Autore: Redazione
27/06/2016

Il digitale ha contaminato ormai anche Hollywood

Maurice Lévy, chairman e ceo di Publicis Groupe, e il proprietario della Weinstein Company, riflettono sul ruolo dell’adv e dei content player nel mondo cinematografico

Il digitale ha contaminato ormai anche Hollywood

Abbiamo tutti presente che cosa sia e che cosa rappresenti il sogno americano, che trova una giusta reincarnazione nel mito cinematografico di Hollywood. Ma oggi anche questo mondo sembra non godere più di tutte quelle certezze che lo hanno reso celebre, soprattutto dopo la disruption guidata da social media, Netflix e Amazon. Sono cambiati i modi di produrre film e di fruire degli stessi, ogni giorno sul web nascono potenziali stelle dello show business e startup come Screening Room propongono alternative visioni cinematografiche direttamente nel salotto. E allora quale sarà il futuro di questa industry e il suo rapporto con l’advertising? A queste domande hanno provato a rispondere Maurice Levy, chairman e ceo di Publicis Groupe, e Harvey Weinstein, proprietario dell’omonima casa di distribuzione e promozione nonché vincitrice di 82 premi Oscar. «L’advertising gioca un ruolo importante nel campo cinematografico e televisivo, ma ha bisogno di adottare una posizione più defilata. È necessario un dialogo costruttivo tra advertiser e film producer, la collaborazione sta alla base di una strategia vincente per coinvolgere i consumatori. Per esempio, non sono contro il product placement nei film, però non bisogna esagerare. Il progetto iniziato con Lexus, che prevede la realizzazione di brevissimi filmati, non ha visto la partecipazione di nessuna automobile o contenuto volutamente brandizzato: siamo stati prudenti e discreti nel fare comparire i marchi», spiega Weinstein incalzato da Levy. Il rapporto con il digitale Incalzato dalle domande del ceo di Publicis Groupe, host dell’evento, un divertito Harvey Weinstein ha riflettuto sull’impatto del digitale nel mondo dei film. «Il settore sta attraversando profondi cambiamenti come risultato della disruption digitale, facendo notare come sia aumentato in modo esponenziale la visione di film su dispositivi mobili. Se Netflix è nato come un content player alternativo ai modelli della grande distribuzione e sta già facendo registrare ottime performance nel mondo, Amazon ha imboccato la stessa strada. «Penso che Google e Apple non siano molto distanti dall’entrare nel business di produzione dei contenuti cinematografici. Godono di una pipeline privilegiata. Netflix e Amazon sono state come manna dal cielo per il nostro comparto perché hanno smosso le acque del mercato, spiega Weinstein, accendendo i riflettori su “Marco Polo”, il programma Netflix della Weinstein Company.