Roma presenta la propria candidatura per Expo 2030 e il logo dinamico ideato da M&C Saatchi, che ha vinto la gara per la comunicazione
L’agenzia di cui è CEO Carlo Noseda sosterrà il Comitato Promotore nelle sue attività fino a ottobre 2023, quando il Bie sceglierà la sede dell’evento
La candidatura di Roma a ospitare Expo 2030, avviata dal Governo Italiano e portata avanti dal Comitato Promotore e da Roma Capitale, è stata presentata ufficialmente giovedì scorso nel Padiglione Italia di Expo 2020 Dubai. La candidatura è stata illustrata dal Sindaco della Capitale Roberto Gualtieri, dal Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale Luigi Di Maio, dal Ministro delle Infrastrutture Sostenibili e Mobilità Enrico Giovannini, dal Presidente del Comitato per le Nomine Giampiero Massolo, dal Direttore Generale del Comitato Giuseppe Scognamiglio, l'architetto Carlo Ratti e Paolo Glisenti, Commissario Generale per l'Italia a Expo 2020.Durante la presentazione sono stati svelati l'area dove Roma prevede di allestire l'Esposizione Universale, il sito di Tor Vergata, che rappresenta il quartiere ideale per un ambizioso progetto di rigenerazione, inclusione e innovazione urbana, e il logo.
Nft
Quest’ultimo è il primo lavoro sviluppato da M&C Saatchi dopo aver vinto la gara per tutti gli aspetti di comunicazione che sosterranno la candidatura di Roma fino a ottobre del 2023, quando l’assemblea generale del Bie, il Bureau international des Expositions, deciderà la città prescelta: le altre che concorrono sono la capitale dell’Arabia Saudita Riyad, Busan in Corea del Sud e, incredibile a pensarsi oggi, Mosca (Russia) e Odessa (Ucraina). Il logo ideato dall’agenzia di cui è CEO Carlo Noseda, in partenza giocato sui toni del blu e bianco, è dinamico. Cambia colore, è in continuo movimento perché basato su un algoritmo generativo che sulla base di una singola struttura ne può generare un'infinità. Inoltre, il logo è un Nft, un non-fungible token, un'opera d'arte digitale salvata sulla blockchain che, fino alla fine di marzo, sarà proiettato sia sulla facciata del padiglione Italia dell'Expo di Dubai che al suo interno. Il logo rappresenta una porta, simbolo dell'accoglienza, dello scambio e dell'integrazione di culture diverse. "Abbiamo cercato non solo di creare una immagine grafica, ma di fare qualcosa di diverso: creare un algoritmo che ci permette di mostrare diverse variazioni del logo", ha spiegato il coordinatore del gruppo di lavoro che ha finalizzato il progetto, Giuseppe Mayer. «Il logo con cui Roma verrà candidata per Expo 2030 racchiude un’idea di futuro. Un futuro che punta a unire tutte le persone, abbracciandone le diversità, ma anche a promuovere lo sviluppo sostenibile dei territori in cui vivono – spiega Noseda -. Per rappresentarlo, abbiamo scelto un elemento architettonico che simboleggia lo scambio e l’integrazione di culture diverse: la porta. Una porta fatta di linee, che dà origine a numerose versioni irripetibili di se stessa in NFT. Questo simbolo di apertura e condivisione rappresenta la storia e l’avvenire non solo del nostro Paese, ma di chiunque voglia porsi i nostri stessi obiettivi. Per condividerlo con il mondo, abbiamo portato al padiglione Italia dell’Expo di Dubai un video che delinea l’identità del logo stesso e che suggerisce come essere un buon passato per il nostro futuro».
I temi
Expo 2030 Roma, dal titolo “Persone e territori: rigenerazione urbana, inclusione e innovazione”, si svilupperà su un’area di 210 ettari a sud-est della Capitale, poco oltre il raccordo anulare, e vicino a punti di interesse quali l’università di Tor Vergata e l’incompiuta Città dello sport dove sorgono le Vele di Calatrava, nel degrado da oltre un decennio. Quanti saranno i padiglioni dell’Expo romana, e in che modo saranno eventualmente dislocati, non è ancora definito. Ci sta lavorando Ratti, professore al Massachussets Institute of Technology, Direttore del Senseable City Lab, che ha avuto un ruolo cruciale nelle ultime due Expo, e che è stato scelto come Consulente Creativo per la visione strategica di Expo 2030 Roma. Tra i piani, c’è il recupero delle Vele e della Città dello sport, progetto avviato nel 2005 e incompiuto dal 2009, ma anche l’idea di prolungare fino a questa zona la Metro C.