Autore: Redazione
09/11/2020

WPP Italia chiude il 2020 con un risultato migliore del previsto e con GroupM vince la gara Recordati

Il budget media dell’azienda farmaceutica vale 4 milioni di euro; il Chairman Massimo Beduschi e la Country Manager Simona Maggini commentano gli scenari che si delineano nell’ultima parte dell’anno

WPP Italia chiude il 2020 con un risultato migliore del previsto e con GroupM vince la gara Recordati

Massimo Beduschi e Simona Maggini

WPP Italia chiuderà l’anno con un risultato migliore di quanto poteva prevedere nei mesi di aprile e maggio. Nel ribadire le previsioni del calo del mercato pubblicitario tra il 10% e il 13%, il Chairman Massimo Beduschi sottolinea che «fare previsioni precise non è corretto, data la forte correlazione con l’andamento della pandemia. Il 2020 si sta chiudendo meglio di quanto si pensasse grazie agli andamenti del terzo trimestre. Per quanto riguarda il quarto trimestre, per ora non stiamo registrando tagli ma i prossimi giorni saranno decisivi» sul fronte del trend degli investimenti adv.

Anche il Gruppo beneficia dell’impatto positivo del terzo trimestre che bilancia le perdite del trimestre precedente; nel frattempo per WPP Italia prosegue il buon momento sul fronte del new business ottenendo con GroupM la vittoria nella gara media di Recordati e la conferma nella gestione di un budget di 4 milioni di euro.

WPP creative transformation company

L’impostazione strategica impressa a livello internazionale configura WPP come una creative transformation company al servizio delle agenzie del Gruppo. Significa orchestrare le opportunità di business, comunque autonome e indipendenti, delle agenzie in maniera sempre più funzionale alla crescita. «WPP è il motore facilitatore delle strutture verticali del Gruppo, che si muovono da sole o in collaborazione tra di loro» precisa Simona Maggini, Country Manager di WPP Italia.

L’ottica è anche quella dell’ottimizzazione delle risorse per esempio in occasione delle gare, sia per assorbirne meglio i costi di partecipazione – che rappresentano per le agenzie uno sforzo economico molto importante - sia per fare in modo che vi partecipino le agenzie più giuste per assicurarsi la vittoria. «Le gare – afferma Maggini - sono un flagello economico, con i fee che vanno a coprire i costi sostenuti per farle».

Riorganizzazione della governance

WPP Italia ha anche avviato un processo di ottimizzazione della organizzazione interna, e istituito un “leadership team” che raduna i 14 CEO di tutte le discipline, con deleghe verticali specifiche, a cui si aggiunge una serie di “topic tables” su temi come innovation e tecnologia, data management, e la formazione di un “creative council” con tutti i direttori creativi delle agenzie del Gruppo.

In vista del Campus, dove il personale di WPP si trasferirà in blocco nel settembre del 2021, Maggini annuncia che sta prendendo forma un’area talent, mentre è attualmente in atto una ristrutturazione in Hogart. Per quanto riguarda la attuale situazione di semi confinamento, Maggini afferma che «dopo lo shock di marzo la situazione è stabile, tornare alla versione full digital del lavoro non ci preoccupa, le sfide sono oramai di altra natura».

Le sfide del futuro

Volendo individuare allora le sfide che aspettano la società e il mercato della comunicazione nello specifico, Maggini spiega: «La sfida dei processi digitali è già stata affrontata. Le prossime sono la prolungata convivenza con il virus, ma soprattutto il fatto che il mondo cambierà. Forse ne usciremo più forti, ma comunque diversi». Un altro aspetto importante, soprattutto per i marketer, sono i cosiddetti consumatori del futuro: «Parlo dei ragazzi che oggi vanno alle scuole medie, che saranno consumatori molto difficili perché il cambiamento indotto dalla pandemia li determina come generazione».

Altri interrogativi riguardano l’impatto del digitale sulla parte “fisica” del retail, che tipo di equilibri si instaureranno tra e-commerce e vendita tradizionale, il peso dello smart working, il ripensamento degli spazi lavorativi. «Sono tantissimi i risvolti di questa pandemia che dovremo affrontare: tra questi anche il ruolo sociale della comunicazione, con un auspicio, quello di uscire dal nostro piccolo mondo abituato a parlarsi addosso». In questo contesto cade la separazione tra campagne istituzionali e di prodotto: «Non c’è più necessità di essere o valoriali o commerciali, si può parlare di valori attraverso il proprio prodotto, come per esempio fa Nike».