TIM ha avviato la gara per la revisione del proprio incarico creativo: tempi molto, se non troppo, stretti per le presentazioni. Alcune agenzie avrebbero già declinato l’invito
L’indizione del pitch, con scadenza già posticipata di 7 giorni al 12 maggio per le presentazioni, avviene mentre Poste Italiane è diventata il maggior azionista dell’operatore

Oltre che sul fronte societario, TIM è in fermento anche su quello della comunicazione dove – secondo quanto risulta a Dailyonline – ha fatto partire le procedure di una gara creativa. Gli inviti sono partiti nei giorni scorsi con data di scadenza delle presentazioni fissata per il 12 maggio, ovvero a distanza di poco più di un mese che, però, sarà interrotto da Pasqua, 25 aprile e 1° maggio con relativi possibili ponti, lasciando quindi ben pochi giorni alle varie agenzie coinvolte per preparare una strategia idonea al rilancio di un brand che ha subito varie traversie e che, in un contesto competitivo delle tlc molto complesso, ha sicuramente bisogno anche di una sostanziosa revisione della propria immagine. La comunicazione è attualmente seguita da Havas Milan che, da ultimo, sta puntando in particolare su cantanti in target con le giovani generazioni. Per questi vari motivi, sempre secondo quanto ci risulta, alcune delle agenzie contattate hanno già declinato l’invito e altre stanno valutando se parteciparvi, mentre non è escluso che alcune si “associno” per chiedere una più consistente dilazione dei tempi dopo quella che sembra essere già stata concessa di una settimana. La Brand Strategy, Media & Commercial Communication del Gruppo è Sandra Aitala, che risponde al Chief Consumer Small & Medium and Mobile Wholesale Market Officer Andrea Rossini.
Poste Italiane
Sul fronte degli assetti proprietari, il 29 marzo, Poste Italiane ha formalizzato mediante sottoscrizione del relativo atto di compravendita, l’acquisizione da Vivendi di azioni ordinarie di Telecom Italia S.p.A. (“TIM”) corrispondenti al 15,00% del totale delle azioni ordinarie e al 10,77% del capitale sociale di TIM. Al suo perfezionamento, atteso entro il primo semestre del 2025, Poste Italiane – già azionista con il 9,81% delle azioni ordinarie acquisito da Cassa Depositi e Prestiti S.p.A. lo scorso 15 febbraio – arriverà a detenere in TIM una partecipazione complessivamente pari al 24,81% delle azioni ordinarie e al 17,81% del capitale sociale, divenendone il maggiore azionista. In ogni caso, Poste Italiane non intende acquisire una partecipazione superiore alla soglia rilevante ai fini della disciplina sulle offerte pubbliche di acquisto obbligatorie. “L’operazione rappresenta per Poste Italiane – così come essa stessa ha riferito - un investimento di natura strategica, realizzato con l’obiettivo di svolgere un ruolo di azionista industriale di lungo periodo, che possa favorire la creazione di sinergie tra Poste Italiane e TIM, nonché apportare valore aggiunto per tutti gli stakeholder, oltreché promuovere il consolidamento del mercato delle telecomunicazioni in Italia. Come precedentemente comunicato, è in fase avanzata la negoziazione per la fornitura di servizi per l’accesso di Postepay - società interamente controllata da Poste Italiane - all’infrastruttura di rete mobile di TIM a partire dal 1° gennaio 2026”.
Gli assetti
“I conti di Tim ora sono ultimamente molto migliorati – ha commentato il Post -, ma l’azienda ha bisogno di rilanciarsi e da tempo gli addetti ai lavori ipotizzano collaborazioni tra TIM e altri operatori. Poste ha detto di essere favorevole a incentivare operazioni di questo tipo: l’ipotesi più concreta di cui si parla è una fusione di Tim con Iliad, operatore francese a basso costo attivo in Italia dal 2018, che ha recentemente manifestato interesse per questa operazione. Il settore delle telecomunicazioni è del resto interessato da tempo da una tendenza al cosiddetto “consolidamento”, cioè all’unione di aziende già esistenti – attraverso acquisti, fusioni, collaborazioni – per creare gruppi più grandi”. Vivendi, a cui fa capo Havas (che collabora con TIM anche sul fronte del planning), era diventata azionista di TIM nel 2016, quando con una cosiddetta “scalata” – cioè comprando azioni direttamente sul mercato – ottenne quasi il 24% del capitale dell’azienda. L’allora governo italiano, guidato da Paolo Gentiloni, scelse di usare il golden power, uno strumento che permette al governo di bloccare o condizionare operazioni finanziarie su aziende considerate strategiche per l’interesse nazionale. In quel caso Vivendi non fu bloccata nell’acquisizione delle quote di TIM, ma le furono poste condizioni pesanti. Con la successiva cessione della rete di TIM a KKR, a cui Vivendi si era opposta, il valore dell’azienda si era molto ridotto. Vivendi ha fatto ricorso contro entrambe le decisioni, senza successo, subendo grosse perdite rispetto all’investimento iniziale; in questo momento fa ancora parte della società ma con una quota residuale del 2,51%.