La rivoluzione digitale dei chatbot è già diventata realtà
Del tema si è parlato nel corso di un incontro organizzato presso la sede di Deloitte a Milano in collaborazione con l’agenzia Hej!
Quale sarà la prossima rivoluzione digitale? I chatbot, grazie all’impetuoso affermarsi dell’intelligenza artificiale. Ne è convinto Andrea Febbraio, co-founder Teads, investitore, imprenditore, venture capitalist e membro dell’advisory board della società francese Teads. Febbraio è stato tra i protagonisti dell’incontro “Get ready for the next digital revolution - Chatbot”, organizzato a Milano da Deloitte in collaborazione con l’agenzia Hej!, ed è convinto che in un futuro sempre più vicino l’intelligenza artificiale avrà un impatto assai rilevante nella comunicazione. D’altra parte sono già stati avviati i primi esperimenti e le aziende hanno mostrato grande interesse verso la possibilità di instaurare relazioni con i consumatori attraverso i chatbot. FCA, per esempio, ha lanciato i primi bot su Mirafiori Outlet Village con l’obiettivo di incrementare le vendite di auto usate mentre da quando Facebook ha annunciato la disponibilità dei bot su Messenger sono state diverse migliaia i developer che ne hanno sviluppato almeno uno. «L’imprenditore di oggi che vuole lanciare un progetto di successo deve saper guardare al futuro, scovare qualcosa di interessante e applicabile al presente, per riportarlo ai giorni nostri. In alternativa si può anche “copiare” dall’estero, come per esempio ha fatto Facebook da WeChat», ha proseguito. Insomma l’intelligenza artificiale è un dato di fatto, che permette di animare gli oggetti e la cui evoluzione è sempre più veloce, da qui il tema del deep learning. Per questi motivi Febbraio ha deciso di investire in aziende come Hej!. DailyNet ha incontrato Stefano Argiolas, co-founder della società.
Da sinistra: Stefano Argiolas, Paolo De Santis e Andrea FebbraioQual è la vostra storia?
Quest’anno io e il mio socio Paolo De Santis abbiamo deciso di fondare la società, con l’obiettivo di offrire alle aziende strumenti innovativi per muoversi nel panorama digitale. Un obiettivo che ha caratterizzato un po’ tutta la nostra esperienza di lavoro e di vita. Nel 2000, infatti, abbiamo dato vita all’agenza digitale DLite, proponendoci di offrire al mercato soluzioni innovative di comunicazione. In pochi anni ci siamo sviluppati in Medioriente, in virtù anche di numerose collaborazione con brand multinazionali.
Poi?
Poi abbiamo intravisto le opportunità del mobile e cominciato a sviluppare nel 2004 un sistema di blue-tooth marketing per in-store ed eventi basato su app, per accompagnare le marche nella transizione verso un mondo mobile. E, infine, nel 2011 abbiamo varato Chupamobile, un marketplace dedicato ai developer per sdoganare lo sviluppo di app.
Fino ad arrivare ad Hej!?
Esatto. Che è stata creata con la stessa filosofia delle due società precedenti: innovazione. A dire il vero abbiamo iniziato a lavorare con i chatbot già sei anni fa, quando il settore ancora non esisteva. Oggi siamo più avanti ed è concretamente possibile aiutare le aziende a innovare e innovarsi nel digital marketing utilizzando tecnologie funzionali alla customer journey.
Quali sono le sfide che connotano il vostro lavoro?
Nonostante i chatbot siano una delle cose a più elevato livello tecnologico, a fare la differenza saranno creatività e personalizzazione. In Hej! abbiamo aperto diverse collaborazioni con storyteller, sceneggiatori a produttori di contenuti perché i messaggi alle persone devono essere il più possibile personalizzati. Bisogna creare relazione vere.
A livello tecnico come si struttura la vostra proposta?
Abbiamo una tecnologia proprietaria e ci serviamo dei vari canali di distribuzione, dai siti alle applicazioni. Programmiamo i bot per dare voce al brand parlando lo stesso linguaggio. Per questo crediamo che la discriminate sarà la parte creativa.