Adesso non è più un mistero: al centro delle strategie di
Spotify siede il podcast. La società, infatti, ha confermato
le indiscrezioni di Recode riprese da DailyNet, annunciando l’acquisizione per circa 230 milioni di dollari di
Gimlet Media, società che realizza e diffonde podcast. Non solo: l’azienda svedese ha anche detto di aver rilevato
Anchor, una startup che consente alle persone di registrare e distribuire i propri podcast. E in arrivo ci sarebbero altre operazioni in quest’area, un segnale che il più grande servizio di streaming musicale al mondo non è indifferente al segmento dei podcast. Strategia che la pone anche in prima linea nella creazione di contenuti.
I perché dei podcast
Spotify ha spiegato agli investitori i perché di questa incursione: la crescita degli ascolti dei podcast consente di aumentare la crescita, l’engagement, la fidelizzazione degli utenti, oltre a garantire margini più elevati. La strategia di sviluppo per linee sterne, in questo senso non sarà l’unica.
La società, infatti, prevede investimenti per la produzione di contenuti in house. Per quanto riguarda i margini, è chiaro che la realizzazione e veicolazione di podcast hanno costi minori rispetto alla distribuzione di tracce musicali, spesso legate a diritti d’autore che incidono negativamente sulla profittabilità.
I risultati
Spotify oggi ha 207 milioni di utenti, in crescita del 29% year over year, di cui 96 milioni pagano l’abbonamento per poter fruire della versione senza pubblicità. I ricavi sono incrementati del 30% sfiorando gli 1,5 miliardi di dollari. L’utile netto si è attestato a 442 milioni di euro. I risultati sono stati inferiori alle attese degli analisti. La raccolta pubblicitaria ha raggiunto i 175 milioni di euro grazie a una spinta del 34%. Tra i formati, video e audio ha segnato progressi superiori al 40%., con il primo che sta aumentando il suo peso nel business di Spotify, seppur l’audio rimanga la prima fonte di ricavi. In una nota Spotify sottolinea la performance di Ad Studio, la sua piattaforma automatizzata per comprare pubblicità. Sono oltre 2.000 gli inserzionisti che l’hanno utilizzata a dicembre.