IDNTT raddoppia il fatturato nel 2023 e punta a 50 milioni di euro in tre anni con sempre maggiori sinergie tra In-Sane e gli Studios e la nuova sede milanese
Il Gruppo svizzero di cui è Presidente & CEO Christian Traviglia ha quasi raggiunto i 20 milioni di ricavi grazie al talent management e alla produzione di contenuti
Christian Traviglia, presidente e CEO di IDNTT
Vola il business di IDNTT, la Creative Content Factory quotata alla Borsa di Milano e di Francoforte di cui è Presidente & CEO Christian Traviglia e che, dai 9,5 milioni di euro di giro d’affari del 2022, è passata a circa 20 milioni l’anno scorso, facendo registrare quindi una crescita di quasi il 100%. I ricavi – come ha spiegato a Dailyonline lo stesso imprenditore comasco - sono equamente divisi tra In-Sane, la talent agency italiana acquisita nel novembre 2022 e che gestisce numerosi creator e influencer nazionali tra i quali CiccioGamer89, Lyon e Arienne Makeu, e la generazione e produzione di contenuti, compresi gli spot, attraverso gli IDNTT Studios, la business unit creata l’anno scorso con il contributo di Aldo Biasi che - dopo che il Gruppo elvetico, a giugno, ha acquisito il 20% della sua agenzia Aldo Biasi Comunicazione - è diventato Direttore Creativo di tutta IDNTT. Tra l’altro gli Studios hanno prodotto per ABC due spot, uno sulla sostenibilità di Eurospin e uno per Verum di Coswell, e tutti i video generati con la AI per la nuova sede della Conad a Bologna.
Sinergie
“Entro i prossimi 3 anni puntiamo a diventare una delle prime Creative Content Factory a livello Europa, con un obiettivo di fatturato intorno ai 50 milioni di euro – prosegue Traviglia -. Ma già quest’anno è prevista un’altra forte crescita, anche per linee esterne in aree verticali dei contenuti come fashio e design. L’apertura della sede milanese del Gruppo in aprile in via Vincenzo Monti, 21 rafforzerà ulteriormente le sinergie tra le due b.u. e accelererà la crescita delle nostre attività sul fronte del BTC legato a influencer e creator. Proprio per l’esperienza maturata con la gestione di oltre 150 talenti con In-Sane, primo network come visualizzazioni su YouTube, nei giorni scorsi Traviglia è stato intervistato da Libero sul “caso Ferragni”.
Il caso-Ferragni
Il caso Ferragni ha un po’ gettato un’ombra sulla serietà e l’affidabilità delle società che si occupano di influencer e marketing. Che caratteristica ha invece la sua azienda?
“Il Gruppo IDNTT produce contenuti per la comunicazione di marketing, quindi il suo scopo principale è aiutare le aziende a comunicare meglio e soprattutto a convincere i consumatori ad acquistare il servizio o i prodotti che l’azienda propone. Produciamo qualsiasi tipo di contenuto. Contenuti che hanno lo scopo di convertire la curiosità o l’interesse di un potenziale consumatore in acquisto. Da quelli più tradizionali a quelli più innovativi e digitali anche grazie all’integrazione dell’AI nei nostri processi produttivi. Noi siamo e vogliamo rimanere un gruppo specializzato nella produzione di qualsiasi tipo di contenuto marketing per qualsiasi mercato, lingua, canale media e generazione”.
Il caso Ferragni quanto ha impattato sul vostro mercato?
“Sul nostro zero, nel senso che gli scandali di influencer che fanno azioni magari non corrette o che hanno compiuto anche dei reati ovviamente fanno notizia, popolano le cronache dei giornali ma poi dopo un po’ si torna alla normalità. Ritengo che tutte queste situazioni che si vanno a creare aiutano anche a evolvere poi il mercato degli influencer che oggi non è regolamentato, non è presidiato ma è demandato alla buona volontà, a quella caratteristica che un po’ richiama il codice civile italiano del buon professionista. Ecco, non è detto che tutti siano dei buoni professionisti. Sicuramente un po’ più di attenzione serve”.
Secondo lei servirebbe una regolamentazione più breve? E, in tal caso, chi la dovrebbe condurre?
“Anche l’ultimo scandalo Ferragni, se è stato fatto quel tipo d’azione, è comunque già normato come reato, il codice civile già dice ciò che è giusto o sbagliato. Io ritengo che si debba dotare il settore di un codice etico che possa in qualche modo aiutare anche questi “nuovi talenti” a entrare in questo settore in modo un po’ più consapevole e non prendendo tutto sempre come un gioco. Quasi tutti sono partiti come fosse un gioco e poi questo gioco è diventato un lavoro. E quando diventa un lavoro, rispettare le leggi e aderire e rispettare un’etica secondo me è fondamentale”.
C’è un segreto, una ricetta per garantire a questi influencer una carriera di lunga durata?
“Se posso riassumere in una battuta, per noi oggi non è molto importante “rubare” dei like o che l’influencer ne accumuli tanti. Ma è più importante convincere ad aggregare una community attorno a un’idea, ad un contenuto, oppure a un modo di essere e di raccontare, intrattenendo. La parola d’ordine oggi è che bisogna fare entertainment ma questo entertainment deve coincidere con contenuti di qualità”.