ha avvertito i clienti e comunicato loro l’impatto degli errori. Data la natura tecnica degli stessi, Twitter si è poi detta fiduciosa che le falle siano state messe a posto.