Autore: Redazione
29/06/2017

Mediaset: approvato il bilancio del 2016; attesa lieve crescita dell’adv nel primo semestre 2017

Vivendi ha disertato l’assemblea dei soci di ieri, che ha varato il piano di buy back; Confalonieri: «non rinunciamo ad azioni legali»; e Berlusconi: «Vogliamo l’esecuzione del contratto»

Mediaset: approvato il bilancio del 2016; attesa lieve crescita dell’adv nel primo semestre 2017

Vivendi diserta l’assemblea di Mediaset nonostante detenga il 28,8% delle quote e quasi il 30% dei diritti di voto. La società francese non si è presentata, ieri, a Cologno Monzese, dove i soci del Biscione si sono ritrovati per approvare il bilancio 2016 e, tra l’altro, per dare il via libera al piano di buy back al fine evitare il superamento delle soglie dell’Opa da parte degli azionisti di maggioranza. L’esercizio 2016, come ha ricordato il presidente Fedele Confalonieri, è stato profondamente compromesso dallo scontro con l’azienda di Vincent Bolloré. La perdita consolidata di 294,5 milioni di euro registrata l’anno scorso «è in massima parte ascrivibile proprio al conflitto con Vivendi», ha detto Confalonieri, che ha generato oneri straordinari per un totale di circa 341,3 milioni di euro «ed è un dato esogeno nella nostra storia aziendale, come contiamo di dimostrarvi nel corso del prossimo esercizio.

Inoltre, entro il 2020, come da piano industriale, prevediamo un miglioramento del risultato operativo per 468 milioni di euro rispetto al 2016». Confalonieri non ha voluto rilasciare dichiarazioni sullo stato attuale dei rapporti con Vivendi, ma ha sottolineato come l’azienda francese abbia rivelato la propria natura di «raider finanziario» nel tentativo di impossessarsi di Mediaset «entrando dalla porta di Premium», e poi come, con il «tentato take over ostile», abbia distrutto «il valore potenziale dell’aggregazione tra i due gruppi».

Confalonieri rivendica la legittimità della reazione di Mediaset e conferma la volontà di proseguire nelle azioni legali contro Vivendi. A tal proposito, il vice presidente e amministratore delegato Pier Silvio Berlusconi conferma che l’obiettivo delle cause intentate contro i francesi «non è il risarcimento. Noi vogliamo l’esecuzione del contratto», vale a dire quello dell’8 aprile 2016 relativo alla cessione di Mediaset Premium. Oltre alla causa intentata a seguito della rottura del contratto, è in corso una seconda «che è la conseguenza di ciò che è avvenuto dopo, a partire dall’acquisto delle nostre azioni».

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Pier Silvio Berlusconi
Il “nodo” pay tv

Dopo aver recuperato il controllo di Premium, di cui Mediaset oggi detiene il 100%, torna in casa anche l’operatività che, per oltre sei mesi, è rimasta ferma a causa del “commissariamento” da parte di Vivendi. Con il nuovo management e il nuovo amministratore delegato Marco Leonardi, gli sforzi dell’azienda si concentrano sulla ristrutturazione del business model, per riportare i conti in equilibrio. Sull’andamento di questi ultimi, la vicenda Vivendi peserà ancora nel 2017, anche se si attende un miglioramento già da quest’anno.

«Stiamo lavorando per perseguire un margine migliore - dice Berlusconi - più che per fare abbonati e ricavi a tutti i costi». Sui piani di sviluppo delle attività pay grava, però, l’interrogativo diritti del calcio. Serie A, Champions ed Europa League saranno ancora per una stagione appannaggio di Mediaset, poi, dal 2018 al 2021, le gare europee passeranno a Sky. «Sulla Champions abbiamo fatto un’offerta superiore a quella della volta scorsa. Non è bastato, ma per noi era la cifra giusta - ha detto Confalonieri -. Per quanto riguarda la Serie A non abbiamo partecipato perché la composizione dei pacchetti era inaccettabile, come abbiamo detto sia alla Lega, sia all’Antitrust».

E Berlusconi: «Intanto, nella prossima stagione offriremo le partite delle otto migliori squadre di Serie A e la Champions. L’offerta per quest’ultima era giusta e coraggiosa, ma gli altri hanno offerto troppo. Al momento non ci sono elementi per parlare di un accordo di scambio diritti con Sky, ma tutto è possibile, l’abbiamo già fatto in passato con benefici per entrambi. Per il Campionato vedremo in autunno con la nuova asta. Noi saremo coerenti con il nostro piano, con un approccio opportunistico, ma cercheremo anche di dare agli abbonati la migliore offerta possibile».

E se Mediaset non dovesse aggiudicarsi nemmeno i diritti della Serie A, «cosa che non ci auguriamo e che riteniamo difficile», il piano industriale già prevede l’adozione di un modello di distribuzione di contenuti alla Infinity o Netflix. Sull’apertura a un accordo sui diritti della Serie A da parte di Carlo Cattaneo, a.d. di Telecom, il commento è: «Perché no, se si trattasse di un accordo che fa gli interessi di entrambi. Comunque non ci sono dialoghi concreti».

I capisaldi del business e le prospettive future di Mediaset

Come annunciato dal piano industriale al 2020, le attività di Mediaset in questo triennio si concentreranno in primo luogo sul rafforzamento della leadership nella raccolta pubblicitaria detenuta su più piattaforme: tv, radio e digitale. «Il mercato del primo semestre è difficilissimo da capire - dice Pier Silvio Berlusconi -, purtroppo sta andando peggio del previsto nella sua globalità. Ad aprile c’è stato un calo complessivo del 2,7%. Per quanto ci riguarda, stiamo andando bene, conquistiamo quote e pensiamo di chiudere con un piccolo segno positivo».

L’a.d. di Publitalia, Stefano Sala, conferma: «Penso che a giugno il mercato pagherà la mancanza di grandi eventi che invece hanno caratterizzato la stagione l’anno scorso. Noi registriamo un mese di maggio positivo e un giugno anche migliore, chiuderemo il semestre con un segno più, seppur piccolo». I fronti su cui il Gruppo sarà impegnato nel prossimo triennio sono, in primo luogo, le attività televisive generaliste che rimangono il core business dell’azienda. Inoltre, il broadcaster lavorerà sull’integrazione e il potenziamento delle attività radiofoniche, nonché sulla produzione di contenuti italiani - per i quali sono previsti investimenti in aumento - e internazionali, in collaborazione con Mediaset Spagna e altri broadcaster europei.

A questo proposito, Mediaset annuncia l’ingresso in Media Broadcaster Alliance, che riunisce i principali broadcaster europei. Grazie a questa appartenenza, Mediaset ha realizzato il network multichannel Studio71 (con ProSiebenSat1) e la sales house europea EBX, nata per intercettare i budget pubblicitari digitali con l’obiettivo di scardinare il duopolio Facebook-Google. Inoltre, l’azienda ricorda che il suo network digitale, con 22 milioni di utenti unici al mese, è il terzo dopo gli Ott prima citati. Sul fronte tv non lineare, a fine anno verrà lanciata la nuova piattaforma gratuita di distribuzione video, sostenuta dalla pubblicità, che si affiancherà a Infinity. Mediaset è anche impegnata in attività di lobbying a livello europeo per la costituzione di un digital market continentale, e l’asimmetria normativa tra i broadcaster e le video sharing platform.

Confalonieri ha detto che «Mediaset prosegue con obiettivi di crescita, non si escludono acquisizioni, partnership strategiche e cessioni di attività non core». Infine, Mediaset auspica una razionalizzazione del settore delle torri di trasmissione. «Troppe tower company in Italia, e tutte quotate - dice Confalonieri -. Sulla fusione con Rai Way ci ha fermato il Governo perché ha stabilito che la maggioranza deve essere pubblica. Noi siamo disponibili a ragionare con altri operatori per fare operazioni capaci di creare valore». Per quanto riguarda il futuro del Tg5 e il possibile trasferimento da Roma a Milano, Berlusconi afferma: «Nel nostro piano ci sono ipotesi di efficientamento. Stiamo vedendo tutto ciò che si potrà fare. Ma sul Tg5 non è stata presa alcuna decisione».

I risultati dell’assemblea

Nonostante qualche osservazione puntuta da parte di alcuni soci, l’assemblea ha approvato il bilancio 2016 con una maggioranza del 98,5% e ha anche approvato la copertura della perdita di esercizio per 150.985.000,54 euro mediante l’utilizzo parziale della riserva straordinaria. Inoltre, l’assemblea ha affidato a Deloitte & Touche le attività di revisione legale per gli esercizi dal 2017 al 2025. Il nuovo collegio sindacale è composto da Mauro Lonardo (lista minoranza investitori istituzionali), presidente; Ezio Maria Signorelli e Francesca Meneghei (lista maggioranza Fininvest), sindaci effettivi; Stefano Sarubbi (lista minoranza), Riccardo Perotta e Flavia Daunia Minutillo (lista maggioranza) sindaci supplenti.

Le principali osservazioni sono arrivate dal fondo Amber Capital, socio al 2,5%, che ha contestato a Mediaset una seniority elevata nel management e nella composizione del personale, con costi troppo alti che comprometterebbero la competitività dell’azienda in un contesto nuovo digitale come quello che si sta affermando. In particolare, Amber ha sottolineato le perdite accumulate negli ultimi quattro anni: 500 milioni circa a livello complessivo, 250 escludendo l’eccezionalità del 2016 (vicenda Vivendi, ndr) e 900 solo in Italia. A queste osservazioni, Berlusconi risponde: «Ogni stimolo è benvenuto, ma alcune critiche non le condividiamo. Parleremo con Amber, già lo facciamo e lo faremo sempre più». Via libera anche al piano di buyback di azioni proprie fino al 10% del capitale sociale. In assemblea erano presenti 428 azionisti, per il 51,68% del capitale, di cui il 39,5% è detenuto da Silvio Berlusconi tramite Fininvest, mentre Vivendi ha il 28,8%. Mediaset detiene il 3,79% di capitale proprio. Approvata, infine, anche la relazione sulla remunerazione.