Autore: Redazione
05/07/2019

WPP Italia rafforza la propria offerta integrata e digitale con AQuest. Costa: «Soluzione obbligata per far fronte a un mercato in difficoltà, che va verso il -2% quest’anno»

In occasione dell’ufficializzazione dell’acquisizione dell’hub veneto, il Country Manager del Gruppo per il nostro Paese ha delineato una situazione economica e dei consumi che potrebbe anche peggiorare nel 2020, e che si ripercuote sugli investimenti

WPP Italia rafforza la propria offerta integrata e digitale con AQuest. Costa: «Soluzione obbligata per far fronte a un mercato in difficoltà, che va verso il -2% quest’anno»

L’analisi della situazione socio-economica è inevitabilmente la stessa che ha fatto il Presidente Lorenzo Sassoli de Bianchi due giorni fa al Summit di UPA. Ma, mentre per lui la stima di chiusura del mercato 2019, anche se leggermente ribassata rispetto alla precedente, resta comunque positiva dello 0,5%, per Massimo Costa l’aspettativa per l’anno è decisamente più pessimista, intorno al -2% «compresi gli OTT, e ancora peggio senza queste piattaforme che valgono il 30% degli investimenti», ha detto ieri il Country Manager di WPP Italia in occasione dell’ufficializzazione dell’acquisizione della maggioranza della Creative, Production & Technology Company AQuest. I forecast puntuali verranno forniti da GroupM nelle prossime settimane, ma il trend sarà quello anticipato appunto da Costa che, con Sassoli, condivide anche le ancora più serie preoccupazioni per il 2020, legate proprio a come potrebbe chiudere il 2019 a livello economico e di consumi, con un gap ancora più forte tra Nord e Sud del Paese.

Offerta integrata

Da parte sua, WPP Italia sta già lavorando per compensare questa situazione, puntando sulle marginalità più che sui ricavi, anche se la previsione di Costa è che i risultati a fine anno, con 470 milioni di euro di revenues attesi, saranno in linea con quelli, stabili, dei primi 6 mesi. «L’acquisizione di AQuest, che è specializzata nell’alto di gamma – ha detto – spiega le nostre strategie che, ovviamente, puntano sempre di più sul digital, come mostrano anche tutte le fusioni che abbiamo già fatto tra agenzie classiche e sigle web, e su un’offerta integrata di Gruppo per i clienti, come rivelano i nostri rapporti, tra gli altri, con i vari Lavazza, Campari, Lottomatica e Conad. Naturalmente, meglio vincere che perdere le gare, sia creative che media, ma esse, di fatto, sono sempre più curate dal Procurement delle aziende in logica di puro saving. Per questo, noi cerchiamo di accreditarci con i clienti come loro partner complessivi, e di andare a cercare quelle che sono le potenzialità del nostro mercato, per esempio appunto un b2b dell’alto di gamma dove AQuest è uno dei player più accreditati a livello mondiale. Con loro, al di là di quella che potrà poi essere la sua eventuale collocazione all’interno della rosa delle nostre sigle, miriamo a diventare l’hub del lusso all’interno di WPP. Oltre che in questo segmento, infatti, il nostro Paese ha eccellenze nel food, nel design e nella meccanica di precisione, e su questi fronti noi ci offriamo come partner anche per aiutare tante pmi che vi operano nella loro espansione internazionale».

In questo senso, AQuest (70 talenti che hanno registrato un giro di affari vicino ai 10 milioni di euro nel 2018, altro anno di crescita del 30%) sarà a disposizione anche di tutte le altre agenzie del Gruppo, a maggior ragione nel Village sui Navigli che diventerà operativo entro la prima metà del 2020 e che sarà l’ambito in cui si concretizzerà anche logisticamente il cambiamento organizzativo e di “linguaggio” su cui il Gruppo sta lavorando in questo anno che sempre Costa definisce di “transizione”.

 

AQuest, WPP e le sinergie tra le due realtà

di Farncesco Lattanzio

L’obiettivo – dichiarato - di WPP Italia è quello di offrire qualcosa che si distingua dal classico lavoro digitale, per portare il Made in Italy anche fuori dai confini. In particolare, «vogliamo diventare un Hub di riferimento per il lusso. Vogliamo spingere su Milano, anche per supportare attività su zone limitrofe o aree geografiche più ampie», spiega Costa. L’integrazione di AQuest – di cui Fabio Merlin è Founder e CEO - porta in dote «i migliori interpreti del lusso in Italia», capaci di portare a casa oltre 100 riconoscimenti internazionali, ben 39 Awwwards e imponendosi nella storia di questo premio come primi in Italia, secondi in Europa e quarti al mondo. Nonostante un fatturato in crescita del 30% nel 2018, la scelta di WPP non è ricaduta sull’agenzia per logiche di volumi, ma di qualità, aggiunge ancora Costa. Se, dunque, la holding è rimasta catturata dal potenziale creativo di AQuest, migliorabile ulteriormente dalle collaborazioni e dalla distribuzione del colosso, e dall’opportunità di acquisire clienti b2b, l’agenzia punta ad appoggiarsi all’internazionalità di WPP per aumentare la diffusione dei suoi lavori. I suoi 70 dipendenti verranno divisi tra Verona, «dove resterà la parte produttiva», e il WPP Village, «dove invece ci sarà la parte di gestione e account», spiega Michele Mormile, Senior Partner e Vice President di AQuest. Non è ancora stato definito il modello d’integrazione dell’agenzia, e dunque se lavorerà in maniera indipendente o insieme ad altre strutture che svolgono attività simili. «Ad esempio, nello stesso palazzo di AQuest ci sarà Hogarth Worldwide, non è detto che non possano esserci sinergie tra le due strutture», aggiunge Costa.

Le prospettive di WPP Italia

«Siamo all’inizio di un cambiamento radicale che avverrà nei prossimi 24 mesi. A cambiare sarà il bilanciamento sui media e l’organizzazione interna, grazie anche al WPP Village», dice Costa, che aggiunge: «Il campus sarà un anno zero. La fisicità del luogo ci permetterà di dare maggior impulso all’integrazione delle società acquisite». Acquisizioni che non sono ancora finite. La prossima sarà nel campo dell’ecommerce, «così il Gruppo avrà un riferimento interno anche per questo tipo di attività», conclude.