Autore: Redazione
11/04/2023

Studio Chiesa communication, il lato umano e artistico della pubblicità

L’evoluzione di un’agenzia nel corso di quattro decenni, sullo sfondo di una Milano e di una comunicazione che cambiano, raccontate dal fondatore Enrico Chiesa

Studio Chiesa communication, il lato umano e artistico della pubblicità

Enrico Chiesa

Fare comunicazione a Milano, ieri, oggi e domani. Nascere nel bel mezzo degli anni 80, ossia nell’epoca in cui la cultura dello spot tv, ma non solo, raggiungeva i suoi primi apici, attraversare 40 anni di evoluzioni, mutamenti, prospettive, dall’artigianato manuale agli ultimi ritrovati della tecnologia. Accorgersi che c’è vita oltre il B2C, spostare progressivamente il proprio obiettivo verso il B2B, cominciare un’altra storia, certo non dimentica dei successi trascorsi, facendosi sempre guidare da un caratteristico piglio artistico. È la storia di Studio Chiesa communication, che attraversa quattro decenni milanesi, un lasso di tempo in cui l’artigianato pubblicitario muta pelle, passa dalla matita sul foglio di carta fino ai primi strumenti tecnologici e approda all’oggi sempre fresco e attuale: merito di qualche corrente segreta nascosta lungo i Navigli nella cui prossimità si trova l’agenzia? O magari per la naturale propensione a volersi superare, a volere anticipare i trend? Facciamocelo raccontare dal fondatore dell’agenzia (oggi si chiama founder): Enrico Chiesa (protagonista anche della puntata di DailyOnAir - The Sound Of Adv).

Come inizia la storia di Studio Chiesa nella Milano degli anni 80? Cosa offriva l’agenzia all’epoca? Con quali marchi/ settori lavoravate al tempo?

«Quarant’anni fa o quasi. Studio Chiesa nasce nella primavera del 1984, in una Milano che offriva tantissimo, una metropoli effervescente, caratterizzata da un mercato che faceva faville. Nel breve volgere di qualche anno ci trovammo a lavorare con marchi prestigiosi quali Olivetti, Sisal, Bulgari, Mattel, Kellogg, San Carlo, Disney, De Agostini, Gruppo Marcegaglia. Erano anni fenomenali, ricchi di grande energia, con poca concorrenza, al punto che io stesso, pur giovanissimo, potevo presentarmi ad aziende anche molto importanti per mostrare i nostri progetti che, va detto, all’inizio, erano realizzati completamente a mano. Lungi da me premere sul fattore nostalgia, ma è un dato di fatto che il mondo digitale abbia trasformato, offrendo grandi possibilità, il mondo della comunicazione. Si è passati dal puro artigianato a tecnologie sempre più performanti. Ricordo che il primo computer lo acquistammo alla fine degli anni ottanta: era un Macintosh LC e da lì le cose cominciarono, lentamente, a cambiare. Al principio degli anni 2000 la trasformazione subì un’accelerazione definitiva, irrefrenabile».

Nonostante vi foste già avvicinati al mondo B2B, come e perché avvenne il passaggio definitivo? 

«Uno dei motivi fu l’incontro con il Gruppo Marcegaglia, importante player del settore siderurgico: da quel momento, negli anni 90, iniziò una collaborazione che comprendeva progetti come la presenza dell’azienda sul web, nelle fiere, negli eventi, fino ad arrivare alle ultime soluzioni di digital marketing. E dove possibile con una precisa cifra distintiva, ossia il legame con l’arte, un medium capace di raccontare meglio di altri la complessità del mondo in cui operiamo. Il B2B, per finire, al contrario di quanto si possa pensare, sa essere molto affascinante e coinvolgente».

Quali sono le caratteristiche e i valori sui quali poggia oggi l’agenzia?

«La nostra può essere definita un’identità divisa in due: da una parte l’estrema verticalizzazione B2B, attraverso la quale vogliamo aiutare le piccole e medie imprese, ossia l’asset portante del nostro Paese; dall’altra una grande sensibilità verso la cultura e l’arte, soprattutto contemporanea. Da questi presupposti nasce il progetto Nutrimentum, la nostra office gallery che inaugureremo a breve: un salotto di chiacchiere, un laboratorio di ispirazione, che vede in Elisabetta Pozzetti, storica dell’arte, vivace maestra di cerimonie. Il primo tema che affronteremo sarà il parallelo tra case e musei con la riflessione su come tenere in vita questi ultimi. L’obiettivo è stimolare la voglia di  tornarci, per rendere viva una realtà troppo spesso considerata distante, polverosa; e per questo riteniamo importante coinvolgere la creatività di artisti supportati dalla tecnologia e dalle sue infinite possibilità. Un progetto, quello di Nutrimentum, che rappresenta un po’ la chiusura di un cerchio, soprattutto grazie a mia moglie Rossella Roncaia, co-founder con me dello studio e vero custode dello spirito artistico, sapiente protagonista nel cavalcare le istanze tecnologiche e innovative. Grazie a Nutrimentum, vogliamo che la gente torni in presenza nei nostri spazi, un’abitudine che negli ultimi tempi si è affievolita, quando non sparita del tutto.  Vogliamo ritornare ai nostri esordi, a un rapporto professionale che era fatto anche di strette di mano, una abitudine andata persa con la comunicazione per mail.

In cosa consiste la vostra offerta B2B?

«Partiamo sempre da un’analisi approfondita del mercato in cui opera il cliente, valutiamo il posizionamento, gli strumenti da mettere in campo. Il lavoro vero e proprio inizia spesso da un rebranding, con la creazione di una brand identity, per passare a molteplici soluzioni che servono per supportare il business e le vendite. Siamo un’agenzia multidisciplinare con molte diverse figure all’interno, dagli strategist ai project leader dedicati ad ogni cliente, ai copy che studiano le diverse complessità delle produzioni, ai graphic designer, agli architetti per arrivare a web designer e specialisti di social media marketing. Ma siamo anche un’agenzia con una forte cifra distintiva e stilistica: l’arte come dicevo, vera palestra per la nostra quotidianità che utilizziamo per supportare la cultura d’impresa delle aziende con cui lavoriamo e sulla quale si appoggiano anche le nostra fondamenta e la nostra identità». 

Quanto pesa il digitale nella vostra economia lavorativa?

«Circa il 50% e forse di più se consideriamo i progetti phygital che abbiamo iniziato a realizzare durante il periodo pandemico a supporto delle presentazioni a distanza».

Come si è evoluto il mondo B2B?

«È cambiato molto negli ultimi due-tre anni; fino a poco tempo era un settore non di rado caratterizzato  da un approccio acerbo alla comunicazione. Oggi invece vediamo una maturazione e riceviamo sempre più frequentemente richieste di servizi a 360 gradi compresa la valorizzazione della cultura d’impresa, cosa che ci rende particolarmente entusiasti e orgogliosi perché Studio Chiesa vuole narrare l’identità delle piccole e medie imprese ricche di storia e di valori, magari rimasti fino ad oggi nel cassetto.  

Quali saranno i prossimi passi dell’agenzia?

I prossimi passi saranno quelli che ci hanno sempre mossi, vale a dire la continua attenzione a tutto quello che ci circonda per carpire i segnali di cambiamento o per anticiparli e per continuare ad offrire ai nostri clienti di oggi e di domani la possibilità di avere, come scriviamo sul nostro sito (https://www.studiochiesa.it/), un partner utile e proattivo che stimoli e amplifichi la cultura d’impresa facendo crescere il valore della marca e le possibilità di successo.