Autore: Redazione
17/09/2018

The Way Magazine, dalla nuova Milano al mondo nel segno della bellezza

Dall’EXPO alla rinascita di Milano, al mondo: un magazine racconta il mondo del design e della creatività. Le parole del fondatore Christian D’Antonio

The Way Magazine, dalla nuova Milano al mondo nel segno della bellezza

Una Milano da vivere, da amare, da bere. Ma la nebbia? Il freddo? Il sole, chi l’ha visto? La gente poi… Una città dura, intransigente, che non guarda in faccia nessuno, che lavora, il Duomo, la moda, S. Siro e le sue luci. Milano è la lunga teoria dei luoghi comuni, che però hanno fatto il loro tempo. Resiste ancora qualche avamposto legato a laboriosità, serietà e grigiore, ma ha perso mordente. E anche la visione pubblicitaria e caricaturale viene sempre meno citata. Che è successo?

waymagazzine-copia-1-300x200
La ripresa di una città

È accaduto che Milano, dopo gli spaventi giudiziari di due decenni orsono, si sia riorganizzata, portata in braccio da giunte di colori differenti ma, alla prova dei fatti, sempre lungimiranti. E nel restyling urbanistico imponente e pure assolutamente sopportabile, è arrivato pure l’exploit tanto atteso, il celebre EXPO che, nel 2015, ha catturato l’attenzione del mondo intero. Al punto che l’entusiasmo a tre anni di distanza sembra tutt’altro che sopito e, di fatto, ha reso Milano una città in costante divenire, ricca di suggestioni sempre differenti, o almeno percepiti come tali. E in un panorama nazionale sempre sul ciglio della depressione.

La nascita

Ad annusare da subito, o quasi, questo profumo di ulteriore cambiamento, lo step definitivo che ha reso Milano un centro socio culturale di portata internazionale sono stati, tra gli altri Christian D’Antonio e Francesco D’Agostino. Il primo, da sempre impegnato in ambiti mass mediologici o prossimi, l’altro pure, ma nelle vesti di editore. Un bel giorno si son guardati in faccia, ci hanno pensato un po’ e poi hanno fondato un magazine digitale, “The Way Magazine”, nato con l’intento di mettere in vetrina la creatività e i suoi processi all’interno del capoluogo lombardo. Una città non più o non solo legata al lusso, alla ricchezza, alla laboriosità, alla moda.

the-way-magazine-francesco-e-christian-300x300
Christian D'Antonio, in primo piano, e Francesco D'Agostino
La bellezza

«D’acchito, abbiamo deciso che avremmo scritto solo sulle cose belle, dando così la cifra stilistica del progetto», ricorda quei giorni nell’ultima canicola milanese del 2018. «Ed è stato solo un punto di partenza, perché poi da Milano, che rimane il centro dell’idea, abbiamo portato The Way Magazine (sito) ovunque, andando oltre i confini del nostro Paese, che intanto può contare sullo sguardo interessato, critico e competente di 8 collaboratori dislocati lungo lo Stivale». E poi, ecco arrivare report dalla Fashion Week di New York e dalla Design Week di Dubai. Il tutto corroborato dalla musica e dai suoi protagonisti. E l’iniziativa ha cominciato ben presto a destare curiosità trasversali al punto che sono iniziati anche i lavori su commissione, libri e organi di informazione legati alle cosiddette associazioni professionali.

I numeri raggiunti

Ed eccole le cifre, tra l’altro fresche, perché risalenti allo scorso luglio, fatte registrare dal magazine: «26mila page views nel mese preso in considerazione, 1/10 di queste operazioni provenienti dagli Stati Uniti. Ma l’interesse arriva anche da Paesi Arabi, India, Sud America. Ci scrivono, vogliono sapere dello stile italiano che fa tendenza. Sono gli aspirational giovani o i giovani top spender dei paesi emergenti che si innamorano del racconto dell’eleganza italiana. Siamo anche in grado di operare una suddivisione per target: 3000 contatti provengono da una fascia di età tra i 25-34 anni, 2500 tra i 35-44, 2200 tra i 45 e i 54, 1500 tra i 65», specifica D’Antonio. Il magazine ha siglato un accordo con un’agenzia di digital marketing, la WMag di Alessandro Moscatelli che spinge su Google e sulla Seo. «E i risultati non si sono fatti attendere, visto che a luglio abbiamo totalizzato un +211% di sessioni uniche. L’obiettivo, che crediamo raggiungibile è arrivare entro fine anno a 50.000 views mensili». Inoltre, dall’inizio dell’avventura, febbraio 2016 al 31 agosto del 2018 sono stati pubblicati oltre 4.000 articoli.

waymagazine-1-1024x499
La pubblicità

Il carico pubblicitario «Va forte sulla home, mentre all’interno funzionano maggiormente i redazionali. A investire sono le Gallerie d’Arte, gli artigiani, il settore che può essere identificato nell’area delle piccole medie imprese».

Iniziative

Grazie a un legame forte con il quartiere NoLo, nord di Loreto, a Milano, la zona densa di artisti e creativi, The Way Magazine ha partecipato fin dall’inizio al contest di talenti Festival di San NoLo e ha anche organizzato momenti di incontro col pubblico offline: «Le cose procedevano bene online - dice D’Antonio - e allora abbiamo trasportato le interviste nella dimensione reale, col pubblico che poteva intervenire. Gli incontri “Oi Dialogoi” hanno avuto molto successo, e grandi nomi come Emilio Isgrò, Pao, Giò Manzoni. Per la settimana del design 2018, in concomitanza con l’apertura degli spazi del Fuorisalone che hanno raccolto visitatori da tutto il mondo, siamo stati presenti con Casa NoLo, un’iniziativa di aggregazione in uno spazio fisico aperto a tutti. Questo evento di una settimana è stato realizzato presso uno showroom di modernariato, Arredamenti Moiotti e con l’impegno degli animatori di Radio NoLo, la neonata webradio di quartiere». Evidentemente a NoLo le sinergie dal basso funzionano e The Way Magazine si è gettata a capofitto nel racconto della vivacità culturale di Milano.

La presenza cartacea

The Way Magazine è stato presente dall’8 all’11 settembre allo Yachting Festival di Cannes, e racconterà a fine mese anche il Monaco Yacht Show e il corrispettivo di Genova. Eventi ai quali è stata e sarà protagonista con una versione cartacea decisamente corposa: 36 pagine, con il 33% delle quali di pubblicità, 11 tabellari e il resto redazionali. «The Way Magazine, senza che il tutto possa apparire come un controsenso, ragiona su un progetto sempre più spostato verso la carta che, non è un mistero, attira maggiormente l’interesse degli investitori», conclude Christian D’Antonio. L’evoluzione continua.