Autore: Redazione
30/10/2023

Google Optimize, la fine di un’era; Black Pep traccia la nuova strada

L’A/B testing e il suo strumento principale dismesso da Big G nelle scorse settimane; i dubbi del mercato, le possibili soluzioni alternative nelle parole di Alice Morrone, Partner e Chief Experience Officer della nuova società di consulenza strategica nell’ecosistema Intarget

Google Optimize, la fine  di un’era; Black Pep traccia la nuova strada

Alice Morrone, Partner e Chief Experience Officer di Black Pep

C’era una volta Google Optimize, uno strumento di analisi e test web freemium di Google che consentiva di eseguire alcuni esperimenti volti ad aiutare gli esperti di marketing online e i webmaster ad aumentare i tassi di conversione dei visitatori e la soddisfazione complessiva dei visitatori. Alla fine dello scorso mese di settembre, il servizio è stato cancellato. In che modo reagire? Lo abbiamo chiesto ad Alice Morrone, Partner e Chief Experience Officer di Black Pep, nuova società di consulenza strategica nell’ecosistema Intarget (protagonista anche su DailyOnAir - The Sound Of Adv).

Possiamo fare una breve panoramica su cos’era Google Optimize e perché era uno strumento importante per le aziende che volevano aumentare le performance?

«Google Optimize era uno strumento di Big G utilizzato fare A/B testing, ossia per testare in contemporanea differenti versioni dei siti internet così da poter comprendere quale fosse la versione più performante. Era una soluzione fondamentale, anche se non diffusa tra tutte le aziende, per effettuare investimenti oculati in UX Design e Conversion rate optimization. Consentiva di sviluppare tecnicamente solo la versione più performante, non basandosi più solo sulle opinioni personali (“mi piace più questa o mi piace più l’altra versione”) ma su dati oggettivi. Il fatto che fosse gratuito ha creato la cultura del fare A/B Testing e ha abituato le aziende a basarsi su dati prima di scegliere tra più opzioni». 

Voi siete stati i primi a porvi la domanda di come colmare il vuoto, cos’è emerso dal confronto che avete realizzato?

«Dal confronto è emerso che le aziende non sono pronte a pensare al futuro dell’A/B Testing. Al momento la maggioranza è alle prese con Google Analytics 4, con dati che non tornano e confronti non praticabili. Questa è la priorità. Optimize è sempre stato un prodotto “in combo” con Analytics, per questo molti hanno aspettato e tuttora attendono che Google integri delle funzioni di A/B Testing direttamente in Analytics. Ma Google sembra proprio voler abbandonare la strada dell’A/B Testing, suggerendo piuttosto l’integrazione di tool di terze parti».

Come è stata la risposta delle aziende all’evento che avete tenuto sulla fine di Google Optimize? Hanno risposto soltanto i vostri clienti o anche realtà esterne alla vostra rete di stakeholder?

«La risposta all’evento è stata ottima, hanno partecipato sia clienti sia prospect sia concorrenti. Poi, certo, resta un tema di nicchia, almeno per il momento. La cultura della sperimentazione implica un certo cambio culturale anche nel modo in cui si prendono le decisioni. Non tutte le aziende sono pronte a investire per ottenere dati a supporto che potrebbero contraddire le Hippo (Highest Paid People Opinions) e in generale a pensare performance-driven». 

Le alternative di cui avete parlato sono cinque: VWO, AB Tasty, Optimizely, Amplitude e Kleecks; in cosa differiscono tra loro e rispetto a Google Optimize? Le considerate ottime o solo un ripiego momentaneo?

«Abbiamo scelto VWO, AB Tasty e Optimizely perché sono quelle ufficialmente consigliate da Google e abbiamo affiancato Amplitude e Kleecks che non sono piattaforme che nascono per fare A/B Testing ma che hanno avvicinato questa funzionalità alle tante altre features per cui invece sono state nativamente progettate. Per capire le differenze con Optimize consiglio di riascoltare l’evento (CLICCA QUI). In generale sono piattaforme più evolute, e infatti non sono gratuite, che spesso sfruttano le potenzialità dell’intelligenza artificiale e delle segmentazioni evolute per personalizzare l’esperienza utente e analizzare l’andamento degli esperimenti. Non sono un ripiego momentaneo, al contrario: è un’ottima occasione per fare il salto di qualità». 

Che consiglio darebbe alle aziende che leggono?

«Direi loro di informarsi su tutte le alternative a Google Optimize esistenti, con relativi pro e contro in base anche ai volumi e agli obiettivi di ciascuno. Perché se non si mette a budget ora uno strumento alternativo, si rischia poi di dover aspettare un anno, perdendo un importante vantaggio competitivo e una fondamentale leva di riduzione degli sprechi su tutto il 2024».