Autore: Redazione
21/06/2023

Turismo e sport, la filosofia del benessere targata Fantini Club

Vicende, aneddoti, offerte della realtà storica della riviera romagnola, di stanza a Cervia, evolutasi nel segno prima del beach volley e approdata sino al Senato della Repubblica. Il racconto di Claudio Fantini, Amministratore Delegato e anima del complesso

Turismo e sport, la filosofia del benessere targata Fantini Club

Claudio Fantini

Le ferie si avvicinano, i weekend sono sempre più promettenti e quindi… che ne dite di una vacanza che ha al centro il benessere globale della persona, parte dallo sport come componente fondamentale, affiancato da una sana alimentazione, relax e divertimento? È questa la filosofia del Fantini Club, una realtà storica della riviera romagnola, di stanza a Cervia. Una storia legata a filo doppio allo sport: proprio lì, nel 1984, venne organizzato il primo torneo di Beach Volley in Italia. Oggi, il centro offre dodici campi su sabbia in cui poter giocare a beach volley, beach soccer, beach tennis e footvolley, oltre a due campi da paddle, uno da basket con misure regolari più un mezzo campo e quattro tavoli da beach Teqball, un mix tra footvolley e ping pong, un’area calisthenics e il nuovo spazio fitness Technogym; insomma, quel che si suol dire una realtà unica in Italia. A confermare il DNA sportivo del mondo Fantini, nel 1997 nacque Sportur, società che organizza gare, manifestazioni, tornei estivi, camp e clinic, eventi che hanno richiamato e richiamano a Cervia alcuni fra i più importanti campioni dello sport, per fare tre nomi su tutti, Maradona, Pantani e Zanardi. In 26 anni la struttura si è progressivamente evoluta con l’aggiunta di ulteriori servizi. Stiamo parlando di un vero e proprio modello di impresa B2C e B2B con al centro sport e benessere. Claudio Fantini, Amministratore Delegato e anima del complesso, ci racconta il Fantini Club (protagonista anche di DailyOnAir - The Sound Of Adv).

Quando il Fantini Club inaugura la stagione?

«Siamo su diversi fronti, come le piante che partono dal seme e poi danno i frutti: apriamo a metà marzo e chiudiamo a ottobre. Di fatto possiamo contare su due tipi di stagione, possiamo sostenere più costi, dare lavoro a più persone».

Sport e turismo, con il beach volley protagonista principale: da dove arriva l’ispirazione?

«Da un viaggio in California nel 1983 in cui mi accorsi della disciplina e decisi di portarne l’idea in Italia. Da lì demmo il via alla realtà, italianizzando il termine, e facendone una grande opportunità per il turismo».

In che modo lo sport può rafforzare il turismo?

«Un binomio fondamentale: Fantini Club intercetta le passioni delle persone, gli stili di vita, l’interesse sempre più crescente nei riguardi del benessere fisico. Un tempo non era così, anzi fino a 30 anni fa la stagione estiva era imparentata con l’ozio. Oggi è tutto cambiato: per fare un esempio, organizziamo il nostro Triathlon che lascia un indotto di dieci milioni di euro». 

L’Italia rincorre esempi stranieri o si fa promotrice?

«Da qualche stagione la sensibilità al tema è cresciuta; a testimoniarlo la partecipazione e l’affetto di personaggi quali Malagò, Bonaccini, i ministri del turismo e dello sport. Il nostro è un Paese un po’ complicato ma, da almeno dieci anni a questa parte, l’inversione di rotta è stata evidente.

Si parla sempre più spesso di sostenibilità, come può essere associata al concetto di turismo?

«Siamo partiti con sport, abbiamo aggiunto il food e poi la sostenibilità. Lavoriamo in questo senso con Sanpellegrino, con Sammontana, ci siamo legati recentemente a un’azienda energetica perché vogliamo essere indipendenti e muoverci attraverso la forza del sole, del mare e del vento».

Sul fronte della comunicazione, come sviluppate il rapporto con i vostri utenti?

«Da un po’ di anni abbiamo cominciato a investire attraverso un team che diffonde i nostri prodotti. Nel periodo pandemico abbiamo aperto una tv tutta nostra, ‘Fantini Club Live’, attraverso la quale affrontiamo i temi del turismo sportivo. Certo è che, qualche stagione fa mai avremmo immaginato di aprire un nuovo fronte mediatico. In generale, abbiamo stretto partnership notevoli, per esempio con il Corriere della Sera, e possiamo contare su un team interno di comunicazione e sull’appoggio di uffici stampa esterni».

Avete aperto anche un Accademy

«Esatto. Quando ragioniamo sugli sviluppi del marchio pensiamo sempre a una scatola vuota da riempire in maniera progressiva. Julio Velasco ci ha detto: ‘La vostra struttura porta alle aziende un mindset sportivo,  e lo fa mettendo al centro le esperienze degli addetti ai lavori’. L’abbiamo presentata in Senato insieme a Dan Petterson e Arrigo Sacchi. Sono ormai molte le aziende che vengono a trovarci e organizzano i loro focus. La vision di Sportur Academy è quella di creare una nuova cultura attraverso l’acquisizione di competenze e il miglioramento delle performance individuali e di gruppo. In Academy salgono in cattedra campioni e importanti personalità dello sport: Arrigo Sacchi, Maurizia Cacciatori, Andrea Zorzi, Sergio Scariolo, Dan Peterson, Davide Cassani sono solo alcuni degli speaker dei corsi».

Cosa vi manca? Cosa vi piacerebbe aggiungere?

«Sognare costa poco e certe volte le idee si realizzano. Abbiamo creato un format unico e puntiamo a renderlo scalabile, esportando l’idea di lifestyle e sportstyle nel mondo».