Autore: Redazione
14/12/2017

Il tracking dei dati degli utenti sta diventando una piaga per la privacy

Una indagine di Ghostery dimostra che circa il 79% dei siti internet internazionali monitora i dati dei visitatori anche a loro insaputa, il 10% di questi, li condividono con 10 o più aziende

Il tracking dei dati degli utenti sta diventando una piaga per la privacy

Un nuovo studio firmato Ghostery ripreso da Axios, uno strumento anti-tracking, mostra che la stragrande maggioranza dei siti web a livello globale (79%) sta monitorando i dati dei visitatori e che il 10% di questi siti inviano i dati degli utenti a 10 o più aziende. Perché è importante I tracker possono raccogliere e vendere i dati dei visitatori in modi non sempre ovvi per i consumatori. Possono persino rallentare i tempi di caricamento del sito web minando la qualità della user experience. Gli script di monitoraggio di Google e Facebook sono di gran lunga i più pervasivi. Nel complesso, queste due società raccolgono più dati rispetto alla maggior parte delle altre società. Gli Stati Uniti, la Russia e il Regno Unito hanno più tracker per page load rispetto alla media mondiale, mentre Germania, Francia e India ne hanno meno. (Germania e molti Paesi europei sono noti per la loro cultura fortemente votata alla privacy). La supply chain pubblicitaria rappresenta la stragrande maggioranza delle aziende di tracking. Verso il GDPR Con l’intensificarsi della guerra commerciale per i dati, le aziende che raccolgono grandi quantità di dati diventeranno i principali obiettivi della riforma della privacy dei dati. I nuovi sforzi normativi per proteggere la privacy dei consumatori ostacoleranno in modo significativo la capacità di queste imprese di raccogliere dati attraverso script di tracciamento. Il regolamento generale sulla protezione dei dati (General Data Protection Regulation - GDPR), che entrerà in vigore l’anno prossimo in Europa, richiederà alle imprese il permesso esplicito dei consumatori per raccogliere i loro dati. Intanto Bloomberg, The Washington Post e altri hanno fatto sforzi significativi per limitare il numero di attività di tracking sulle loro pagine web nel tentativo di mantenere i loro siti più veloci. Alcuni siti web utilizzano pulsanti di “reindirizzamento” che consentono agli utenti di pubblicare contenuti sui social media senza dare a tali siti l’accesso diretto ai loro dati di prima parte che potrebbero monetizzare. I siti possono comunque condividere i dati con queste piattaforme in altri modi. E’ vantaggioso per queste aziende pubblicitarie avere accesso a più dati possibile, non solo per profitto, ma perché vogliono fornire migliori esperienze pubblicitarie per gli utenti, tuttavia il prezzo da pagare è creare un terreno minato per la privacy e svalutare la user experience. Alcuni sostengono che è il giusto compromesso per l’accesso gratuito ai loro strumenti.