Autore: Redazione
29/01/2024

In difesa della reputazione online, la sfida raccolta da Tutela Digitale

Una struttura nata da una costola della spagnola Red Points, che si muove per salvaguardare individui e aziende preda di notizie false, poco correte o anche soltanto obsolete che possono provocare danni a breve e a lungo termine. Parola ai due co-founder Sveva Antonini e Gabriele Gallassi

In difesa  della reputazione online, la sfida raccolta da Tutela Digitale

Sveva Antonini e Gabriele Gallassi, founder di Tutela Digitale

La Rete e le sue opportunità, il web e i suoi rischi, sottostimati, non considerati. Come si suol dire: le parole volano, scripta manent. Serve uno scudo, una protezione, una tutela. Si chiama Tutela Digitale (https://www.tuteladigitale.it/) e nasce in seno alla società spagnola Red Points tra i leader indiscussi nella lotta alla contraffazione online a livello globale, da un’intuizione di Sveva Antonini e Gabriele Gallassi, consapevoli dell’importanza e della necessità di mettere a disposizione di tutti strumenti in grado di monitorare la rete e risolvere le problematiche di reputazione online. Il web non rispecchia solo l’immagine aziendale, ma parla e racconta di persone, definendone l’identità virtuale e, di conseguenza, la loro percezione all’interno della rete; da questa convinzione Tutela Digitale, pur continuando a rappresentare Red Points in Italia in ambito di tutela della proprietà intellettuale online, inizia un percorso incentrato sulla difesa della reputazione in Rete di privati ed aziende. Per questa ragione, il gruppo ha sviluppato LinKiller, piattaforma web (www.linkiller.com/) e applicazione disponibile nei principali store che permette, in modo semplice e veloce, l’eliminazione o la deindicizzazione dalla rete di contenuti ritenuti lesivi e diffamatori come foto e video non autorizzati, notizie datate che non rispettano più il diritto di cronaca, pagine e profili falsi sui social network, dati riservati, ecc… I due co-founder Sveva Antonini e Gabriele Gallassi (ospiti di DailyOnAir - The Sound Of Adv) raccontano basi, prospettive e progetti di Tutela Digitale.

Come nasce Tutela Digitale e con quali obiettivi?

«Nel 2014 abbiamo iniziato la nostra avventura: siamo partiti in seno a Red Points, per poi renderci conto che le problematiche non erano legate solo alla pirateria ma riguardavano anche la sfera personale e aziendale e le loro rispettive reputazioni digitali. Abbiamo quindi unito il background legale a quello tecnologico per salvaguardare privati e imprese».

Quali sono i settori maggiormente colpiti da queste problematiche presenti in Rete?

«Abbiamo un duplice progetto di clientela, aziende e privati; nel primo caso ci troviamo di fronte a crisi di tipo reputazionale, mentre il privato può subire a largo spettro problemi come il caricamento di foto e video, presenza di articoli sulle piattaforme social e sulle pagine delle testate che non rispecchiano la realtà. C’è poi una categoria crescente, che fa leva sui contenuti immessi personalmente di cui si perde il controllo; qui entriamo nel territorio “Onlyfans” che recentemente ha raggiunto un nuovo picco di richieste da persone postano contenuti o immagini a pagamento che vengono hackerate e distribuite ovunque; sono casi in cui risulta di fondamentale importanza il monitoraggio. Certo, ci si augura che le singole piattaforme riescano a organizzare forme di protezione più forti, anche perché il web è un territorio vastissimo in cui circola di tutto e non è difficile rubare un contenuto e pubblicarlo, come del resto appare quasi impossibile rintracciare i responsabili, cosa quest’ultima che non ci compete. Il nostro focus è sulla salvaguardia del contenuto. Altro filone è legato alle problematiche giudiziarie, con notizie vecchie che rimangono online, con i diversi gradi di giudizio di un processo che non vengono aggiornati, con sentenze di colpevolezza che nel corso del tempo sono diametralmente cambiate, ma non sul web».

Quali punti vengono maggiormente toccati per rovinare la reputazione digitale?

«I casi sono svariati. Prevale soprattutto il settore dell’immagine, la Rete è molto incentrata sull’immagine, speso lesa da pubblicazioni senza autorizzazione».

Come può essere valutato un successo raggiunto da Tutela Digitale?

«In media raggiungiamo l’80% del successo sui casi lavorabili. L’aspetto social ha moltiplicato tutto ma, a differenza di quello che si crede, si può fare sempre qualcosa per attivarsi sulle problematiche web che ledono facilmente diritti come il copyright e il diritto all’oblio. E poi, soprattutto, occorre avere educazione digitale: spesso sono i non nativi digitali che causano danni a se stessi; abbiamo avuto clienti che magari inserivano commenti polemici e i loro nomi si venivano indicizzati, per poi rimanere anche se avevano nel mentre cambiato idea. Mettiamoci in testa, una volta per tutte, che in rete rimane tutto e ci resta per sempre, occorre pensare due o tre volte prima di inserire foto e commenti».

Ci sono casi non lavorabili?

«Assolutamente sì, legati a processi giudiziari e a situazioni di cronaca; quando una notizia viene pubblicata non si può intervenire, il diritto all’informazione è basilare. Ci sono altre situazioni in cui non interveniamo per un nostro codice etico, ulteriori finiscono magari in siti ‘difficili’ da raggiungere, senza contare il dark web e lì diventa veramente complesso intervenire».

Che differenze ci sono tra Italia, Europa e resto del mondo?

«Tutto il mondo non è Paese: da una parte abbiamo l’Europa che ha precise normative di riferimento, GDPR e il diritto all’oblio e quindi tra i vari Stati c’è una certa uniformità, ma fuori dal Vecchio Continente le cose cambiano: negli Stati Uniti il diritto all’informazione è molto più forte e da quelle parti il diritto all’oblio spesso neanche esiste. In altri Paesi rimuovere contenuti è un qualcosa di inesplorato: abbiasmo avuto clienti provenienti dalla Nigeria che di norma in questo senso ne ha proprio poche. Insomma, non esiste una linea retta sull’argomento». 

Quali saranno i prossimi step dell’azienda?

«Stiamo lavorando sull’AI, per avere la possibilità di essere tutelati anche sui motori di ricerca che si basano sull’Intelligenza artificiale. In seguito lanceremo LinkMonitor, software e presto anche app utile per monitorare in maniera costante te il proprio nome e il suo utilizzo. Più si va avanti e più serviranno strumenti sempre più affinati. Sia come sia, l’AI è fondamentale e può aiutarci anche sul fronte delle immagini per scovarne modifiche e repliche, anche quando non siano subito visibili all’interno di Google».