Autore: Redazione
01/06/2016

Amministrative social: a Roma e Milano è sfida su FB e Twitter

Dallo studio di Blogmeter emerge come nella Capitale la Meloni sia leader sui social network. A Milano testa a testa su Facebook tra Sala e Parisi

Amministrative social: a Roma e Milano è sfida su FB e Twitter

Le elezioni amministrative italiane del 2016 si terranno il prossimo 5 giugno in 1372 comuni. Tra questi ci sono importanti città capoluogo di regione come: Milano, Napoli, Torino, Firenze, Palermo e Roma. Blogmeter ha provato a dare un’occhiata alle performance sui social media dei candidati sindaco di Roma e Milano per comprendere la loro capacità di attrazione e di coinvolgimento.     L’arena romana Il duello romano in rete si caratterizza per la presenza storica di Giorgia Meloni che, prima degli altri, visto il suo ruolo nazionale, è riuscita a costruire un’ampia rete di sostenitori. Su Facebook ha superato i 580.000 fan, seguita a gran distanza da Virginia Raggi con circa 140.000 e dagli altri che ne hanno meno di 50.000. Siccome questo dato risente della variabile temporale è interessante analizzare i tassi di crescita dei fan nelle ultime due settimane. Si scopre, così, che a crescere più velocemente degli altri sono Roberto Giachetti (+25%) e l’esponente del Movimento 5 Stelle (+18%). Quest’ultima, però, fa meglio di tutti in termini assoluti: ogni giorno riesce ad aggiungere mediamente 1.550 fan alla sua base. Analizzando la capacità di coinvolgimento (engagement) degli utenti emerge che, in valore assoluto, la Meloni è leader, ma se si considerano i valori relativi le cose cambiano. Infatti la Raggi riesce a stimolare mediamente 2.660 interazioni (like, commenti, condivisioni) per post pubblicato, mentre la Meloni 1.587 e Giachetti 683. Anche su Twitter Giorgia Meloni distanzia gli altri candidati in termini di follower: ne ha oltre 260.000, mentre Stefano Fassina ne ha 118.000 e gli altri molti di meno. A crescere più velocemente degli altri, nelle ultime due settimane, sono la Meloni e Giachetti. In termini di engagement sul social dei 140 caratteri, primeggia la candidata 5 stelle che per ogni tweet riesce a stimolare, in media, 436 interazioni (retweet, risposte, like). La segue il candidato del PD con 320 e la Meloni con 198.
sindaci_roma_facebook-5
      All’ombra della Madunina La sfida milanese sembra essere più combattuta. Su Facebook, sia in termini di follower sia di engagement, il candidato del centro destra e quello del centro sinistra sono vicini. Il candidato del Movimento 5 Stelle è molto distanziato (sicuramente svantaggiato dall’entrata in scena tardiva). Beppe Sala ha circa 25.000 fan (+16% nelle ultime due settimane rispetto alle precedenti) mentre Stefano Parisi ha superato i 21.000 (+40%) e Gianluca Corrado ne ha poco più di 8.000 (+14%). Analizzando la capacità di coinvolgimento le posizioni si mantengono inalterate se si guarda all’engagement in valori assoluti, mentre si invertono se si considerano quelli relativi. Parisi riesce a stimolare mediamente 487 interazioni per post pubblicato, mentre Sala si ferma a 472 e Corrado a 139. Su Twitter lo scenario è diverso. In termini di sostenitori è Sala a primeggiare con oltre 13.000 follower (+0,3%), mentre Parisi si aggira intorno ai 5.000 (+5%) e Corrado ha superato i 1.000 (+13%). Quest’ultimo ha, però, la miglior capacità di coinvolgimento: per ogni tweet riesce a ricevere, in media, 62 interazioni, mentre Parisi si ferma a 24 e Sala a 16.  
sindaci_milano_facebook-3
  La politica non tiene il passo social Anche se l’utilizzo quotidiano dei social network ha modificato il modo attraverso il quale apprendiamo le notizie, condividiamo opinioni, scegliamo cosa compare e a quali idee aderire, le organizzazioni politiche italiane sembrano più lente dei cittadini a cogliere le novità dello stare in rete, insieme. La percezione, frutto anche dell’analisi dei dati raccolti fin dal 2012 da Blogmeter, è che i partiti abbiano più che altro pensato di replicare in rete una comunicazione tradizionale, mutuata dalla loro esperienza con i mass media. E così la rete è diventata, nella maggior parte dei casi, un comizio permanente di mera propaganda e i social network un terreno di scontro tra fazioni avverse. L’obiettivo dei partiti è stato semplicemente quello di acquisire fan e follower, più che quello di costruire un legame con le persone. Addirittura alcuni politici hanno usato tecniche di dubbia efficacia, come l’uso di bot e fake, per amplificare i propri messaggi. In sintesi non si è ancora compreso che la rete non è solo uno strumento di comunicazione unidirezionale, per diffondere contenuti e colpire gli avversari, ma anche un luogo di ascolto delle opinioni altrui e di confronto aperto. A oggi non risulta che esistano partiti italiani che utilizzino i social per comprendere gli umori e poi approntare le risposte opportune. Per non parlare dell’utilizzo dei Big Data ossia di fonti eterogenee di grandi quantità di informazioni per scovare gli indecisi e contattarli.