Ad Blocking, due americani su tre disposti a disinstallarlo ma a precise condizioni
Secondo l’ultimo studio di Iab, infatti, gli intervistati vorrebbero avere a che fare con una pubblicità più rispettosa dei cosiddetti “LEAN principles advertsing”
Video in auto play con il suono, caricamenti molto lenti delle pagine web e schermo invaso da riquadri pubblicitari, sono solo alcuni degli innumerevoli motivi che hanno spinto una larga parte della popolazione a installare i sistemi di ad blocking. Il dato interessante degli ultimi giorni, però, va in controtendenza rispetto a questa situazione. Secondo l’ultimo report, rilasciato martedì da Iab, due terzi degli utilizzatori statunitensi di questi sistemi si è dichiarato disposto a disinstallarli qualora i publisher adottino soluzioni convincenti per rendere meno invasiva l’adv online. Gli intervistati hanno fatto sapere che vorrebbero avere a che fare con una pubblicità che rispetti i cosiddetti “LEAN principles advertising”, ossia una pubblicità light, encrypted, ad choice supported e non invasive. Gli uomini nella fascia 18-34 se da un lato sono i più propensi ad attivare ad blocker sul desktop, dall’altro si sono rilevati anche i più inclini spegnerli se un sito dichiara di aderire ai principi di trasparenza esposti.
In breve
Iab ha riassunto in 4 punti le metodologie che dovrebbero convincere gli utenti a spegnere i filtri di blocco.
Garantire che gli annunci in auto play non siano in modalità sound on e/o in posizioni invasive, qualora non sia stato chiaramente richiesto dall’utente.
Assicurarsi che la pubblicità non blocchi o ostacoli il caricamento dei contenuti.
Salvaguardare l’utente dal malware.
Impedire l’accesso ai contenuti che a fianco presentano questo avviso: “il contenuto è bloccato a causa dell’uso di un ad blocking”.