Common, la sostenibilità al servizio dei brand: con prospettiva di crescita del 35\40% quest’anno
Claudio Accardi, CEO dell’agenzia, e Julian Enrico Danelutti, CEO di Common Consulting, ne commentano il posizionamento e spiegano le nuove normative che entreranno in vigore a partire dal 2026

Claudio Accardi e Julian Enrico Danelutti
La parola magica in materia di sostenibilità è CSRD, acronimo di Corporate Sustainability Reporting Directive che nel 2024 ha sostituito la NFRD, a sua volta acronimo di Non-Financial Reporting Directive, che era invece la normativa di riferimento fin dal 2017 (con la delibera n. 208). È sulla CSRD che gioca le sue carte Common, fondata nel 2020 (coraggiosamente in piena pandemia) da Claudio Accardi, forte di una passata esperienza su progetti di comunicazione corporate per Investor Relations, CSR e Comunicazione Interna, e da Julian Enrico Danelutti, anche lui con una passata esperienza in Comunicazione Corporate ed ex atleta professionista della pallacanestro.
La mission
Common nasce facendo della sostenibilità la sua mission e, da subito, unisce consulenza e creatività (fra le poche in Italia ad avere le due sezioni) nella realizzazione di strumenti di comunicazione. A gennaio 2024 il salto di qualità. Common, di cui è CEO Accardi, nata per fornire una proposta integrata di comunicazione corporate di valore, amplia i suoi orizzonti e avvia una nuova unit, Common Consulting (di cui è CEO Danelutti) focalizzata sulla consulenza e sulla creazione di contenuti corporate strategici di alto livello. Un ampliamento più che mai necessario, viste le nuove normative sulla sostenibilità e la complessità di competenza e di interventi da parte delle aziende interessate. Fino al 2023, infatti, la direttiva NFRD stabiliva come principale standard internazionale per il reporting di sostenibilità lo Standard GRI (Global Reporting Initiative) che includeva tre ambiti principali: ambientale, sociale e governance, l’ESG appunto (acronimo di Evironmental Social Governance). Che ora però non si ferma ai confini dell’organizzazione, ma si estenderà all’intera catena del valore. Fino allo scorso anno, quindi, erano solo le società quotate ad avere l’obbligo di rendicontare l’attività con report di sostenibilità.
La nuova normativa
Il 25 settembre 2024 è entrato ufficialmente in vigore il decreto di recepimento italiano, D.Lgs. 2024/125 (pubblicato sulla GU n. 212 del 10 settembre 2024) della CSRD (Direttiva 2022/2464) che prevede l’ampliamento dei soggetti interessati. Con l’introduzione della CSRD la platea per la dichiarazione non finanziaria è estesa anche alle grandi imprese che nel 2026 dovranno rendicontare sull’anno fiscale 2025 e, dal 2027 anche alle Pmi, agli istituti di credito di piccole dimensioni e alle assicurazioni che dipendono da un gruppo, sull’anno fiscale 2026. Questo cambiamento richiede una maggiore coerenza e integrazione tra dati finanziari e non finanziari, portando a una comunicazione più tecnica e meno immediata. La nuova normativa parla di società con più di 50 milioni di fatturato, 250 dipendenti e/o uno stato patrimoniale superiore ai 25 milioni. L’obbligatorietà scatta quando ci sono almeno due delle tre caratteristiche. Così le grandi aziende dovranno raccogliere dati non solo sulle loro operazioni interne, ma anche su quelle dei loro fornitori e partner, molte delle quali sono piccole e medie imprese. Questo implica che anche le Pmi, pur non essendo direttamente soggette agli obblighi di reporting della CSRD, saranno anch’esse indirettamente coinvolte. Svolta storica, quindi, con la CSRD che comporta, di fatto, la rendicontazione sulla sostenibilità anche per le large company e per le Pmi. Così il numero di società soggette agli obblighi di rendicontazione sulla sostenibilità, solo in ambito Ue, passerà da circa 11.700 società e gruppi a oltre 49.000. “In Italia poi ci sono molte imprese familiari. È chiaro che queste aziende dovranno fare un salto per essere attrattive”, dicono Accardi e Danelutti.
I trend
Con una quarantina di clienti doc, tra cui Amplifon, Campari Group, Cassina, Cimbali, Elica, Pirelli, Poltrona Frau, Prysmian, WeBuild, circa 200 progetti all’attivo, 25 specialisti in organico (collaboratori compresi), un fatturato di poco sotto il milione nel 2024 e una previsione di chiusura 2025 con un incremento del 35-40% (grazie a un nuovo mercato), Common sembra vivere, ora, una prospettiva ancora più favorevole. Se prima infatti il picco del lavoro era tutto concentrato nella fase di elaborazione dei bilanci delle società quotate (febbraio, marzo e aprile) ora si estende anche a maggio e giugno, periodo di bilanci per le grandi società e, nel resto dell’anno per le Pmi. Common e Common Consulting seguono i clienti per la parte ESG, dai bilanci alla reportistica, dal posizionamento della società al sito web dedicato, semplificando documenti complessi di 70-80 pagine in strumenti di comunicazione più comprensibili e digeribili.
Le case history
Qualche case history? Il Sustainability Company Profile realizzato da Common per Camparino in Galleria è un esempio emblematico di come un approccio strategico alla comunicazione ESG possa trasformarsi in un potente strumento di crescita e differenziazione anche per chi non ha obblighi informativi. Per Prysmian, leader mondiale nei sistemi in cavo per energia e telecomunicazioni Common ha realizzato il sito web dedicato al Bilancio Integrato. Per Cimbali Group (società italiana leader nel settore delle macchine per caffè) ha creato un progetto editoriale che pone l’accento sulla sua visione del futuro attraverso uno storytelling e un sistema visivo guidati da un concept appositamente creato “Our blend for the future”. Il design grafico del Report è stato curato nei minimi dettagli, a partire dall’utilizzo di illustrazioni, artwork e icon set creati ad hoc. Oppure la realizzazione del sito Corporate per Unieuro o di un At a glance per Webuild.