Mediaset: la raccolta del primo semestre a +2%; è in arrivo la nuova OTT gratuita Mediaset Play
L’amministratore delegato, Pier Silvio Berlusconi, lo ha annunciato alla presentazione dei palinsesti autunnali. L’advertising appare in crescita su tutti i fronti, mentre nel 2018 la concessionaria Publitalia potrà sfruttare l’addressable adv per i canali in chiaro
Mediaset sta per entrare in una nuova era digitale che la porta a unire l’offerta lineare in chiaro con quella on demand, senza la necessità di fare ricorso a decoder e satellite, ma solo alla tv connessa a internet. Il nuovo sistema integrato gratuito, chiamato Mediaset Play, dovrebbe entrare in funzione tra la fine di quest’anno e l’inizio del 2018. Sempre l’anno prossimo, Publitalia dovrebbe partire con l’offerta di addressable advertising per la tv in chiaro, attualmente in fase di test. Durante il tradizionale appuntamento per la presentazione dei palinsesti autunnali, che si è tenuto mercoledì scorso a Montecarlo, il vice presidente e amministratore delegato Pier Silvio Berlusconi ha annunciato il closing per l’acquisto del canale 20 sul digitale terrestre, e l’allargamento del sistema Radio Mediaset con l’accordo per l’acquisizione di Radio Subasio, attualmente già nel perimetro di Mediamond che ne gestisce la raccolta pubblicitaria. Berlusconi ha anche anticipato che il primo semestre 2017 si dovrebbe chiudere con una crescita del 2% della raccolta pubblicitaria complessiva del Gruppo, «a fronte di un mercato difficilissimo che, secondo le nostre stime, dovrebbe scendere, sempre nei primi sei mesi, tra il 2,5 e il 3%» ha affermato.
Pier Silvio BerlusconiGli andamenti pubblicitari
Publitalia stima che nel primo semestre il mercato pubblicitario, nel suo complesso, chiuderà con un calo del 3%, e un -2% per il solo mezzo televisivo. «Noi, invece, sulla tv registriamo una piccola crescita - dice Stefano Sala, amministratore delegato della concessionaria -, probabilmente saremo l’unico broadcaster generalista ad avere un segno positivo». Gli altri mezzi vanno meglio: la radio, complessivamente, dovrebbe registrare un incremento del 4%, mentre Radio Mediaset cresce del 7/8%. «Il mercato del digital è in ripresa e stimiamo un +0,6%. Per noi, l’andamento è tre, quattro volte migliore e dovremmo chiudere tra il l’1,8% e il 2% di crescita». La raccolta digital di Mediaset - come le radio e la stampa Mondadori - è in capo a Mediamond: la struttura guidata da Davide Mondo chiuderà il primo semestre con una crescita del 3,2% dell’area digital per Mediaset e Mondadori, per un valore complessivo di circa 100 milioni.
«Il mercato è stato molto meno brillante del previsto, ma speriamo nella seconda parte, perché vediamo da parte dei clienti una certa stabilità negli investimenti. In ogni caso, noi continuiamo a guadagnare quote di mercato: se si verificano i numeri che abbiamo detto, noi possiamo guadagnare circa l’1,4%». Nel frattempo, Publitalia si prepara al lancio dell’addressable advertising anche per la tv in chiaro, l’anno prossimo. «L’obiettivo è fornire un’offerta aggiuntiva per i nostri clienti. Siamo già pronti tecnicamente, stiamo facendo dei test su un panel di aziende selezionate e affezionate, e stiamo già lavorando con i centri media». Si prevede che le smart tv in Italia passino dagli attuali 3 milioni ai 14 milioni nel 2020. Il programmatic, invece, per la tv è fermo, «i clienti sono più interessati per radio e digital».
Il sistema Mediaset
L’offerta di nove canali tra generalisti e tematici si arricchisce, dunque, con l’ingresso del canale 20, acquisito da Television Broadcasting System, sul quale al momento sta andando in onda un palinsesto in continuità. Il rilancio arriverà in autunno: «Non ne faremo un canale mini generalista, perché comporterebbe costi elevati a fronte di ascolti da tematica - ha detto Berlusconi -, non ha senso. Lavoreremo sul target, ampio ma preciso, e non escludo produzioni ad hoc». Per quanto riguarda Radio Mediaset, a parte l’annuncio relativo a Radio Subasio, l’amministratore delegato Paolo Salvaderi conferma il raggiungimento di un fatturato complessivo di oltre 70 milioni di euro, escludendo le concessioni terze da cui, tra l’altro, a fine anno uscirà Radio Kiss Kiss, e di un ebit migliore rispetto alle previsioni. «L’andamento complessivo conferma crescite in linea con quanto annunciato nel piano industriale al 2020 illustrato a Londra, sia per i costi sia per le quote di mercato pubblicitario stimate. Quest’anno torneremo all’utile» conclude Berlusconi.
La svolta tecnologica
Mediaset Play sarà la «nuova experience digital free - ha detto Pier Paolo Cervi, direttore business digital di Mediaset. Una rivoluzione che riguarda anche la fruizione lineare della tv in chiaro: tutte le trasmissioni saranno “on demand” e potranno essere messe in pausa, riavviate o viste dall’inizio «in modo totalmente gratuito e senza bisogno di decoder o parabola». Gli strumenti necessari sono la tv connessa e il cellulare, attraverso il quale sarà possibile gestire in remoto tutti i contenuti sia lineari sia on demand, del cui utilizzo Mediaset ha registrato una crescita del 35%. Ovviamente, questo sistema permette di introdurre una serie di servizi come la possibilità di scaricare contenuti da vedere, poi, in mancanza di linea, notifiche personalizzate da vari programmi, tra cui il TgCom 24, aggiornamenti, chatbot per dialogare con i contenuti. L’introduzione dei chatbot segna una svolta anche nell’approccio ai dati di Mediaset: «Il tema dei dati è fondamentale e sottostante a tutto il nostro mondo, con i dati cerchiamo di sostenere i nostri contenuti, li utilizziamo sia a fini editoriali sia pubblicitari».
I destini di Premium
L’avventura di Premium «è iniziata in modo difensivo rispetto a Sky, avevamo tanta banda, i dati davano la pay in crescita e si ipotizzava che avrebbe raggiunto 12 milioni di famiglie in Italia - spiega Berlusconi -. Il business, però, non ha funzionato come si pensava, perché il mercato della pay tv è rimasto fermo a 6,5 milioni di famiglie, poco più della metà dei numeri che giravano, e non è destinato a crescere; noi puntiamo al modello Infinity. Per noi, comunque, la pay non sarebbe mai stata core business.». Poi si è verificata la vicenda Vivendi, rispetto alla quale «non ci sono accordi né novità a parte quelle relative alla questione giudiziaria».
Per quanto riguarda il futuro, «Premium ha ancora una stagione di campionato, la Champions e i diritti Universal. Siamo tutt’ora in gioco con il calcio, e cercheremo di dare agli abbonati la migliore offerta possibile. Però, l’ingresso dei grandi gruppi tlc e internet nel mercato dei diritti sta portando le cifre al di fuori di ogni razionalità in termini di costi e ricavi. Nel caso peggiore, ossia se non ci aggiudicheremo i diritti dal 2018, si va avanti con l’intrattenimento». Il cfo Marco Giordani ha ribadito, inoltre, quanto detto in assemblea, vale a dire che l’obiettivo di Premium, per ora, è conseguire marginalità più che abbonati, anche se a breve arriverà una nuova politica commerciale.
Tv generalista e contenuti sono al centro dell’offerta
Per quanto riguarda la stagione autunnale, Mediaset ha annunciato un forte sforzo produttivo. Si parla di 12mila ore di produzione originale complessive, 1.000 in più dell’anno scorso. Se non ci fosse la tv generalista, ha spiegato il direttore generale contenuti Alessandro Salem, ci sarebbe il 70% in meno dei contatti pubblicitari, il 97% dell’informazione in Italia andrebbe persa e 50 milioni di persone non potrebbero vedere più questa tv. «In questo scenario televisivo frammentato il contenuto originale è l’unico capace di attirare grandi ascolti». Quindi, Mediaset investe di più nella produzione propria, nei termini di cinque serate per Canale 5 tra fiction e intrattenimento, quattro di intrattenimento per Italia 1, quattro di infotainment per Rete 4. «Una crisi economica senza precedenti ci ha costretto a contingentare gli investimenti sulla fiction, puntando solo su generi che ottimizzassero i costi. Così, abbiamo perso la spinta propulsiva dei nostri grandi titoli (uno fra tutti, “I Cesaroni”, ndr). Oggi vogliamo intercettare il nuovo gusto del pubblico a partire dai nostri valori, ma innovando».
Per quanto attiene il palinsesto (direttore Marco Paolini), sono stati annunciati: l’arrivo, all’inizio del 2018, di “Adrian”, film di animazione più volte annunciato, di Adriano Celentano e Milo Manara; Gianni Morandi sarà in onda con la sua fiction “L’isola di Pietro”; Nicola Savino arriva a “Le Iene” e avrà un programma suo; il ritorno della Gialappa’s Band; la serie tratta dal film “Immaturi”; quattro film del ciclo “Liberi sognatori”; la serie “Rosy Abate” con il volto Mediaset Giulia Mihelini; il nuovo programma “House party” realizzato dalla Fascino (ma non si sa chi lo condurrà). Paolo Bonolis condurrà “Music” e “Chi ha incastrato Peter Pan”, mentre Gerry Scotti sarà in onda nel preserale con lo storico “Caduta libera”, ma anche con l’inedito “The Wall”. Tra le novità anche un documentario su Al Bano, “Madre mia”.
L’informazione Mediaset
«Pare sia finita l’ubriacatura per i new media intesi come quei mezzi che avevano ucciso il giornalismo - ha detto il direttore generale informazione Mauro Crippa -. I media tradizionali vantano il 40% di indice di affidabilità contro il 24% dei social: oltre il 90% degli italiani si informano alla tv. Noi cerchiamo di garantire questa affidabilità con il lavoro di 300 giornalisti». Sono circa 45 milioni le persone che passano almeno un minuto sulle testate Mediaset, che passa attraverso tre pilastri: TgCom 24, tre tg e l’infotainment: «Un’informazione che parla a tutti i target, anche ai giovani».