Autore: Redazione
18/11/2019

WPP Italia: ricavi 2019 in linea con l’anno scorso, profittabilità a due cifre; no alle gare non remunerative

Il Country Manager Massimo Costa e il CEO e Chairman di GroupM Massimo Beduschi prevedono una chiusura d’anno negativa per l’1%/2% per l’adv; senza i colossi del web la contrazione sale al 5%/7%

WPP Italia: ricavi 2019 in linea con l’anno scorso, profittabilità a due cifre; no alle gare non remunerative

Massimo Costa

WPP Italia chiuderà il 2019 con ricavi in linea con l’anno scorso, ma con una profittabilità a due cifre. Lo confermano Massimo Costa, Country Manager del gruppo di comunicazione, e Massimo Beduschi, Chief Executive Officer e Chairman di GroupM, a margine del Forum annuale organizzato in collaborazione con The European House Ambrosetti che si è tenuto ieri a Milano. WPP vanta in Italia una rete di 50 società, per un fatturato di oltre 400 milioni di euro e 2.500 «a cui dobbiamo pagare lo stipendio ogni mese», sottolinea Costa, perciò la marginalità è il primo obiettivo perseguito dal business. Ovvero «non partecipiamo più alle gare costose e poco remunerative», in un sistema che, dice ancora il Country Manager, ne ha troppe istruite male. Dopo l’acquisizione della quota di maggioranza dell’hub digitale veneto AQuest, lo scorso luglio, WPP ha in animo l’allargamento del perimetro con altre due operazioni, sempre in ambito digital. Da maggio dell’anno prossimo il gruppo si trasferirà definitivamente nel Campus allestito nella ex area Richard-Ginori di Milano.

Il mercato nel 2019

Del resto, il digitale è il settore che traina il mercato dell’advertising. Secondo le previsioni di GroupM, il 2019 si concluderà con un calo complessivo tra l’1% e il 2%, al lordo degli over the top del web. «Senza questi – spiega Beduschi – la contrazione oscilla tra il 5% e il 7%; non è stato un anno positivo e si chiuderà allo stesso modo». L’anno prossimo, invece, il saldo potrebbe tornare positivo. I due manager sottolineano che Google e Facebook fanno molti volumi anche perché possono contare sugli investimenti delle piccole imprese per le quali i mezzi tradizionali sono pressoché inaccessibili. La pubblicità classica «ha preso un duro colpo»: la stampa continuerà a registrare perdite a due cifre anche nel 2020 mentre per la televisione ci si attende una tenuta, in primo luogo grazie agli eventi sportivi internazionali e in particolare gli Europei di calcio – mentre le Olimpiadi meno in quanto le gare si disputano in orari notturni per il pubblico italiano -, ma anche perché la tv è forte sul target delle persone di mezza età. Tornando ai giganti USA del web, le stime WPP-GroupM sulla raccolta pubblicitaria 2019 in Italia indicano per Facebook 1 miliardo di euro e per Google 1,5 miliardi di euro, mentre per Amazon «che ancora deve esprimere tutto il suo potenziale» sono attesi 110 milioni di euro.

Il futuro del business della comunicazione

Secondo WPP, nuove categorie di clienti e di business saranno cruciali in futuro per lo sviluppo del business della comunicazione. I più grossi spender dovrebbero essere proprio gli ott: «Prima noi eravamo i loro principali clienti, oggi è il contrario» commenta Costa. Altri settori che diventano pilastri del business della comunicazione sono e-commerce e fin-tech, mobilità e in particolare quella sostenibile, hospitality da parte dei grandi marchi del lusso che vogliono estendere la brand experience anche ai settori della ristorazione, dell’accoglienza alberghiera, del turismo alto di gamma. Evoluzione inevitabile, la cui rapidità di diffusione dipende da mercato a mercato «anche in relazione al livello di cultura digitale» conclude Costa.