Autore: Redazione
11/11/2023

Aziende e sostenibilità, tra costi, conoscenza e tecnologia: il beauty targato Oltree

Un tema il cui hype appare sempre in crescita che nasconde una serie di difficoltà speso legate a un comunicazione deficitaria. Le parole di Barbara Vecchi, CEO e founder del brand di beauty

Aziende e sostenibilità, tra costi, conoscenza e tecnologia:  il beauty targato Oltree

Barbara Vecchi, CEO e founder di Oltree

In che situazione si trova il nostro Paese sul fronte della sostenibilità? Cosa fanno e come dovrebbero comportarsi le aziende? Secondo i dati ISTAT si stima che il 69% delle imprese manifatturiere, a giugno 2023, abbia intrapreso azioni di sostenibilità. Tra queste, il 56,2% segue pratiche di tutela ambientale, il 60,9% iniziative di sostenibilità sociale e il 39% ha svolto azioni di sostenibilità economica. Ma se analizziamo il profilo dimensionale, sono le grandi imprese quelle che intraprendono maggiormente azioni di sostenibilità (90,9%); tale quota scende al 46,7% per le imprese di minori dimensioni. Indecisioni, dubbi, poca conoscenza imperano. Ma non mancano anche difficoltà legate all’andamento del mercato. Insomma, cosa devono fare le PMI per aderire in maniera naturale a filosofie e politiche sostenibili? Ne parliamo con Barbara Vecchi, CEO e founder di Oltree (protagonista di DailyOnAir - The Sound Of Adv), società Benefit (https://www.oltree.it/), sostenibile per nascita, che si impegna quotidianamente per avere un impatto positivo, concreto e misurabile sulla vita delle persone e sul pianeta attraverso prodotti di bellezza interamente realizzati in Italia a base di iperfermentato di ciliegia di Vignola. 

Sostenibilità e imprenditoria: a che punto è il settore delle PMI?

«Le PMI sarebbero perfette per portare avanti la tematica, ma è indubbio che le dimensioni penalizzino non poco, sia sul fronte degli investimenti sia su quello direttamente collegato all’informazione/formazione»

Quali punti occorre toccare per essere sostenibili al giorno d’oggi? 

«I focus riguardano le emissioni di Co2, lo spreco dell’acqua e l’eccessiva cementificazione. Ma non dimentichiamo le problematiche legate all’aspetto sociale, e quindi il rispetto degli addetti ai lavori, dei fornitori e delle nuove generazioni che interpretano in maniera differente il mercato». 

Quanto pesa in termini di costi abbracciare un discorso di sostenibilità?

«Molto, anche perché non ci sono agevolazioni fiscali, perché manca un mercato che li possa concretamente abbassare. Per esempio, sul fronte packaging, un sostitutivo  della plastica costa il 20% di più, e così accade anche per la carta riciclata rispetto a quella vergine, anche se può sembrare assurdo. E poi ci sono i costi relativi alla ricerca. Occorrerebbe fare più sistema, ma qui subentra il tema delle competenze, e con la fuga dei cervelli dall’Italia la cosa diventa veramente difficile».

Innovazione e tecnologica: quanto costa in termine di sostenibilità? 

«Gli investimenti riguardano soprattutto in macchinari e la comunicazione, ma serve creare consapevolezza, conoscenza prima di acquistare i mezzi. Comunicare però è tutt’altro che semplice: sembrerà strano, ma anche solo far capire l’origine delle materie prime è complesso, sono argomenti che creano confusione, che l’utente sorvola. Il tutto crea a una spirale che comporta un innalzamento degli sforzi finanziari».

Come si muove Oltree e quali sono i suoi obiettivi?

«Operiamo in una nicchia ma all’interno di un mercato globale come quello della cosmesi, in cui è presente una forte concorrenza. La nostra attività è racchiusa nel nome che abbiamo scelto: andare oltre, con un suffisso che richiama l’origine, ossia l’albero del ciliegio dal quale estraiamo il nostro ingrediente iperfermentato che penetra meglio e più in profondità nella pelle. Attorno a questo elemento si è creata una sorta di diceria che ne descrive la provenienza orientale, in realtà l’origine è italiana, romana. Ancora una volta ecco riapparire i problemi legati alla comunicazione, all’esigenza di dover spiegare e quindi investire».

Oltree ha ovviamente abbracciato la strategia dello shopping online, ma è un’e-commerce votato anche a una dimensione mondiale?

«È uno degli obiettivi che, anche in questo caso, necessita di forti investimenti tecnologici ma anche semantici».

Quale è il vostro target di riferimento?

«Vendiamo a persone di tutte le età, di differente scolarità, ma sensibili al tema, uomini, donne, etnie diverse».

Quali sono i prossimi obiettivi?

«Vogliamo creare una community di persone interessate ai temi della sostenibilità, in cui il Made in Italy è fondamentale, il che significa che il lavoratore è rispettato e le materie prime vengono dal nostro Paese, con percorsi più brevi e meno spreco di Co2».