Uallaby detta la linea per l’AI del futuro: flessibile, customizzabile, efficace e veloce
La società, nata dalla necessità dell’industry di integrare, conoscere e saper utilizzare l’intelligenza artificiale, si racconta attraverso le parole dello chief marketing officer Andrea Trentin
Andrea Trentin
Travolti dall’AI, come se fosse un insolito destino, ma è la realtà dei fatti, tra i clamori dell’hype e la concretezza delle soluzioni e delle conseguenti applicazioni. Cerchiamo un appiglio, chiediamo udienza agli specialisti. Terminata la fase di bootstrap e i primi test che hanno permesso di convalidare il modello, Uallaby ha fatto il suo ingresso ufficiale sul mercato. Nata su iniziativa di Marco Trentin e Carlo Farini, la società ha attirato l’attenzione di aziende di vari settori e la curiosità di professionisti affermati già con la versione beta della propria piattaforma tanto da esordire sul mercato, con Andrea Trentin, nel ruolo di chief marketing officer, e Alessandro Gallo, nel ruolo chief revenue officer. La startup nasce sulla base di un bisogno tanto chiaro quanto diffuso: se nella cultura e nella pianificazione delle aziende di tutto il mondo si sta rapidamente radicando la necessità e l’opportunità di conoscere e utilizzare l’AI, è altrettanto palese come il rapporto tra esseri umani e intelligenza artificiale sia ancora complicato. Come risolvere il dilemma? Lo chiediamo proprio ad Andrea Trentin (ospite di DailyOnAir - The Sound Of Adv).
Da quali presupposti sorge Uallaby e con quali obiettivi?
«Siamo nati a metà settembre, dopo una fase di prova, dopo serrati confronti con professionisti di diversi settori, dai quali abbiamo raccolto spunti e feedback. Uallaby scaturisce dalla necessità di integrare, conoscere e saper utilizzare la AI. Siamo consapevoli che ci siano ancora delle difficoltà tra esseri umani e innovazione tech, una complicazione che divide il mondo in due pensieri, tra chi vede l’impatto positivo dell’intelligenza artificiale sulla produttività e chi vede un rischio di sostituzione. C’è ancora confusione sul tema che si palesa poi nell’incapacità di ‘messa a terra’ dell’AI all’interno dei propri processi; ed è qui che interveniamo noi per semplificare la relazione tra uomo, aziende e AI, nel rispetto dell’equilibrio tra mezzo e conformità legali. La nostra missione è tracciare una nuova via d’uso, semplice, efficace e veloce. Un supporto alle aziende che necessitano che i propri professionisti siano focalizzati sulle attività strategiche, quindi ad alto valore di business, rispetto alle azioni che possono essere automatizzate».
Chi si rivolge a Uallaby (settori, aziende in particolare)?
«Ci siamo inizialmente focalizzati su settori sui quali avevamo delle competenze pregresse. In generale ci rivolgiamo ad aziende cross; abbiamo iniziato a strutturare prodotti per il mondo del marketing e dei publishers, siano essi broadcaster o medio grandi produttori, che si muovono tra testo, video, audio e immagini. E poi c’è il settore HR, che vede un grande fermento a livello di turnover aziendali e che quindi ha bisogno di gestire simili processi. Nel mondo del marketing abbiamo un prodotto che supporta i brand team, che garantisce l’aderenza tra le brand guidelines e gli asset creativi di un’azienda. Per il mondo pubblisher, abbiamo una suite che gestisce qualsiasi file multimediale e può rivitalizzarlo, per esempio con il Video Suite, utile per estrarre il contenuto, come il parlato presente all’interno di un filmato, l’identificazione degli speaker, il taglio di alcune parti, il tutto per generare ulteriori prodotti. Nel mondo HR possiamo fare uno screening sulla grande quantità di CV e da lì operare un’analisi qualitativa profonda e dettagliata. A breve andremo a toccare anche i temi del sales e del legal, insomma non ci fermiamo. Siamo flessibili, mai chiusi, il nostro è un prodotto customizzabile a seconda delle richieste. Manteniamo la qualità e siamo al passo con la tecnologia, consapevoli che un singolo prodotto possa avere bisogno di processi ingegneristici differenti».
Quali passi auspica Uallaby per l’AI del futuro prossimo venturo?
«Dovrà essere sempre focalizzata sulla messa a terra. Vediamo piattaforme e tool che sfruttano l’intelligenza artificiale, ma c’è un problema: lo si fa in chiave troppo elementare; non serve aprire dieci finestre, occorre conoscere a fondo e saper integrare. Possiamo diventare anche partner, collaborare con il cliente alla costruzione di un tool. Oggi si tende ad acquistare pacchetti chiusi, che poi magari neanche si sfruttano. Occorre capire le diverse situazioni e poi costruire una strategia appropriata».
Uallaby e il 2025: quali saranno i focus?
Auspichiamo che l’industry sappia passare da un approccio osservativo, tipico del 2023-24, a strategie più controllate, ragionate. Vogliamo entrare su determinati processi che sono aperti all’utilizzo dell’AI, farla testare, far prendere coscienza per poi poterla utilizzare attraverso possibili integrazioni differenti».