Sono 419 milioni le persone a utilizzarlo sul fronte internazionale secondo l'ultimo studio di Pagefair
Non si arresta l’ascesa dell’Ad Blocking: ad agosto scorso, infatti, uno studio di Adobe e PageFair ha svelato come gli utenti coinvolti a livello globale siano passati dai 21 milioni del 2009 ad appena poco meno di 200 milioni a metà 2015. A pochi giorni dalla pubblicazione del report, Apple aveva annunciato l’intenzione di accettare applicazioni di blocco dell’advertising sul suo sistema operativo mobile iOS 9, passando velocemente dalle parole ai fatti. Ma quanti sono gli utenti che fanno uso dei software di Ad Blocking nei propri dispositivi mobili? Oltre 400 milioni, stando a una indagine condotta da PageFair in collaborazione con Priori Data.
I risultati chiave
- Sono 419 milioni le persone che bloccano gli annunci su mobile web. Nel mondo ci sono 1,9 miliardi di persone, ciò significa che il 22% dei dispositivi. Le punte più alte di adozione di ad block si toccano in Cina, più ristretto l’uso in Europa e USA;
- Allo stato attuale, i contenuti pubblicitari possono essere bloccati sia sul mobile web sia in-app;
- A marzo 2016 sono 408 milioni le persone che utilizzato attivamente software anti-pubblicità;
- Nello stesso mese di quest’anno sono 14 milioni gli utenti che europei e nordamericani che si servono di filtri contro l’advertising su base continuativa;
- Sempre in Europa e Nord-America, da settembre a oggi sono state scaricate ben 4,9 milioni di app per bloccare la pubblicità;
- L’Ad Blocking è un fenomeno che riguarda soprattutto il mobile browser. In questo senso il browser più colpito dal fenomeno è “UC”, commercializzato dal gigante cinese Alibaba.
Ad blocking, attenzione ma c’è qualche segnale positivo
Il mobile ad blocking è dovuto specialmente all’intrusività e alla poca utilità della pubblicità, ai lunghi tempi di caricamento e al consumo dati. Sono questi i fattori determinanti nella scelta di installare filtri di questo genere. La soluzione al problema - se una ne esiste - sembra poter essere quella di puntare sui contenuti e migliorare l’esperienza pubblicitaria. In questo senso iniziative come AMP o le ultime novità di Facebook potrebbero essere la risposta giusta ma i numeri del fenomeno sono davvero preoccupanti.
USA, gli editori si rivolgono alla FTC
Come scrive il Washington Post, intanto, la “Newspaper Association of America”, realtà che rappresenta oltre 2.000 publisher a stelle e strisce, si è rivolta alla Federal Trade Commission chiedendo di investigare quelle società che offrono servizi di white listing a pagamento e ad altre che sostituiscono la pubblicità bloccata con altri annunci a propria discrezione. Qualcosa si muove. Basterà?
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