Autore: Davide Sechi
29/05/2025

Contaminare mondi differenti: tutti sulla Terrazza di Joydis per raccontare il made in Italy

Le commistioni di un’agenzia di comunicazione che rifiuta i compartimenti stagno e crea occasioni di incontro tra realtà anche molto differenti tra loro. La parola all’a.d. Elisabetta Nicolini

Contaminare mondi differenti: tutti sulla Terrazza di Joydis  per raccontare il made in Italy

Elisabetta Nicolini

Sposare la filosofia dell’omnichannel, provare strade alternative, commistioni anche rischiose, rinfrescare le strategie: è un sunto dell’attività intrapresa da oltre 20 anni da Joydis, agenzia cresciuta tra PR, eventi, attività di influencer & talent management, nel segno dell’emozionalità.  Una storia che non poteva non arrivare al cinema! Da un paio di anni, l’agenzia è protagonista di un format/evento chiamato la Terrazza, ormai di casa a Venezia e da poco anche a Cannes… Incontriamo l’a.d. Elisabetta Nicolini (ospite di DailyOnAir - The Sound Of Adv).

Da qualche tempo, Joydis si distingue nel panorama delle agenzie di comunicazione per il suo format “La Terrazza”; siete reduci da una ‘puntata’ in quel di Cannes e state preparando l’approdo a Venezia: Joydis è il cinema, come operate in questo campo? Un sunto della trasferta francese e cosa dobbiamo attendere dalla Laguna?

«Da parecchi anni costruiamo attività all’interno del Festival del Cinema di Venezia e nel 2023 abbiamo concretizzato quella che riteniamo essere l’espressione naturale del nostro percorso ventennale, ossia ‘La Terrazza’; non solo un progetto, ma una visione, uno spazio fisico, ma anche simbolico e narrativo. L’idea di un made in Italy raccontato attraverso le esperienze. Arrivare a Venezia, dopo venti anni di lavoro, è stato lo sbocco naturale. Lavoriamo  sulla contaminazione tra comunicazione e cinema in perfetta armonia, la stessa che nasce dalle differenze; riuscirle a metterle insieme porta alla bellezza».

A Cannes avete posto l’accento sul racconto dell’italianità: quali devono essere le qualità di un’agenzia per renderla capace di raccontare il made in Italy? 

«Serve la capacità di avere una visione trasversale, che sappia muoversi tra cultura, impresa e comunicazione in modo da poter costruire un ambiente, anche sensoriale, che sappia esprimere l’idea del nostro Paese, attraverso la creazione di ponti e non di confini. Mondi diversi che si trovano nello stesso contesto arriveranno a narrare in maniera naturale il ‘loro’ made in Italy».

Come Joydis vi muovete in diversi settori: in quale vi sentite veramente dei fuoriclasse?

«Nel creare ambienti relazionali fra realtà differenti e far sì che chi partecipa non li viva come qualcosa di passivo, ma come l’immersione all’interno di un’esperienza costruita per loro, personalizzata».

Come state inglobando l’innovazione e l’appoggio dell’intelligenza artificiale?

«Con estrema positività, come un vero e proprio supporto, da utilizzare con diverse sfaccettature; e magari, a breve, sapremo trasportare l’innovazione anche nel nostro format, per creare, aiutare le citate contaminazioni, per definire un ulteriore tassello della nostra attività».

I prossimi obiettivi di Joydis?

«Mantenere ben chiara la visione della contaminazione, per creare connessioni e contenuti e raccontare il made in Italy, che non è solo un marchio ma una modo di essere, tra cultura, artigianalità, pensiero, design, cose che possono essere espresse da tutti».