Autore: Redazione
08/04/2021

Together: we make. L’agenzia racconta la sua filosofia produttiva

Fabio Padoan, Co-Founder, Chief Strategy & Creative Officer della società, nonché Equity Partner di OneDay Group, illustra i progressi evolutivi di una struttura in cui tutti i membri sono coinvolti in maniera profonda

Together: we make. L’agenzia racconta la sua filosofia produttiva

Fabio Padoan

Stare insieme, fare gruppo, respirare un vero e proprio spirito di squadra. Il celebre darsi manforte, intervenire all’interno di un progetto comunitario per completare una visone d’insieme. Facile a dirsi, difficile da realizzare all’interno di un mondo da sempre votato allo sgambetto, anche quando non praticato in maniera plateale. Eppure non si tratta di un concetto filosofico che fa rima con l’utopia, qualcuno ci ha costruito il proprio stile, qualcun altro è andato oltre e ne ha fatto scaturire un’agenzia che, guarda caso, ma non è ovviamente un caso, si chiama Together, agenzia parte di OneDay Group. Non un modo di dire, ma un meccanismo, fresco di nascita, ma sempre più oliato, diversificato, ricco di possibilitàe, soprattutto, coeso. A raccontarcelo Fabio Padoan, Co-Founder, Chief Strategy & Creative Officer della società, nonché Equity Partner di OneDay Group.

Together è un'agenzia che si fonda sulla Togetherness. Cos'è e che impatto ha sul vostro modo di lavorare?

«Togetherness vuol dire mettere al centro le relazioni, di qualsiasi natura. È il risultato che nasce dall’unione di idee, persone, competenze diverse. Per questo è qualcosa sempre di nuovo, di inedito, e anche un po’ magico. La Togetherness la cerchiamo dappertutto, nella relazione tra brand e persone, quindi nelle nostre strategie e nelle nostre idee. È qualcosa su cui costruiamo il nostro modo di lavorare. Nel caso dell’area di produzione, per esempio, vuol dire che il team che produce è parte del gruppo creativo con cui lavora insieme tutti i giorni, ma anche che le stesse persone siedono al tavolo con il team strategist, il team media e il team account, per ogni progetto. Per noi è normale che un video specialist conosca il piano media e che un video editor sia presente in tutte le riunioni, anche in quelle di strategia».

 In che modo state sviluppando la vostra area di produzione dei contenuti?

«Stiamo creando un sistema molto elastico che cambia a seconda della tipologia della produzione. Semplificando ci sono tre tipi di scenari che riguardano la produzione in Together. Il primo è quello più classico, quando la produzione è importante e chiamiamo una casa di produzione esterna: in questo caso da una parte il team è presente nella fase progettuale perché dai “master” creati in uno shooting pianifica e crea tutti i contenuti minori che serviranno a nutrire i canali del brand durante i mesi successivi, dall’altra la nostra figura più senior del team è presente durante gli shooting diventando un anello strategico tra casa di produzione, cliente e agenzia. Quando invece affrontiamo delle produzioni minori, anche se prevedono vere e proprie macchine produttive, coinvolgiamo soltanto i talent, come il regista, il fotografo o figure specifiche come la food economist, e ci occupiamo noi di tutta la produzione. Questa è l’esperienza più complessa, ma anche quella che ci sta facendo crescere più velocemente. Infine, ci sono situazioni che riusciamo a realizzare solo con le nostre forze, senza bisogno di location, di casting e di talent esterni».

Quali sono i vantaggi di essere parte di OneDay Group quando si parla di produzione?

«Il terzo scenario avviene proprio grazie al fatto che siamo parte di OneDay. Il building di OneDay, il C30 ci permette di sfruttare tantissime location diverse, ognuno con la propria narrazione, in più di 4.000 metri quadri, compresa una caffetteria. In più, siamo in un’agenzia e in un gruppo piena di talent, di content creator, di ragazzi della GenZ pronti a diventare attori, registi, speaker dei contenuti che pensiamo per i nostri clienti. Questo approccio ci ha permesso anche di vincere delle gare: veloce, fresco, molto social, con un linguaggio vicino alle persone a cui ci rivolgiamo».

Com'è strutturato oggi il team produzione? 

«A guidare il team insieme a me in questo momento c’è una figura molto ibrida, Miriam Ottina, una senior video specialist & creative producer: un profilo che di discosta dal classico producer con un approccio più da pm perché nasce come una professionista del video (editing & motion) ma che ha sviluppato da una parte skills manageriali (people management, progress, content planning) e dall’altra di produzione, diventano una figura che fa la differenza durante uno shooting e che i clienti non sono abituati a vedere in un set. Con lei ci sono due video-editor junior, ognuno con le proprie passioni e le proprie skills a cui noi cerchiamo di dare spazio: per esempio, una di loro è anche una gamer, infatti fa parte del team Nintendo non solo come video editor ma anche come “tester” per conoscere i giochi. Infine abbiamo uno Storyteller, una figura di “togetherness” tra la parte più creativa e quella più produttiva: Tommaso pensa alle storie, intese come contenuti e poi si occupa sia di seguirne la produzione sia, a volte, di essere il vero e proprio creator. Abbiamo chiamato il team Together: we make, ma in realtà ci piace che tutte le persone che ci lavorano siano prima di tutto persone che pensano».

Quali sono gli obiettivi e le strategie per l'area di produzione in vista del terzo anno di Together?

«Lo sviluppo del team di produzione sarà proprio uno dei focus del nostro terzo anno, anche se la sua evoluzione è già in atto. Da una parte intendiamo diventare sempre più preparati nel gestire produzioni in modo autonomo o quasi, aggiungendo di volta in volta al team le figure mancanti e non intere strutture, dall’altra vogliamo essere sempre più capaci di produrre internamente contenuti che non richiedono girato ad hoc (o solo in minima parte) ma trattamenti e linguaggi precisi, come motion design, 3D e tecniche miste. Per questo andremo da una parte a rafforzare il team di competenze “tecniche” e creative e dall’altra lavoreremo all’evoluzione della figura di Creative Producer sia rispetto al people management sia rispetto agli shooting, dove il servizio che offriamo è molto diverso dalle altre agenzie e potrà diventare sempre di più una ricchezza sia per noi che per i nostri clienti».