Autore: Davide Sechi
10/11/2025

Supernova Agencies 2025: AI e framework strategici per unire autonomia e visione collettiva nelle agenzie creative

Gianluca Diegoli, marketing consultant e docente alla IULM, nell'intervista ci spiega come l'intelligenza artificiale possa incidere sull'evoluzione delle attività di marketing

Supernova Agencies 2025: AI e framework strategici per unire autonomia e visione collettiva nelle agenzie creative

Gianluca Diegoli

Luci accese sul futuro, che poi sarebbe anche il presente, un’attualità che va sempre più di corsa per provare a non farsi sfuggire le innovazioni. Serve una strategia, magari un incontro, guardarsi negli occhi e provare a cavalcare la tigre. Supernova Agencies 2025 ha riunito oltre 500 professionisti del settore a Milano per una giornata intensa di confronto e networking. Tra interventi illuminanti e idee innovative, spicca la visione di Gianluca Diegoli (ospite di DailyOnAir - The Sound Of Adv), marketing consultant e docente alla IULM, che ha guidato il pubblico a esplorare i limiti dell’autonomia dei singoli specialisti e le potenzialità dell’intelligenza artificiale per creare una collaborazione integrata tra discipline.

Nel suo intervento ha parlato dei limiti dell’autonomia dei singoli specialisti. In un mercato dove ognuno tende a concentrarsi sulla propria nicchia, come si può ritrovare una visione d’insieme davvero condivisa all’interno di un team o di un’agenzia?

«L’autonomia funziona solo se inserita negli obiettivi per cui un’agenzia viene chiamata a lavorare. Oggi è soprattutto burocratica: lo specialista segue indicazioni di account o project manager e si concentra su una singola piattaforma. Con l’intelligenza artificiale si può creare un “digital twin” del cliente, del brand o del marketer, che permette allo specialista di capire se le proprie attività contribuiscono a una strategia più ampia. L’idea è combinare libertà e coinvolgimento, riducendo la necessità di riunioni frequenti e introducendo framework capaci di unire i puntini tra competenze diverse».

Ha accennato all’importanza dei framework che permettono di “unire i puntini” tra le diverse competenze. Può farci un esempio concreto di come questo approccio possa cambiare il modo in cui comunicatori, marketer e strategist lavorano insieme?

«La teoria di marketing produce continuamente framework e strumenti come Business Model Canvas, IM1, matrici o panel. Spesso restano lettera morta, utilizzati solo nella fase di strategia e mai adottati nel lavoro quotidiano. Un piano editoriale, per esempio, non deve dipendere solo dall’autonomia creativa, ma adattarsi ai framework del cliente. L’intelligenza artificiale consente allo specialista di modificare rapidamente proposte e verificare se seguono la strategia corretta. L’obiettivo è mettere i framework alla prova sul campo, integrando pratica e strategia».

L’intelligenza artificiale è spesso vista come una minaccia o una scorciatoia. Nel suo punto di vista, invece, in che modo può diventare uno strumento per ampliare la competenza dei professionisti e favorire la collaborazione tra discipline?

«Il lavoro sta cambiando e alcune piattaforme come Meta e Google già automatizzano attività operative, come targeting o micro combinazione di contenuti. L’AI permette di trasformare gli specialisti in micro strategist: meno operatività manuale, più visione strategica. Gli specialisti possono usare framework e AI per integrare attività diverse in una strategia comune, senza sostituire creatività o giudizio umano. L’unica certezza è che i professionisti devono imparare a usare questi strumenti con disciplina e consapevolezza, evitando uniformità e preservando biodiversità creativa».

Il tema della responsabilità nel lavoro collettivo è centrale nel tuo discorso. Come si può conciliare la libertà creativa del singolo con la necessità di contribuire a un disegno strategico comune?

«La responsabilità individuale cresce con smart working, remote working e collaborazioni con freelance. Gli specialisti hanno più autonomia, quindi diventa ancora più importante offrire strumenti che consentano di verificare se il proprio lavoro è allineato agli obiettivi comuni. Il digital twin permette proprio questo: ogni professionista può controllare autonomamente il proprio contributo alla strategia, senza attendere riunioni settimanali o mensili».

Supernova Agencies riunisce oltre 500 professionisti del settore. Quali segnali o trend le sembra stiano emergendo oggi tra le agenzie italiane, rispetto al modo di lavorare, collaborare e innovare?

«Il cuore delle agenzie italiane resta spesso piccolo o medio, generalista e legato a clienti specifici, con poca verticalizzazione su attività o settori. L’evento ha mostrato interesse verso modelli più verticali e specializzati, in grado di distinguersi in un mercato dove spesso tutti offrono servizi simili. Questa riflessione su verticalizzazione e differenziazione rappresenta una grande opportunità per il settore».

Guardando al futuro del mercato creativo, quali competenze o mentalità pensa diventeranno decisive per restare rilevanti e continuare a generare valore, anche grazie all’AI?

«La mentalità più importante è la “high agency”: curiosità, proattività, capacità di anticipare scenari e opportunità senza attendere aggiornamenti aziendali. Le competenze devono diventare trasversali: psicologia, cultura, brand, dati e curiosità generale. L’AI serve a collegare queste competenze diverse, capire meglio il cliente e creare valore strategico. Rimane essenziale unire autonomia individuale, framework strategici e strumenti digitali per restare rilevanti nel mercato creativo».