Condé Nast Italia chiude il sistema Glamour e punta sul digital per raggiungere i target giovani
Il brand esce di scena dopo 27 anni; spiega l’Amministratore Delegato Fedele Usai: «Dobbiamo realizzare prodotti che siano in grado di intercettare il pubblico nei prossimi anni»
Fedele Usai
Condé Nast Italia chiude il mensile Glamour dopo 27 anni di pubblicazioni, seguendo l’esempio dell’edizione americana dove però è sopravvissuta la versione digitale. Nel nostro Paese invece si è deciso di concludere l’esperienza sia del cartaceo sia dell’edizione online, che interromperanno le pubblicazioni all’inizio del 2020. «Il mio obiettivo è realizzare prodotti che siano in grado di intercettare il pubblico nei prossimi anni. Il brand Glamour continua a produrre fatturati importanti, ma il suo target si è decisamente spostato sul digitale e sul mobile. La carta non è in grado di raggiungere una diciottenne di oggi» spiega l’Amministratore Delegato di Condé Nast Italia, Fedele Usai. Il “bei tempi” in cui le giovani lettrici strappavano le pagine del giornale e si presentavano nei negozi sono passati. Per raggiungere il pubblico delle 15-25enni, e i relativi investimenti pubblicitari, l’editore punta sui contenuti digital, che verranno dirottati principalmente su vanityfair.it. Il Gruppo vanta una web audience complessiva di oltre 30 milioni di utenti unici (dati Webtrekk), di cui 22 milioni costituita dal pubblico femminile, e una fanbase di oltre 17 milioni di persone, in crescita dell’11% nel 2019 sull’anno precedente, trainata principalmente da Vogue e Vanity Fair. Nella redazione online del settimanale atterreranno anche i giornalisti dedicati ai contenuti digitali di Glamour. Complessivamente sono 15 i lavoratori impiegati attualmente sul brand, del quale chiuderanno anche gli account social.
Le strategie per il 2020
«Nei prossimi mesi ci concentreremo sul consolidamento degli altri marchi, e degli importanti investimenti affrontati in tecnologia, nelle piattaforme digitali e nello sviluppo internazionale della Cucina Italiana» dice Usai, senza dimenticare il Frame Store di Condé Nast, di prossima apertura. Si tratta del primo experience store del Gruppo, 300 metri quadrati tra piazzale Cadorna e via Carducci, di fianco alla sede della casa editrice, dedicati alla ristorazione con un bar aperto sei giorni su sette dalle 8:00 alle 22:30, e alla consultazione degli archivi Condé Nast. Lo store sarà inaugurato ufficialmente il prossimo gennaio, ma l’apertura è prevista già a dicembre. Ci sarà anche un settore riservato alla Cucina Italiana totalmente ‘consumer oriented’. Di quest’ultima, Condé Nast registra il successo sia sul fronte della scuola, la prima in Italia con 10mila iscritti, sia del piano di internazionalizzazione del brand lanciato negli Stati Uniti e in Canada. «Precisiamo che gli investimenti per alcune decine di milioni sono stati totalmente spesati con la cassa e non capitalizzati» sottolinea l’Amministratore Delegato. L’azienda sta anche riportando all’interno la realizzazione dei libri e dei prodotti editoriali per terzi.
Gli andamenti del 2019
Condé Nast registra andamenti in calo per la raccolta pubblicitaria ma migliori della media di mercato. Soffre molto la carta, il digitale riesce a portare a casa un andamento positivo grazie alle iniziative speciali, al native, al content mentre risente delle difficoltà che investono formati più tradizionali come la display. Sul totale, l’advertising online rappresenta il 25%. Complessivamente, il Gruppo dipende ancora molto dal business cartaceo, che pesa per il 65% sui ricavi. Al resto contribuiscono anche gli eventi. Si segnala un ritorno alla positività di GQ, «un risultato che non vedevamo da anni raggiunto grazie all’ottimo lavoro svolto dal direttore Giovanni Audifreddi in tema di rifocalizzazione su certe tematiche appealing sul target maschile, dallo sport al networking a cui si aggiungono eventi e verticalizzazioni». Usai esclude l’introduzione del paywall mentre annuncia ulteriori sviluppi delle attività di profilazione – sono un milione gli utenti ‘full profiled’ - «per capire sempre meglio in che direzione andare sul fronte della pubblicità ma anche dei contenuti».
La Cucina Italiana internazionale
Sono sette le città in cui viene distribuita l’edizione in inglese della Cucina Italiana, la più recente è Toronto, e il prossimo marzo saranno 13. Il progetto, totalmente ideato e finanziato da Condé Nast Italia, impiega attualmente una decina di persone di stanza a New York. L’offerta editoriale consta di un cartaceo trimestrale distribuito nei negozi Eataly, sito web, account social, eventi, scuola, due newsletter di cui una geolocalizzata.
I successi di Vanity Fair
Reduce dalla seconda edizione dell’evento ‘Vanity Fair Stories’, il settimanale diretto da Simone Marchetti diventa il fulcro d’attrazione delle nuove generazioni orientate al consumo di contenuti editoriali digital e social. L’implementazione di queste attività coinvolgerà anche gli altri brand, puntando su nuovi format e linguaggi cross-mediali per creare un dialogo circolare la community delle lettrici. A questo obiettivo contribuisce il brand ‘only social” Experience is lanciato due anni fa, che vanta una fan base di un milione di contatti. Vanity Fair è protagonista di un trend di crescita delle diffusioni che si conferma dallo scorso agosto, spiega Usai. Il ‘Vanity Fair Stories 2019’ si è chiuso con 21mila presenze «ed è il secondo evento dopo il Wired Next Fest». Sul web l’evento è stato seguito da 1,2 milioni di utenti, con 7,7 milioni di pagine viste sia sul sito vanityfair.it sia su vanitystories.vanityfair.it, entrambi in crescita rispetto allo scorso anno.I profili social di Vanity Fair Italia raggiungono 2,8 milioni di fan e follower con una crescita anno su anno del 6%. Oltre 350mila le visualizzazioni del live streaming trasmesso sulla pagina Facebook di Vanity Fair Italia e una social reach complessiva nelle due giornate di #vanityfairstories di 8 milioni.