Google difende il free web: rimosse 1,7 miliardi di “bad ads” nel 2016
Big G è riuscito a contrastare il doppio degli annunci maligni rispetto all’anno precedente. La novità è rappresentata dal tabloid cloaking, una nuova modalità di pubblicità ingannevoli che assume le fattezze di una notizia per rimandare l’utente a una pagina prodotto. Una sorta di “bad native”
Nel settembre dello scorso anno è stata fondata, da istituzioni, advertiser e giganti del digitale la Coalition For Better Ads, con lo scopo di salvaguardare l’esperienza degli utenti dalla pubblicità sconveniente, invasiva e fastidiosa. Tra i membri fondatori c’è anche Google, che da anni si impegna a rimuovere le “bad ads” dal suo network e rivela gli esiti della sua attività in un report annuale, il “Bad Ads Report” per l’appunto.
Le parole di Scott Spencer di Google
La nuova edizione del bollettino è presentata in un incontro virtuale con Scott Spencer, director product management for sustainable ads di Google, condiviso con le varie sedi Europee della società attraverso Hangout. «Il free open web è vitale per le persone, e gioca un ruolo decisivo nel mettere a disposizione di tutti le informazioni, di qualità, che ognuno cerca», dice Spencer. La pubblicità gioca un ruolo indispensabile per sostenere l’accesso a queste risorse, ma quando è “cattiva” rovina l’esperienza dell’utente, o peggio, diventa pericolosa. Alcuni banner, infatti, possono introdurre nei dispositivi dei software capaci di raccogliere dati sensibili e consegnarli a soggetti poco onesti.
Addio bad ads
Per mantenere “sano” l’ecosistema, Google si è impegnato a rimuovere le ads che violano le sue policy, eliminando, nel solo 2016, 1,7 miliardi di annunci. Una quantità più che raddoppiata rispetto al 2015. Sono state introdotte infatti due nuove leve: l’estensione delle policy a schermo delle pubblicità dei payday loans (prestiti a breve termine e ad alto interesse) e il potenziamento delle tecnologie, capaci ora di individuare ed eliminare le inserzioni “meschine” più velocemente. Il focus sugli annunci “trick to click” – quelli che si presentano come avvertimenti del sistema operativo ma sono dei trigger per scaricare malware – ha portato alla rimozione di 112 milioni di questo tipo di ads, un numero 6 volte maggiore rispetto al 2015 .
Numeri e tipologie di “Bad Ads”
Tra i trend dei criminali del web, quest’anno Google ha individuato: gli annunci per prodotti illegali, specialmente quelli farmaceutici, e ne ha rimossi 68 milioni per violazioni sulle norme sanitarie (12,5 in più rispetto al 2015); promozioni del gioco d’azzardo senza autorizzazioni istitutzionali, e ne ha bloccati 17 milioni; Annunci fuorvianti, quelli che pubblicano informazioni false e metodi miracolosi relativi a malattie, problemi di peso, body building e così via, cancellandone circa 80 milioni; annunci pericolosi su mobile o “self clicking”, che auto-attivano il download di una app, di cui 23.000 sono stati disabilitati nella piattaforma della società (aumento significativo sull’anno precedente); annunci che provano ad aggirare il sistema di policy di Google, e nel 2016 ne sono state intercettate 7 milioni; tabloid cloaking, una sorta di native advertising per le bad ads che ha debuttato quest’anno.
Prende le fattezze di una notizia, facendo leva su temi di attualità come elezioni, personaggi celebri o notizie recenti, ma rimanda a una pagina prodotto (tratto dalla lista di quelli fuorvianti). Nel 2016 sono stati bloccati oltre 1.300 account di inserzionisti, in modo da bloccare la ad e di impedire la pubblicazione di altre pubblicità del genere. Questa modalità, però, spesso va a segno perché maschera bene i fini maligni dietro una parvenza credibile. «Nell’intervento di dicembre 2016 abbiamo bloccato 22 inserzionisti che svolgevano questa pratica; erano riusciti a produrre un traffico di oltre 20 milioni di visualizzazioni in una sola settimana», aggiunge Spencer.
La ricaduta sui siti
A seconda della violazione, l’intervento sulle ads potrebbe rendere necessaria la sospensione del sito promosso da queste. Google nel 2016 è intervenuto su 47.000 siti che presentavano contenuti e prodotti legati a truffe sulla perdita di peso, su oltre 15.000 siti per via di software indesiderato e abbiamo disabilitato 900.000 annunci che contenevano malware, su 6.000 siti e 6.000 account che tentavano di pubblicizzare merce contraffatta, come per esempio imitazioni di orologi di design.
AdSense per monetizzare
“I publisher e i proprietari di siti web usano AdSense per monetizzare sui loro siti e sui loro contenuti grazie alla pubblicità. Le nostre policy rigorose servono proprio per mantenere le nostre piattaforme sicure e pulite per gli inserzionisti, gli utenti e i publisher. Quando un publisher viola le nostre policy, possiamo interrompere la distribuzione pubblicitaria sul suo sito, o perfino chiudere il loro account. Da molto tempo è in vigore una serie di policy che proibiscono ai publisher di AdSense di pubblicare annunci su siti che aiutano a ingannare gli altri, come siti che vendono falsi diplomi o esami copiati. A novembre, abbiamo esteso queste policy, introducendo una nuova policy AdSense sui contenuti ingannevoli, che ci aiuta a intervenire contro i proprietari di siti che nascondono informazioni sul proprio conto e ingannano le persone con i loro contenuti. Da novembre a dicembre dello scorso anno, abbiamo controllato 550 siti sospettati di ingannare gli utenti, compresi alcuni che impersonavano siti di notizie. Siamo intervenuti su 340 per violazione delle nostre policy e circa 200 publisher sono stati espulsi definitivamente dal nostro network”, conclude Spencer in una nota stampa successiva all’incontro.
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