Autore: Redazione
15/06/2022

Together, tutti insieme verso un futuro nuovo, integrato nativo e fluido

Un bilancio dei primi tre anni della startup nata da OneDay, tra presupposti, scenari cangianti, obiettivi aggiornati, strategie personalizzate. Le parole di Fabio Padoan Co-Founder, Chief Strategist & Creative Officer

Together, tutti insieme verso un futuro nuovo, integrato nativo e fluido

Fabio Padoan, Co-Founder, Chief Strategist & Creative Officer di Together

Nascere e decidere di chiamarsi Together a un passo, ovviamente inconsapevole, dall’inizio dell’era pandemica. Un paradosso e magari anche un cattivo presagio, come avrebbe detto qualche nonno in vena di ricordi e aneddoti e, in quanto tale, ovviamente saggio. Ma qui, lungi dal rinnegare le radici, l’insegnamento dei più grandi, le memorie di una passato, la cui conoscenza serve a costruire il presente e il futuro su basi più solide, entrano in gioco le nuove generazioni, quelle di una startup che sorge da OneDay, la stessa che al suo interno vanta company quali ScuolaZoo e WeRoad. C’è insomma aria di rivoluzione. E qualcosa in tal senso è accaduta dal 2019 a oggi. Tre si dice sia il numero perfetto e quindi, dopo un triennio, è d’uopo fare un punto della situazione. Chi meglio di Fabio Padoan Co-Founder, Chief Strategist & Creative Officer di Together potrebbe raccontarci le avventure della startup?

Su quali presupposti fu pensato il progetto Together?

«L’idea alla base fu quella di creare un’agenzia di nuova generazione. Un'idea diffusa, ma difficilmente attuabile se i presupposti alla base non sono davvero innovativi. I nostri lo erano: non nasciamo in un network pubblicitario ma all’interno di OneDay che è una ‘community e business builder’ dove sono nate e cresciute company come ScuolaZoo e WeRoad; grazie a questo environment ci siamo lasciati contaminare dal mondo B2C sin dal nostro primo giorno. OneDay mette da sempre al centro le nuove generazioni e questo ci ha permesso di essere da subito vicini al nostro target di riferimento, conoscendone i linguaggi, di scoprendone i comportamenti entrando nelle loro conversazioni, ma soprattutto imparando a creare community, una capacità che raramente si trova nelle agenzie di comunicazione. Poi c’è la cultura di OneDay, che si ispira alle start up americane, una cultura che vediamo appunto oggi in molte start up B2C ma che raramente è stata applicata a un’agenzia: cultura del feedback, cultura dell’errore, principi di libertà e responsabilità, management system, questi gli ingredienti alla base di OneDay e quindi di Together. E poi diciamolo, nascere nel 2019 vuol dire farlo con un approccio integrato nativo, siamo fluidi per natura».

Come è cambiato il mercato, e come sono mutati i focus dell'agenzia in questi tre anni?

«La pandemia e i vari lockdown hanno da una parte accelerato la digital transformation, che improvvisamente è diventata una conditio sine qua non, dall’altra hanno reso più fragili le relazioni umane. Noi siamo nati pochi mesi prima della pandemia, decidendo di chiamarci Together e avendo come obiettivo principale quello di creare la togetherness tra brand e persone ma anche tra le persone in generale. Questo ci ha permesso non solo di sopravvivere come startup neonata alla pandemia ma anche di essere molto utili ai brand che ci hanno chiesto di lavorare con loro: da una parte li abbiamo da subito accompagnati in termini strategici, ma molto concreti, in un cambiamento così invasivo, dall’altra li abbiamo aiutati a creare connessioni emotive con le persone in un momento così delicato. Il secondo anno siamo cresciuti da tutti i punti vista: dal portafoglio clienti all’ampiezza dello scope of work: abbiamo creato le aree media e produzione, ma soprattutto, abbiamo visto concretizzarsi un forte match tra noi e i clienti che ci hanno scelto. Noi abbiamo un posizionamento forte, non andiamo bene per tutti i brand e non tutti i brand vanno bene per noi. In questo senso posso dire che il primo anno sia stato una fase di ricerca mentre il secondo abbia fatto emergere con più chiarezza chi siamo e quali clienti - e valori - sono per noi identitari. Nel secondo anno di vita abbiamo vinto la gara Control diventando agenzia e partner media global del brand, ma anche l’anno in cui abbiamo iniziato a lavorare con Lifegate e a sentire sempre più nostro il tema sostenibilità. A quel punto, quello che ci mancava ancora era capire come poter continuare a crescere in un momento storico in cui diventa sempre più difficile prevedere “i cigni neri” (pandemia docet). Così al terzo anno abbiamo inaugurato una strategia antifragile: abbiamo creato diverse micro-start up interne consapevoli che gli eventi esterni avrebbero potuto bloccare la crescita di alcune ma non quella di altre, alcune sarebbero potute diventare più forti prendendo proprio vantaggio dal fallimento delle altre. Questa strategia ci ha portato, nella seconda metà dell’anno, a puntare sulla crescita delle aree “We Connect” e “We Make” (l’evoluzione delle aree media e produzione) e alla nascita di una nuova area in test, “We Discover” che si occupa di comprendere le persone da tutti i punti di vista per definire la strategia e costruire la relazione su tutto il funnel».

Con quali settori di mercato lavorate solitamente e con quali vi piacerebbe lavorare?

«Noi abbiamo un approccio specifico: la togetherness, e crediamo che si possa applicare dappertutto. In questi primi due anni e mezzo abbiamo acquisito molti brand del mondo “Food & Beverage”, da Martini a Oro Saiwa e Mikado, da MIO a Biova. Lavoriamo molto anche sul mondo entertainment, soprattutto grazie a Nintendo, Pluto e Viacom. Stiamo crescendo sui servizi, dopo anni che lavoriamo con Randstad, abbiamo vinto da poco la gara per diventare agenzia di EnelXPay. Ci tengo a precisare però che il nostro obiettivo non è specializzarci verticalmente su alcune aree, bensì portare la togetherness ovunque; a oggi, l’obiettivo è puntare sulle industry in cui non siamo ancora entrati, come automotive, banking ma anche lifestyle».

Cosa vi chiedono i clienti e cosa offrite nel vostro pacchetto base?

«Noi siamo un’agenzia olistica, partiamo dall’analisi e dalla strategia alta e finiamo a produrre contenuti per Instagram o TikTok. Abbiamo il media, la produzione e molto altro. Questo fa sì che ogni relazione con i nostri clienti sia diversa: a volte è completamente integrata, altre ha un focus sui social, in alcune occasioni siamo anche partner media, in alternativa ci interfacciamo in prima persona con i centri media di riferimento. In sintesi: i clienti ci chiedono di tutto perché capiscono che possono farlo e restano soddisfatti quando vedono che siamo in grado di personalizzare ogni relazione cliente-agenzia. C’è una cosa però che ci chiedono proprio tutti e che noi teniamo a raccontare subito ai clienti che conquistiamo o che conosciamo per la prima volta: il nostro mindset strategico che si muove in tutte le direzioni: strategia di business e di brand, di comunicazione, di content, di canali strategia media e strategia di produzione».

Su quali basi poggia o dovrebbe poggiare la comunicazione del 2022?

«La comunicazione di cui abbiamo bisogno oggi è coraggiosa e conversazione, basata sulla conoscenza profonda delle persone e dei linguaggi, strumenti preziosi con cui creare una connessione emotiva tra brand e fruitore».

Quali sono i prossimi obiettivi?

«L’obiettivo più importante è quello di far crescere tutte le nostre aree che sono sopravvissute alle fasi di test e di conseguenza rendere più solido il nostro modello che unisce l’agenzia creativa al media (We Connect), alla produzione (We Make) e alla Discovery e Human Strategy (We Discover). Vogliamo diventare sempre di più un partner olistico per i brand e seguirli dallo studio delle persone fino alla produzione dei contenuti. Di certo non abbiamo intenzione di rallentare nella sperimentazione e nella creazione di nuove aree: il prossimo anno ci concentreremo sulla crescita di Together come brand, perché nel tempo ci piacerebbe che la ‘togetherness’ e i nostri valori vengano prima dell’agenzia e possano generare altri prodotti che non sono necessariamente campagne. Abbiamo un po’ di idee che inizieremo presto a testare e di conseguenza costruiremo la strategia del prossimo anno».