Autore: Redazione
02/08/2019

Uqido, Avesani: «Il nostro compito è semplificare la tecnologia complessa»

Il CEO della company, Pier Mattia Avesani, racconta del rapporto simbiotico tra designer e sviluppatori, e della parabola di adozione di AR, VR e IoT in un momento storico che privilegia le esperienze, anche nel marketing. «Non si richiede più una nuova app, ma una migliore selling experience»

Uqido, Avesani: «Il nostro compito è semplificare la tecnologia complessa»

Pier Mattia Avesani

Tutto iniziò 9 anni fa, quando sul mercato si presentò una app in grado di gestire le code all’interno degli esercizi pubblici. Ognuno “prendeva” un numero virtuale ed era libero di seguire dal suo smartphone il procedere delle file, abbandonando così le scomode sedie e recuperando del tempo per svolgere le proprie commissioni o bersi un caffè. Nacque così Uqido, che ora è impegnata su uno spettro tecnologico molto più esteso: dai software agli algoritmi, da IoT a VR e AR. L’azienda ha imparato a congiungere l’anima ingegneristica con quella creativa, e dunque l’operato dello sviluppatore con quello del designer, per raggiungere un fine comune a tutti i suoi lavori: «sviluppare tecnologie che possano essere utilizzare, e dunque semplificare la tecnologia complessa», spiega a DailyNet Pier Mattia Avesani, CEO di Uqido.

Siete una società che mette insieme due anime, quella ingegneristica e quella creativa. Come convivono tra loro?

Sembrano due cose distinte ma in realtà sono molto vicine. Nelle riunioni con i clienti portiamo un designer, un tecnico e una neuroscienziata, così da capire quali siano necessità e difficolta dei progetti per rispondere al meglio alle richieste. Inoltre stimoliamo l’interazione e la coesione tra il team attraverso attività extra lavoro e dando la possibilità ai dipendenti di lavorare per il 20% del loro orario su progetti proposti da loro.

Lavorate sulle nuove tecnologie, come AR, VR e IoT. Qual è il loro futuro? E quale la loro parabola d’adozione?

AR, VR e le nuove tecnologie seguono tutte lo stesso percorso all’interno dell’utenza: disinteresse, hype, sgonfiamento e poi aspettative realistiche. AR e VR stanno vivendo quest’ultimo momento: è ancora complicato tenere il visore per molto tempo, la tecnologia non è pronta per la diffusione di massa ma è abilitante per una serie di attività. Ogni mezzo ha il proprio contenuto specifico e in preda all’hype i due tipi di “realtà” sono stati popolati con ogni tipo di format. L’85% di questi ha provocato negli utenti sensazioni negative. Ci sono casi, però, in cui AR e VR sono molto interessanti, e lo scarto tra il potenziale e la sua realizzazione si sta assottigliando. Adesso in VR sono proposti solo contenuti adeguati e tra pochi anni, quando saranno lanciati sul mercato dispositivi e contenuti più adatti, l’adozione crescerà. Va ricordato che queste tecnologie sono ancora emergenti, poco più che acerbe. Il vero valore aggiunto diventerà mescolare i vari fattori abilitanti. IL 5G poi sarà un aiuto molto utile: tra i principali problemi dei visori c’è la scarsa potenza di calcolo, e una connessione veloce può fare in modo che i dati vengano elaborati in cloud, alleggerendo dunque lo sfruttamento del device e, di conseguenza, le sue dimensioni. 

Quali sono i vostri rapporti con il marketing?

Molto spesso sviluppiamo tecnologie a supporto del marketing. Ad esempio, abbiamo costruito esperienze in VR per l’apertura di una sede di Credit Agricole, un corner per conto di Nice dove formare i clienti sull’installazione di strumenti di home automation, o ancora VR su pop up store per Quellogiusto e un configuratore di arredamenti in AR per Ikea. Tutto questo si lega al nuovo concetto di innovazione, che significa pensare in verbi e non in soggetti. Non si richiede più una nuova app, ma una migliore selling experience.

Da pochi mesi avete aperto una sede a Milano. Quale ruolo occupa nella vostra strategia?

Nello scorso maggio abbiamo aperto una unit all’interno dell’Hub Le Village di Credit Agricole, dove abbiamo il ruolo di abilitatori tecnologici. Diamo una mano alle startup con cui ci confrontiamo molto spesso, e in più rappresenta un punto di presidio per il nostro business.

Avete partecipato al Campus Party nelle scorse settimane. Qual è stato il vostro ruolo? E cosa rappresentano per voi eventi di questo tipo?

Questo tipo di eventi rappresenta un modo per spiegare ciò che facciamo e divulgarlo. Al Campus Party abbiamo tenuto tre speech dedicati alla XR, alle tecnologie one-to-one e a Spark AR, il moto re integrato all’app di Facebook che usa la realtà aumentata per interagire con gli utenti senza bisogno di scaricare app.

Siete anche in prima linea nell’organizzazione di eventi: l’EICS è arrivato alla seconda edizione quest’anno…

L’EICS è un evento che tratta di immersive computing e quest’anno, a Venezia, si è tenuta la seconda edizione. Nella terza, che sarà tra marzo e aprile del 2020, inviteremo 20 speaker provenienti da tutto il mondo e dalle principali aziende. C’è tanta attesa perché sarà un evento davvero interessante.

Quali sono i risultati economici che state producendo?

Negli ultimi 3 anni abbiamo quintuplicato il fatturato, e abbiamo allargato il team da 9 a 40 risorse. Nel 2019 stiamo assistendo a una svolta, stiamo sviluppando prodotti molto forti dedicati a rendere più efficaci le vendite e alla diminuzione dei costi interni.