Alejandro González Iñárritu: “Negli spot pubblicitari ogni secondo diventa importantissimo”
Il regista vincitore di 4 premi Oscar è intervenuto a Cannes sui linguaggi di comunicazione. Intanto si discute di creatività con Tham Khai Meng, co-chairman di Ogilvy & Mather

Non è raro sentir parlare di un dualismo tra creatività e dati. E non è nemmeno sbagliato. Informazioni e ricerche sui comportamenti e le preferenze delle audience possono suggerire delle possibili strade, ma la scelta del concetto e del linguaggio con cui esprimerlo è una prerogativa unica dell’immaginazione. Ogni media ha le sue caratteristiche, è normale, ma ci sono personaggi trasversali che sono riusciti a ripensarsi per ognuno di essi. Durante il Festival della Creatività di Cannes, Ogilvy & Mather ha organizzato l’intervento “Ogilvy & Inspire: Oscar-Winning Director Alejandro González Iñárritu, durante cui il regista si è raccontato a Tham Khai Meng, co-chairman and worldwide chief creative officer, Ogilvy & Mather, rivelando pratiche, ragionamenti e filosofie che danno forma al suo storytelling.
Come si prepara González Iñárritu a girare film come “The Revenant”?
Non è un film facile da girare, perché bisogna tener conto di tutte le problematiche che potrebbero occorrere con la location. Il meteo in paesaggi del genere è spesso molto instabile e bisogna stare attenti a mantenere condizioni climatiche omogenee durante le scene. Non c’è modo di prepararsi in anticipo, bisogna solo stare pronti. Ho dovuto comunque studiare alcune nuove tecniche per scene particolari, come le sparatorie a cavallo riprese da lontano
Le musiche all’interno del film sono molto particolari. Che rapporto ha con questa espressione artistica?
Dentro ognuno di noi c’è un vasto campo di emozioni, e ci sono molti modi per stuzzicarle. Io penso che la musica sia la forma d’arte più pura. Non c’è un linguaggio, non ci sono per forza parole, non c’è niente insomma da razionalizzare. E lavorare sulle musiche forse è la parte del mio lavoro che preferisco. È stato bellissimo per esempio lavorare con Sakamoto.
Com’è stato lavorare con lui?
L’ho incontrato in radio, e mi piaceva già tantissimo la sua musica. Gli ho chiesto di poter usare alcuni suoi brani per un mio film e lui si è subito mostrato molto disponibile, concedendomeli gratuitamente. Poi mi sono trovato nella necessità di modificarli, allora l’ho chiamato per chiedergli cosa ne pensasse e lui mi ha risposto: “fai quello che vuoi!” Aveva completa fiducia in me.
Come è iniziata l'esperienza di Iñárritu in radio?
Un po’ per caso avevo partecipato a un casting per lavorare in una radio messicana. Mi hanno lasciato uno spazio creativo molto ampio potevo passare tutta la mia musica preferita e raccontare storie. Ho imparato a intrattenere le persone per 3 ore di fila. Ho iniziato poi a lavorare per la tv e il mio stile è piaciuto ad alcuni brand che mi hanno chiesto di scrivere qualcosa per loro. Così ho fatto esperienza anche nell’adv.
Che differenza c’è tra i vari tipi di linguaggi?
Gli spot sono stati importanti perché mi hanno dato la possibilità di sperimentare linguaggi sempre nuovi. Lavorare su progetti del genere mi ha costretto a sviluppare la mia capacità di sintesi e mi ha messo di fronte a una verità: ogni secondo è importantissimo. Gli spot sono come piccoli film, come una goccia che sintetizza l’oceano
Lo stile di Iñárritu è molto complesso, dipende anche dalle tue differenti esperienze?
Già dal primo film ho iniziato a mescolare e intrecciare diverse trame narrative. Ma poi ho utilizzato diversi stili differenti. Il mio background ha sicuramente influito
Qual è il futuro dello storytelling? Come consideri realtà virtuale e realtà aumentata?
Dipende dai film. Per esempio Birdman è stato un esercizio mentale, in cui mi sono messo nella testa di un potenziale suicida e ho provato a immaginare tutti dialoghi interni psicologici che potesse fare. In questo caso non so quanto possano essere utili queste due tecnologie. Per quanto riguarda “The Revenant”, invece, ho provato a riprodurre un’esperienza sensoriale. Pochi dialoghi, trama molto semplice. In questo caso la realtà virtuale avrebbe aggiunto ancora più carica al film. In ogni caso sono davvero affascinato da queste tecnologie