Autore: Redazione
17/03/2017

Google arruola 10mila persone per verificare il suo algoritmo contro le fake news

Varato il bottone “offensive-upsetting”, per segnalare contenuti per evitare che non accadano più errori

Google arruola 10mila persone per verificare il suo algoritmo contro le fake news

Google tira fuori l’artiglieria per contrastare il fenomeno delle fake news: la compagnia ha raccolto il suo esercito di 10mila verificatori indipendenti allo scopo di individuare e segnalare contenuti ritenuti “offensivi e sconvolgenti” tra i risultati del suo motore di ricerca. L’obiettivo è evitare che non accadano più errori come quello dell’indicizzazione del sito neo-nazista e negazionista Stormfront nell’ambito di una ricerca sul reale accadimento dell’Olocausto, o l’inserimento in cima ai risultati di un blog wordpress contenente dati inesatti, inerenti a una ricerca relativa ai voti ricevuti dai candidati alle elezioni presidenziali americane del novembre scorso.

I “quality raters” assoldati da Big G sono gli stessi che la società utilizza per accertare la qualità e il funzionamento dei propri sistemi. Questi hanno dovuto esprimere la propria opinione su una serie di chiavi di ricerca per poi assegnare dei punteggi sul grado di soddisfazione della user experience. A partire da questa osservazione costante Google ha varato il bottone “offensive-upsetting”, senza però specificare la reale ragione del lancio. In concreto, nel caso una ricerca sul tema dell’Olocausto restituisse tra i suoi risultati Stormfront, il fatto dovrà essere segnalato a Google. Se la stessa ricerca, spiega il Guardian che negli ultimi mesi ha lavorato assiduamente per monitorare la diffusione di contenuti inoffensivi e non veri sulle piattaforme e sul motore di ricerca, generasse un link di History Channel, allora non dovrebbe essere segnalata.  In ogni caso, finora, la maggior parte delle pagine finite nel mirino è già considerata dal motore di ricerca qualitativamente scarsa. Tuttavia i giudizi degli oltre 10mila verificatori non hanno nessun impatto: è Google in base ai feedback a valutare la bontà del suo algoritmo. E ciò significa che se un contenuto viene segnalato, sarà solo identificato come tale.