CeRTA: riparte il turismo in Italia, l’adv delle destinazioni cresce del 22% nel 2021 rispetto al periodo pre pandemia
Presentata ieri a Milano la seconda edizione dell’indagine realizzata dal centro Unicatt diretto da Massimo Scaglioni in collaborazione con Publitalia

Il turismo in Italia è in ripresa ed è merito soprattutto degli italiani, che negli ultimi 12 mesi hanno trainato il comparto, ampliando il proprio raggio di interesse e scegliendo nuove mete mai visitate prime. Lo dice la ricerca “Comunicazione, media e turismo”, realizzata dal Centro di ricerca sulla televisione e gli audiovisivi (CeRTA) dell’Università Cattolica e Cattolica per il Turismo, in collaborazione con la concessionaria di Mediaset, Publitalia. La pandemia ha causato una contrazione del turismo internazionale pari al 71%, secondo la World Tourism Organization delle Nazioni Unite rispetto al 2019. In Italia siamo riusciti a tenere questo calo sotto il 60%, facendo meglio di altri Paesi europei, come la Francia (-72%) e la Spagna (-63%) e l’anno scorso abbiamo assistito a una ripresa trainata soprattutto dalla domanda interna. Secondo i dati Istat, nei primi nove mesi del 2021 l’Italia ha recuperato l’80% dei flussi pre pandemici grazie alle presenze interne, mentre quelle straniere sono ancora sotto al 50%. Il settore però resta strategico per l’economia nazionale, con un surplus dello 0,5% del pil.
L’Italia meta preferita
La seconda edizione dell’indagine è stata presentata ieri a Milano dal direttore del CeRTA Massimo Scaglioni: il nostro Paese è sempre una tra le destinazioni preferite dagli europei, con oltre il 60% delle preferenze. Un turista italiano su cinque ha scelto luoghi e destinazioni del territorio nazionale dove non era mai stato: una sorta di riscoperta del territorio nazionale che passa attraverso località non comuni, tra piccoli borghi e parchi naturali, selezionati dal 30% delle persone. La ricerca quantitativa condotta attraverso 4.800 interviste in Italia, Spagna, Francia, Inghilterra e Germania ha evidenziato anche che il 72% del panel vuole fare o farà un viaggio in Italia nei prossimi due o tre anni. Anche negli ultimi due anni un cittadino europeo su tre ha fatto un viaggio in Italia: campioni di presenze i turisti tedeschi (37%).
L’impatto della rappresentazione mediatica
La ricerca indaga anche sull’impatto che ha la rappresentazione mediatica sull’immagine del Paese e sui flussi turistici. Secondo i numeri del CeRTA, le produzioni audiovisive tra film, fiction, docu-serie e reality generano una reazione positiva nel 90% con solamente il 10% di indifferenza. Questo riscontro dà luogo a un 30% di fidelizzazione – turismo abituale -, e a un 60% di attrazione di nuovi turisti. L’esposizione a contenuti che parlino dell’Italia e delle sue attrazioni turistiche sollecita l’interesse e la volontà di programmare un viaggio nel 69% deli europei. Anche la pubblicità genera questo effetto in termini di engagement, con il 50% di ricordo effettivo e percentuali simili a quelle precedenti tra fidelizzazione e nuove destinazioni (35%-55%). «Nel corso dell’ultimo anno – spiega Matteo Cardani, General Manager Marketing Publitalia – gli investimenti pubblicitari da parte delle destinazioni turistiche sono cresciuti del 22% dal 2019 al 2021. La parte del leone la fanno le regioni, che sono passate dai 10 milioni di euro scarsi pre-pandemia agli attuali 23 milioni e oltre».
Obiettivo 20% del pil
«I contenuti mediali come fiction, film e documentari sono cruciali come veicolo di conoscenza del nostro Paese e possono aiutare la comprensione dei luoghi quali luoghi sociali non solo fisici», ha detto il rettore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore Franco Anelli, aprendo i lavori del convegno. «Dobbiamo adeguare l’offerta a una domanda che è cambiata in modo strutturale - ha precisato il ministro del Turismo Massimo Garavaglia -. Il nuovo turista vuole entrare nel contesto, vivere la comunità e avere l’esperienza del buon vivere che abbiamo in Italia. Le cose vanno bene: per la prima volta dopo molti anni abbiamo un dato di riempimento delle strutture ricettive superiore alla Spagna, nostro concorrente più forte in questo settore. L’industria del turismo vale circa il 13% del pil. Ma ci sono tutte le potenzialità per arrivare a un 20%».