Autore: Redazione
12/12/2016

Good Move, le sfide si chiamano video e native

La società si appresta a raggiungere il break even e prepara Good Video, mentre a continua a spingere sul native, forte di una partnership esclusiva con Adyoulike. L’intervista a Massimo Vimini e Francis Turner

Good Move, le sfide si chiamano video e native

Ci sono sfide che bisogna comprendere, affrontare e governare. Specialmente nel digital. Il native e il video sono alcune di queste e sono forse quelle che più negli ultimi anni hanno impegnato gli operatori di tutta la industry. È il caso di Good Move, start-up innovativa specializzata in Programmatic Advertising fondata da Alessandro Mandelli e Massimo Vimini, che nel giro di due anni si è affacciata sul mercato cercando di conformare una proposta commerciale rispetto alle richieste della domanda. Ed ecco perché, a cavallo tra questo e il prossimo anno, la struttura ha pensato di aumentare il livello qualitativo della propria offerta, lavorando in modo importante sia sul native, grazie a una partnership esclusiva con Adyoulike (di cui è reseller esclusivo per il mercato italiano), sia sul video, attraverso una soluzione proprietaria. Allo IAB Forum DailyNet ha incontrato Massimo Vimini, Country Manager Good Move, e Francis Turner, CRO e UK Managing Director Adyoulike.

L’anno del consolidamento sulla spinta del native

«Se l’anno scorso è stato di set up, questo è stato quello del consolidamento - ha affermato Vimini a DailyNet -. Abbiamo assunto un sales director (Anna Squassabia, ndr) e stiamo proseguendo nel lavoro di costruzione del team, che porterà all’ingresso di nuove risorse. Posso dire che in casa Good Move c’è grande fermento, con un grande vantaggio: siamo indipendenti e possiamo reagire rapidamente a situazioni e opportunità». Opportunità che si sono presentate in tema di native advertising. «Era da tempo che stavamo ragionando sulla possibilità di allargare il raggio d’azione alla pubblicità nativa e stavamo tenendo sotto osservazione il mercato per capire quale fosse il momento migliore. In contemporanea abbiamo scoperto Adyoulike, ma già conoscevo Francis Turner da un po’ di tempo, e abbiamo deciso che quel momento era arrivato. È stato un amore a prima vista con Adyoulike e attraverso questa partnership riusciamo a mantenere fede al nostro obiettivo, vale a dire fornire agli editori una capacità di monetizzazione il più completa e profonda possibile». Oggi Good Move lavora soprattutto con realtà editoriali medio piccole, focalizzate su entertainment, female e automotive, oltre ad avere un’apertura nei confronti dell’area news. Good Move collabora con circa un’ottantina di publisher e la sua reach è di circa 5,1 milioni di utenti unici (dati Audiweb Settembre 2016). «A livello economico siamo molto vicini al raggiungimento del break even», ha detto Vimini.

Una piattaforma aperta

«Un’altra caratteristica che vorrei sottolineare della nostra piattaforma è la sua apertura verso l’esterno: noi, infatti, dotiamo i nostri editori di una piattaforma completamente gratuita che può essere utilizzata per la compravendita pubblicitaria», ha dichiarato ancora Vimini, che non ha mostrato grande preoccupazione in tema di viewability e ad blocking. «Sul primo fronte siamo totalmente trasparenti: i nostri clienti hanno massima possibilità di scelta; sul secondo la percentuale attuale di adozione sul nostro network, attorno al 10/15% e in linea con il resto del mercato, non ci impensierisce più di molto. Il nostro approccio, qualora questo valore aumentasse, sarebbe deciso: escluderemmo gli utenti che usano l’ad blocking dai siti e non pagheremmo mai gli ad blocker come AdBlockPlus per avere accesso a chi lo utilizza».

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La novità si chiama Good Video

Infine, Vimini ha voluto dare un assaggio di quella che è una delle principali novità di prodotto in cantiere per l’anno prossimo, Good Video. «Non voglio anticipare molto. Per ora siamo in fase di test con gli editori in concessione, la piattaforma è dunque ancora chiusa e sempre gratuita. L’obiettivo di una soluzione del genere è quello di stimolare la monetizzazione dei nostri editori, sapendo che la produzione di filmati è costosa, lo streaming anche peggio, e che per gli editori più piccoli uno strumento come Good Video sarebbe una fonte non solo di risparmio ma anche di ricavi aggiuntivi».

La partnership con Adyoulike

«Abbiamo osservato il mercato italiano e abbiamo pensato che la partnership tra Adyoulike e Good Move fosse una grande opportunità, perché gli editori sono alla ricerca di nuove vie di monetizzazione e tutto il comparto è ricettivo rispetto a quanto di nuovo può esserci, in ambito tech come in quello delle idee», ha esordito Turner. «Il feedback da parte del mercato è stato molto rapido: nel giro di quattro mesi abbiamo attivato una dozzina di nuovi clienti e sviluppato diverse campagne con quelli già esistenti. Credo che la risposta sia stata immediata grazie soprattutto agli incrementi di business che il native dà», ha aggiunto Turner.

Un native diverso

Con una presentazione al mercato, a giugno di quest’anno, Good Move ha ufficializzato l’intesa esclusiva con Adyoulike, una realtà da 10 milioni di dollari di fatturato nel 2015 e da 20 milioni quest’anno. «Abbiamo aperto la società nel 2011 in Francia, quando il native era una modalità di comunicazione ancora quasi per niente diffusa - ha spiegato Turner -. Il nostro modo di interpretare e fare native è diverso: non siamo operativi attraverso il content recommendation. Il nostro business si basa sull’in-feed e devo dire che in Europa siamo stati i primi». Oggi la società ha uffici a Parigi, Londra, New York ed è operativa in vari Paesi attraverso partnership esclusive come quella in Italia con Good Move. «Siamo attivi in Germania, Spagna, Medioriente e Sud America e stiamo guardando all’Asia». L’azienda può, infatti, contare su accordi di prestigio, come quello stretto con Condé Nast e su un rapporto ormai duraturo con piattaforme quali The Trade Desk, AppNexus o Mediamath.

Programmatic & Tecnologia

«Proprio il programmatic è una delle aree a maggiore crescita per noi. Se l’anno scorso la sua quota era del 10% nei primi sei mesi è arrivata fino al 25% e il trend è in costante sviluppo - ha continuato Turner, che ha poi sottolineato il ruolo della tecnologia per la sua società -. Da poco abbiamo integrato IBM Watson, in grado di leggere i contenuti per decidere poi come abbinare le pubblicità native. Penso che si tratti di una feature capace di elevare il livello del native in generale, in quanto il tema del delivery è fondamentale».