Innovare in maniera concreta e sostenibile: nasce il nuovo polo Nova Ventures
Venti startup in portafoglio, quattro verticali strategici; aperta al pubblico una raccolta di capitali per dar vita a un ecosistema indipendente, aperto a investitori e imprese. Le parole del CEO Lorenzo Ferrara

Innovazione, la vera parola magica dei nostri tempi, sorta di passpartù utile per progettare attività di vario genere, tra visioni, concretezza, polemiche, opportunità. Sia come sia, innovazione significa guardare avanti, dovrebbe essere fisiologico e, come si suol dire, non si può perdere tempo e magari occorre anche unire le forze. E così, dalla fusione tra Seed Money e Open Seed prende vita il nuovo polo per l’innovazione: 20 startup in portafoglio, quattro verticali strategici che apre ufficialmente al pubblico una raccolta di capitali per dar vita a un ecosistema indipendente, aperto a investitori e imprese. Nova Ventures riunisce oggi una community di circa 1.000 soci attivi, un portafoglio diversificato con più di 20 startup e una governance altamente qualificata. Ne parliamo con il CEO Lorenzo Ferrara (ospite di DailyOnAir - The Sound Of Adv).
Con quale obiettivi nasce Nova Ventures e come è strutturata?
«Siamo già attivi e la raccolta di capitali vuole creare ulteriori situazioni di crescita e nuove opportunità. C’è da dire che il concetto di fusione non è usuale in Italia e, anche per questo, Nova Ventures rappresenta una grossa novità; una coesione che vuole portare maggior spinta negli investimenti in startup».
Come immaginate le attività dell’ecosistema indipendente aperto a investitori e imprese?
Nova Ventures si prefigge di coinvolgere più realtà, puntiamo a essere un polo caratterizzato da vari attori: dalle startup, della quale selezione ci occupiamo, agli investitori; ci sono circa 1.000 soci che hanno un ruolo attivo nelle valutazioni. Inoltre, sono presenti ulteriori realtà, oggi affermate che ci danno una mano per analizzare e valutare secondo la loro trascorsa esperienza. Parliamo la lingua di verticali perché accoglieremo le strutture innovative in quattro settori diversi: immobiliare, cura della persona, creative AI, quindi intelligenza artificiale e dintorni, e infine aziende che puntano ad avere un impatto sociale sul mondo».
Quali sono i settori nazionali più aperti all’innovazione?
«Tutti ormai parlano di innovazione, c’è una maggiore cultura rispetto a dieci anni fa. Innovare vuol dire emergere su un mercato, ma poi occorre anche vedere il concreto ritorno di simili realtà innovative. Le PMI non devono rinunciare a fare un passo avanti: non basta essere al top nel proprio settore, è necessario guardare avanti e contribuire a portare avanti l’innovazione. Il tema di fondo sono sempre i capitali: servono nuovi investitori, anche a livello istituzionale. Rispetto ad altri Stati europei siamo un po’ in ritardo, ma crediamo che in futuro ci saranno sempre più investimenti in startup».
Quali sono gli attuali trend sul fronte dell’innovazione?
«Sono tanti i fattori che entrano in gioco e occorre capire che quando si investe per una startup si creano opportunità sia per la suddetta società sia per il settore di riferimento che potrebbe a quel punto investire di più. Alla fin fine è soprattutto un discorso culturale, lo stesso che non ci fa restare fermi alla classica bottega, peraltro ottima, ma ci spinge verso la contaminazione; un processo che ha bisogno di costanza. Open innovation significa ragionare in maniera aperta, in favore di progetti concreti, di modelli che comunque devono essere sostenibili».
I prossimi step di Nova Ventures?
«Conclusa la raccolta, avvieremo il primo verticale sul fronte dell’immobiliare, con un’ulteriore selezione di startup».